Dopo 3 stagioni anche Ted Lasso, una delle serie più chiacchierate degli ultimi anni, è giunta alla sua conclusione (o no?). Esaltato da molti, forse oltre i suoi meriti, si è rivelato però un progetto molto particolare e sempre più ambizioso: un telefilm incentrato sul calcio che però stringi stringi poi di calcio giocato ne mostrava ben poco e affascinava soprattutto quelli che col pallone hanno sempre avuto poca dimestichezza (questo anche grazie alla natura del personaggio: un uomo che si ritrova catapultato a fare l'allenatore in uno sport di cui non sa nulla e che deve imparare giorno per giorno).
Nel corso delle stagioni però questa simpatica commedia ha mutato pelle fino a trasformarsi in qualcosa di ben diverso fino a snaturarsi un po', deludendo in parte i fan della prima ora. Perché? Diciamo che se la prima stagione assomiglia moltissimo a L'Allenatore Nel Pallone l'ultima invece assomiglia ad un Cobra Kai molto più ambizioso e stereotipato.
"Stanotte ho avuto una rivelazione: ho inventato un nuovo schema, innovativo ed efficacissimo. L'ho chiamato bizona" |
Dicevamo delle analogie tra la prima stagione di Ted Lasso e il film degli anni '80 interpretato da Lino Banfi. Beh, la trama a grandi linee è speculare. Abbiamo il protagonista, un allenatore un po' ingenuo ma che crede fortemente nel suo lavoro, che si ritrova catapultato in una realtá lontanissima dalla sua (lì avevamo Banfi al nord, qui un americano in Inghilterra). Abbiamo le titubanze iniziali, i fraintendimenti, i giochi di parole "regionali" (ricordate il Fratello de Leche? Qui abbiamo equivalenti tipo giocare con la Sheffield Wednesday "di sabato"), pure la stessa premessa di base. Se nel film con Banfi il presidente (tradito dalla moglie), che affida la squadra a Caná per farlo retrocedere, è mosso da motivi economici, in questo caso la presidentessa Welton (tradita da marito) vuole farla pagare all'ex consorte distruggendogli la squadra di proprietá. In entrambi i casi l'allenatore è scelto come classico capro espiatorio da sacrificare sull'altare della retrocessione, ma il coach non è ingenuo come potrebbe sembrare e riesce incredibilmente ad ottenere risultati. Ted Lasso si mantiene semi-fedele alla controparte italiana insomma, salvo sul filo di lana ribaltare completamente l'esito finale della vicenda, riscrivendo quindi il personaggio della presidentessa che da quel momento diventa una "dei buoni". E qualcosa comincia a cambiare.
"Come fate a chiamare football uno sport che si gioca con le mani? E' come se io chiamassi, chessò "macchinetta" un rasoio per capelli" |
Se la prima stagione era molto "grezza", costruita con mezzi non imponenti, veloce, dinamica (le puntate durano sulla mezz'ora o meno, come nelle classiche serie comedy) la seconda comincia ad inserire con maggior frequenza momenti più drammatici, intimisti (i problemi di panico di Ted, la rivolta di Nate...) aumentando esponenzialmente anche la durata (dai trenta minuti canonici si passa ai quaranta, quarantacinque). Ted non è più l'impacciato allenatore che non sa nulla di calcio ma comincia a diventare pian piano un vero maestro di vita per i suoi calciatori, un Miyagi a stelle e striscie che sembra avere sempre un aneddoto e un insegnamento per ogni occasione, rivelando al contempo numerose fragilità. Gli intrecci amorosi si fanno più presenti e tutti i personaggi di contorno diventano più presenti ed importanti.
Arrivati a quel punto la terza stagione aumenta ulteriormente la posta, fino a conseguenze estreme. Ricordate le puntate veloci, dinamiche da mezz'ora di cui sopra? Nella terza stagione una puntata spesso tocca l'ora e dieci di durata (manco fossimo di fronte a Gli Anelli Del Potere), gran parte di questi dedicati ad approfondire le vicende di un singolo personaggio, o a raccontarci i problemi amorosi di questo o quello (viriamo pesantemente quindi sul dramedy con forti connotazioni "sentimentali"). Pure il numero delle puntate nel frattempo era giá aumentato da 10 a 12 e le tematiche affrontate si fanno più complesse, ma non vengono affrontate sempre col giusto piglio.
Se Ted da Caná, poi diventato Miyagi, si trasformerà definitivamente in guru, anche tutti gli altri personaggi improvvisamente diventeranno più "saggi", portatori di consigli e dispensatori di massime sulla vita buone per ogni occasione, spesso però molto ingenue e troppo costruite. L'apoteosi? La presidentessa Welton che al raduno per la superlega (si, nella terza stagione si affrontano pure tematiche molto "attuali") ci racconta di quanto siano cattivi quelli che vogliono il nuovo torneo d'elite, che i bambini vogliono sognare, che il calcio deve essere di tutti, non solo dei ricchi (detto dalla presidentessa di un club della premier, campionato più ricco e sperperasoldi al mondo) e così via, in un comizio che sembra commissionato direttamente da Ceferin e dalla UEFA. Uno dei passaggi più imbarazzanti e tristi dell'intera serie.
Per fortuna, pur affrontando comunque tematiche complesse come il razzismo e l'omofobia, in altri frangenti la serie riesce ad essere molto più ficcante e toccante. A tratti dá ha comunque la sensazione di "costruito", di banalizzazione onnipresente, ma non fa storcere il naso fin troppo. Insomma l'ironia e il non prendersi troppo sul serio delle prime due serie qui sono sostituiti dall'esatto opposto. Tutti vogliono avere il loro spazio, tutti vogliono cambiare, evolvere, vogliono diventare migliori, ma i momenti di puro intrattenimento "scemo" diventano solo piccolissimo contorno.
Ci sta che la serie abbia voluto compiere un percorso, che sia diventata più "matura", ma questa maturità spesso ha fatto rima con banalità e stereotipizzazione (ci sono dei temi l'attualità nel calcio? Affrontiamoli tutti, anche alla bell' e meglio).
La mancanza di realismo della terza stagione in un'immagine. Il vero Guardiola probabilmente gli avrebbe dato una testata. |
Ted Lasso insomma alla fine della fiera si è rivelato un contenitore di tante cose, forse troppe, tanto da perdere a tratti il bandolo della matassa, mettendo troppa carne al fuoco. Una serie divertente, ben scritta per gran parte, con dei grossi scivoloni nella stagione conclusiva, che non ne minano sicuramente la buona riuscita globale (la puntata finale non potrá non fare scendere la lacrimuccia, a meno che non abbiate un bidone d'immondizia al posto del cuore), ma che ne restringono in parte la portata iniziale dirompente.
PRO
- Affronta il mondo del calcio da un punto di vista differente
- Ironica, fresca, divertente (almeno nella prima stagione)
- Alla fine non si può non affezionarsi ai personaggi.
CONTRO
- L'ultima stagione si snatura un po' mettendo troppa carne al fuoco
- Non tutte le tematiche vengono affrontate con la stessa cura
- Alcune inverosimiglianze che stridono un po' troppo.
Voto prima stagione 8
Voto seconda stagione 8--
Voto terza stagione 7
Voto globale 7,5
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