venerdì 7 aprile 2017

GHOST IN THE SHELL - Rupert Sanders

Figurati se gli americani non si lasciano scappare l'occasione di prendere successi orientali e riadattarli alla maniera occidentale. Stessa cosa accade con questo Ghost In The Shell, trasposizione stelle-e-strisce di un manga cult giapponese, da cui sono stati tratti anche un film e una serie (anime), che iniziai a vedere un po' di tempo fa e che conservo ancora nella lista delle serie da recuperare assolutamente.

Ma come è andata stavolta? Giocandoci sopra potremmo sfotterlo: Flop in the shell, poiché pare che al botteghino sia stato accolto in maniera abbastanza "stitica" dal pubblico, sia americano che italiano. Ma è davvero tutta questa ciofeca questo film? Sotto sotto. no... ma vediamo perché.

Il metodo è ormai questo: prendere un film giapponese o asiatico, reclutare la protagonista femminile che va per la maggiore al momento (come accadde per Naomi Watts per The Ring) e aspettare che gli ingredienti arrivino al punto di cottura... Be' non funziona sempre così, bisognerebbe anche mescolare un po' e aggiungere (senza snaturare il sapore) qualcosa alla zuppa. Non basta l'ennesimo reclutamento di Scarlett Johansson, e le sue grazie, per confezionare un prodotto completo.
fa una faccia imbronciata e di'... wow
Forse uno dei motivi per cui questo film non ha ingranato al botteghino è questo. Innanzitutto non è da escludere un boicottaggio de fan dell'anime, come spesso accade in questi casi di adattamento "hollywoodiano". Molti parlano di flop annunciato, riferendosi a questo aspetto. In effetti ai fan da molto fastidio vedere "violentato" un cult. Non a caso si chiamano cult, cioè di culto. Spesso i fan vedono queste cose come opere dissacranti e le evitano. Poi (come qualcuno ha aggiunto) si deve tener presente anche il periodo in cui un prodotto esce, e qui non sono tanto d'accordo, poichè se un prodotto è buono spicca anche contro altri prodotti più attesi o mainstream.

altro che occhialini 3D!
Innanzitutto quindi i produttori e il regista di questo GITS dovrebbero fare un po' di autocritica. La principale "accusa" che si può imputare loro è di essere rimasti nel mezzo, tra il produrre un film cult, più fedele all'originale, e un film più americano puro. Nel film infatti si strizza solo l'occhio al dark (inarrivabile) del genere, inserendo qualche scena d'azione. Prendete ad esempio Resident Evil americano (soprattutto i primi capitoli) è riuscito ad ottenere una discreta trasposizione, per quanto può esserlo un adattamento USA di un prodotto, a dir il vero già commerciale. Qui invece la storia fila, ma fila anche troppo. Nel senso che è troppo liscia e senza le tipiche spigolature che i maestri giapponesi sanno inserirci. I colpi di scena son troppo rapidi e telefonati. Il vero fulcro viene quindi usato per far girare rapidamente il film verso la sua seconda parte.

la bella, dentro (l'importanza della virgola)
Certo il risultato non è tutto da scartare, soprattutto per chi si avvicina per la prima volta al mondo GITS. Se non avete visto l'anime o se non amate il genere questo film va benissimo. Ideale per passare il tempo anche in blockbuster, con quel filino di storia corposa spruzzato sopra (e non inserito nell'impasto) per non risultare pesante per chi al cinema "mangia" leggero. Un interrogativo tecno-filosofico solo accennato, che chi vuole può approfondire, ma dobbiamo dire che, date le potenzialità, poteva essere sfruttato meglio. Rari i momenti intimisti e lo spettatore non riesce ad empatizzare in maniera efficace con i protagonisti. Vero, il giudizio di chi ha visto l'anime è più severo, ma se prendi un prodotto e poi l'adatti non puoi, e non devi, prescindere principalmte da questo pubblico.

L' interpretazione dei personaggi è poi nella norma. Si limitano a fare il compitino. Quello di Scarlett è ormai il solito che conosciamo, faccia imbronciata e perennemente incazzata nei ruoli seri. Il regista ha pero scelto di non espiantare totalmente il film, lasciando la location (meno male) ed ha voluto inserire una chicca, forse per darsi un tono: Takeshi Kitano, una "istituzione" del cinema giapponese, ahi noi, ridotta a macchietta nell'epoca di Mai dire Banzai, quando ancora sconosciuto, era diventato Pocoto Pocoto per la Gialappa's. Naturalmente una figura come questa la inviti ma non ti sogni di farlo recitare in inglese, né di doppiarlo. Gli metti i suoi bei sottotitoli e "nemmeno una parola" da parte tua.


Seguito? mmmh... a questo punto pare improbabile, anche se il film inevitabilmente non può essere autoconclusivo, visto che era stato anche fin troppo sbrigativo. Il film infatti riprende più dalla serie che dal film anime, quindi al massimo se vogliamo sapere come va a finire ci forse toccherà riprenderci l'originale, il che non è un male.

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