martedì 26 gennaio 2021

Kingdom Hearts 3 - un discutibile ultimo capitolo divertente da giocare


Cominciata come una specie di scommessa, una stranezza videoludica (un gioco che mescola personaggi della Disney e di Final Fantasy? All'epoca doveva sembrare una mezza follia), la saga di Kingdom Hearts é stata capace di diventare, nei suoi (quasi) 20 anni di durata, tutto e il contrario di tutto. Fiaba, fantasy alla Signore degli Anelli, fantascienza cervellotica...ma pure a livello di mero gameplay ha cambiato pelle innumerevoli volte: rpg classico, gioco di carte mascherato, "Pokémonlike", gioco per cellulare. Come se stato possibile arrivare a tutto questo? Come può un gioco concettualmente molto semplice e dalle tematiche quasi infantili trasformarsi con gli anni in un Frankenstein videoludico dalla trama piú intricata di Dark é dai buchi di sceneggiatura grossi quanto quelli di Armageddon? I motivi principali sono 2: Tetsuya Nomura e piattaforme di gioco.

Nomura può essere infatti considerato un po' il padre/padrone del progetto Kingdom Hearts, capace con le sue scelte di scombinare le carte in tavola ogni 3x2, a volte in maniera discutibile, altre volte con punte di genialità. Una cosa é certa: poche saghe videoludiche hanno avuto una trama cosí cervellotica e complessa, piena di addii e ritorni, reincarnazioni, rinascite (nessuno muore mai veramente, ritorna sempre in un modo o nell'altro), possessioni, sdoppiamenti, colpi di scena assurdi (Ansem che non é il vero Ansem ma un "Ansem wannabe" che in realtà non é nemmeno lui ma il corpo posseduto di un'altra persona...). Ci si fa una fatica bestiale a stargli dietro e anche a volersi giocare o rigiocare tutta la saga probabilmente vi verrebbe fuori solo un gran mal di testa. E' qui nasce il secondo problema: la piattaforma di gioco.




Nel corso degli anni la saga ha infatti fatto capolino sulle piú disparate piattaforme di gioco con prologhi, spin-off, semi-sequel, pre-sequel... Dice "che ci frega, ci giochiamo solo i capitoli principali della saga e passa la paura". Eh no, perché il buon Nomura ha sparso in tutti questi giochi pezzi importanti di trama, a volte cruciali, senza dei quali (ma anche per colpa degli stessi per certi versi) non ci capirete un fico secco. E se Kingdom Hearts e Kingdom Hearts 2 tutto sommato sono divisi solo da pochi anni e un sequel non canonico, tra Kingdom Hearts 2 e il 3 passano la bellezza di 14 anni e 5/6 giochi non canonici. Se oggi, per fortuna, ve li potete recuperare tutti grazie alle collection uscite negli ultimi anni, fino a poco tempo prima avreste dovuto fare i salti mortali tra ps2/psp/Nintendo Ds e 3ds/cellulari e chi piú ne ha piú ne metta.

Una saga insomma unica ma allo stesso tempo mattonesca e discutibile. Va da sé che il capitolo "finale", il terzo, si portava appresso un hype gigantesco quanto il Colosseo. Non solo doveva essere un gioco divertente e godibile a livello di gameplay, ma avrebbe dovuto anche chiudere quelle 3000 sottotrame lasciate aperte dai giochi precedenti. Ci riesce? No...e "si, dai, tutto sommato".
Perché é vero che il grosso della trama lo "chiude" (e il come non é che sia proprio ideato come un puzzle perfetto) ma lo fa "di forza". Tipo che su 25 ore di gioco 20 le passerete a scorrazzare tra i mondi Disney risolvendo problemucci da nulla e cantando canzoncine assieme ai personaggi di Frozen e 5 le passerete tra filmati chilometrici e battaglie epiche che manco Game of Thrones, con tutte le rivelazioni e i personaggi apparsi nella saga stipati in un solo luogo e in pochi attimi. "Ciao Aqua, devo andare a sconfiggere Xeanhort, salutami tanto Xion e dille di salutarmi Roxas quando lo vede". Una cosa cosí piú o meno, per farci stare tutti e strizzare l'occhio a tutti i poveri fessi che si sono giocati tutta la saga.
Poteva essere altrimenti? No, inutile lamentarsene, era ovvio che sarebbe stato cosí, a meno di voler fare un gioco della durata di 300 ore. Il gioco sconta la trama ingarbugliatissima e a tratti nonsense dei suoi predecessori (che potevano avere l'attenuante classica:"vabbé non ha senso, ma poi ci penserà l'ultimo capitolo a chiudere tutto")




Ma Kingdom Hearts 3, al netto di una difficoltà forse troppo tarata verso il basso, é divertente, si prova proprio gusto a volare tra i tetti di San Fransokyo o a navigare per i mari dei Caraibi in un gioco che a tratti si trasforma in Assassin's Creed 4. Cosa c'é di piú bello che ritrovarsi a giocare un film della Pixar? Alla fine della fiera la trama si interessante e bella fino ad un certo punto ma è sempre stata al limite della supercazzola se ci si pensa bene, quindi non dà piú di tanto fastidio qualche lacuna di troppo di sceneggiatura.
Certo pure a livello ludico il gioco presenta delle carenze evidenti (una minimappa inutile se non irritante ad esempio) ma resta comunque un bel giocare.

La storia dei videogiochi é piena di promesse disattese e di hype gettato nel water. Quando tra un gioco e il suo seguito passano cosí tanti anni bisogna considerare come prima opzione il disastro. Kingdom Hearts 3 é invece un buon gioco, forse un pessimo ultimo capitolo (della saga principale, ovviamente si ripartirà in altri modi e altri spin-off sono già usciti) ma un buon gioco.

 Voto 8-

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