giovedì 21 luglio 2022

The Artful Escape - il rock non è morto, almeno nei videogames


Molti videogiochi hanno colonne sonore memorabili, imponenti, fondamentali per la riuscita degli stessi. Musiche che sottolineano momenti emozionanti, che regalano scariche di adrenalina nelle fasi più action o che contribuiscono a farci stare sul costante chi va là nei giochi horror. Ma quanti videogiochi hanno reso la musica il fulcro sul quale si poggiano, l'hanno messa al centro della propria trama e gameplay? Quanti hanno raccontato una storia incentrata su una rockstar, sul sogno di diventare gli idoli delle folle, sul potere salvifico della musica e sulla sua capacità di farci viaggiare verso altri mondi e altre dimensioni? Pochi, pochissimi e no, non contano i vari Guitar Hero, Rocksmith e affini.

Definire The Artful Escape un videogioco però è riduttivo, perché, sebbene sia ormai abusatissimo come termine, si può parlare invece di "un'esperienza". Ma non ci troviamo di fronte al classico walking simulator che si prefigge di raccontarci una qualche storia criptica (che il più delle volte si rivela inconsistente) dove spesso finiamo per annoiarci anche se si tratta di opere della durata di 2/3 ore.
The Artful Escape invece ci conduce per mano verso luoghi meravigliosi e coloratissimi, fatti di musiche e scenari da sogno, dove la trama è divertente, profonda, sempre coerente col gameplay.




Francis Vendetti (il protagonista) è un giovane musicista, nipote di una vera e propria icona folk del passato (ricalcata sulla figura di Bob Dylan). Proprio questa parentela ingombrante finisce per ingabbiarlo, stritolarlo, renderlo schiavo delle aspettative degli altri. Lui invece adora il rock e sogna di essere un'icona alla David Bowie, di inventare un alter ego: un alieno capace di salvare l'intero universo solo col potere della sua musica. Un sogno destinato a restare tale? Una notte però uno strano incontro lo porterà inaspettatamente verso un "viaggio" assurdo nel cosmo, alla stregua di quello del protagonista di Giochi Stellari (i fan degli anni '80 forse lo ricorderanno). Solo che qui i combattimenti invece che con le navicelle spaziali avvengono tramite assoli di chitarra e prove di tecnica musicale.




L'universo dipinto da The Artful Escape è assurdo, esilarante, pieno di quella follia che ha reso dei veri e propri cult i romanzi di Douglas Adams. Personaggi strambi, leggi della fisica piegate dalla fantasia, mondi che raccontano storie folli e divertentissime. Ci si perde nelle citazioni e nel delirio psichedelico sensoriale che non abbandona mai il giocatore, immergendolo in scenari che a momenti sembrano usciti da Tron, per poi subito dopo trasportarlo verso veri quadri in movimento che ricordano fortemente le copertine degli Yes. Ma anche Hendrix. E' come giocare una sorta di space opera rock, un concept album in movimento, che racconta una storia di formazione: Francis scopre il suo vero se stesso e trova la sua strada attraverso una serie di visioni allucinate e incontri bizzarri (viene alla mente il Rael di The Lamb lies down on Broadway dei Genesis).




Poco importa che a livello di gameplay il gioco non abbia tutta questa prodonditá. Parliamo di un platform/Rythm game/avventura grafica molto basilare. Le parti platform si limitano alla pressione di un tasto di tanto in tanto, qualcosina in più la offre dal punto di vista dei Rythm Games (le sezioni più affascinanti e intrippanti del gioco tra l'altro), dell'avventura grafica ha qualche piccola somiglianza con Oxenfree. Ma come detto va benissimo così. The Artful Escape è un viaggio di 3/4 ore che va goduto per quello che è, lasciandosi cullare dal delirio sonoro e visivo, affascinati da un saliscendi che appaga occhi ed orecchie. Una vera e propria goduria per chi ama il rock classico e adora la fantascienza. Un gioco da guardare e ascoltare più che da giocare. Ma non gli serve altro.


Voto 8,5



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