Il pareggio col Genoa ci dice due cose che sapevamo da secoli.
La prima e che, se sei forte, riesci ad andare anche contro gli episodi sfavorevoli, cosa che questa squadra non è capace di fare. Vittorie come quelle di Monza non avvengono sempre e purtroppo non insegnano niente. Se tiri troppo una corda poi quella si spezza. Ma non sono neppure sicuro che pareggi come questi altri servano di più. Se sei duro di comprendonio, troppo fossilizzato sulla tua mentalità di gioco e continui a fare questi secondi tempi, non andrai lontano e il secondo posto è già un miracolo. Siamo una nazione troppo legata al concetto di sorte soprannaturale, di fortuna e di miracolo. Ma la fortuna è un tiro di dadi casuale, che gira, senza poli e senza versi preferenziali, i miracoli invece (se esistessero) sarebbero cosa rara, il sangue non si scioglierebbe a comando. Una squadra senza attacco (e con un centrocampo mediocre) non può continuare a sperare negli straordinari dei propri difensori. Subire un gol è di fatto una sentenza. La squadra si spegne, non reagisce, diventa prevedibile. Prevedibile come questi inoffensivi secondi tempi, e meno male che non abbiamo le coppe, giusto per rispondere alla solita teoria. Di solito Allegri e uno che incarta l’avversario, in questo caso è riuscito a farsi incartare da un novellino come Gilardino, che ha giocato al suo stesso gioco, curando più la difesa che l’attacco e rinunciando a fare il Monza dopo il pareggio.
Ma veniamo all’amarum in fundo, il veleno nella coda. Un secondo punto che voglio trattare dopo tutto quello che ho detto, innanzitutto perché il primo mi fa incazzare, in quanto direttamente imputabile a noi e al nostro libero arbitrio, il secondo rientra invece nella sfera di quello che dicevo sulla sorte esterna. E’ più un senso di frustrazione secolare, qualcosa che poco c’entra col calcio ma più con la mentalità italiana, quella che crede nei miracoli a comando, nella fortuna polarizzata, nello stereotipo quasi pagano che crea il sentimento “populista” e che indirizza il giudizio ufficiale di chi ha dimostrato di non essere né superpartes né immune alla faziosità. Arbitro e VAR sono alternativamente brocchi o geni del male, a seconda di chi arbitrano, favoriscono o sfavoriscono, scientemente o casualmente. Gli italiani diventano così fatalisti o deterministi a seconda della teoria filosofica che gli fa più comodo.
Questo Paese infatti ha due memorie, una di massa (che solo casualmente rimanda al cognome dell’arbitro di ieri) ben radicata nel tempo e nello spazio, con un archivio cloud in ogni mente antijuventina e con dati condivisi che quindi si sommano, si moltiplicano, si amplificano nelle menti per anni. L’altra invece RAM (che negli anni è diventata VAR) casuale, sporadica e spesso alla bisogna, che si cancella inevitabilmente dopo ogni partita di queste. Tanto da produrre il mito del gol di Turone, nell’era dell’arcaica moviola Rai di Roma, e non quello di Milik (che senza contesto è difficile si capisca di cosa si parli) nell’era della super tecnologia moviola in campo col fuorigioco automatico, spesso intelligente come le bombe che cadono sugli ospedali in guerra.
Questi scrittori, spesso antijuventini, magari con pensioni d’oro, scappati in paradisi fiscali, tutt’altro che neutrali, creano
la narrazione, la storia, la fantascienza, che si trasforma in sentimento “populista“, che chiede la radiazione e ironizza sarcastico sul un brand da tutelare. Tanto che alla fine di una partita come questa, in cui mancano un rigore per la Juve e un rosso per il Genoa, i tifosi di casa cantano bellamente “solo rubare, sapete solo rubare “ e senza riferirsi a se stessi. Boom, il romanzo si scrive da solo, con l’intelligenza “artificiosa”.
E così ogni volta bisogna lottare sia contro gli altri che contro se stessi, perché una Juve più cinica e di alto livello sarebbe stata capace di andare oltre. Quello che però rimane uguale, di questa società, è la ferrea costanza di lasciarsi scivolare tutto addosso senza accennare ad una seria protesta. Per intenderci, difficilmente Inzaghi sarebbe andato in TV a dire (cito) “Massa ha arbitrato bene” magari accennando solamente all’incoerenza del VAR (vero responsabile) soprattutto dopo l’arbitraggio dello stesso Massa in Napoli-Inter e quello del VAR Fabbri, che anche a Sassuolo non vide un rosso solare su Berardi. Difficile immaginare Barella e co. non accerchiare Massa, spendendo cartellini per protesta, finché non l’avressero indotto ad andare a vedere il monitor. Insomma, storia già scritta (anzi prescritta). sempre dai soliti scrittori.
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