sabato 3 febbraio 2024

Fargo - Quinta stagione (2023-2024)


Il bello delle serie antologiche é che, rispetto a prodotti più canonici, possono permettersi il lusso di esplorare varie strade, raccontare storie diverse, epoche diverse, tematiche differenti. Le migliori di queste poi riescono persino a fare tutto questo mantenendo uno stile unico, che permea tutte le stagioni, un filo conduttore concettuale che permane nonostante il passare del tempo, il mutare delle storie e l'avvicendarsi degli attori. 
Dovessimo pensare ad un prodotto abbastanza rappresentativo delle serie antologiche probabilmente il primo pensiero andrebbe a Fargo. 
Nata come Miniserie ispirata all'omonimo film dei fratelli Coen, nel corso degli anni si é trasformata in un grande contenitore dell'essenza stessa dei film "coeniani", un concentrato di luoghi, situazioni, evoluzioni, dinamiche tipiche di quel modo di fare cinema. 
Forse anche per questo (la complessità di costruire un prodotto che fosse coeniano senza esserne una scopiazzatura) la serie di Noah Hawley si è sempre presa il suo tempo, fregandosene di battere il ferro finché era caldo, finendo per inflazionare la proposta (chi ha detto American Horror Story?). 
E' passato così un anno dalla prima alla seconda stagione, due anni tra la seconda e la terza, tre anni tra la terza e la quarta per arrivare alla conclusione di questa quinta stagione quattro anni dopo la precedente. Giusto in tempo per lo scoccare del decimo anno di vita della serie. Un lasso di tempo lunghissimo che ha permesso a Fargo di mutare, rimescolarsi, aggiornarsi al cambiamento della società, nonostante le sue stagioni fossero ambientate comunque sempre nel passato. E nel passato è ambientata anche questa stagione, sebbene stavolta si tratti di un passato molto recente: il 2019.



"Loro e le loro cavolo di leggi. Non si può fare più nulla. Tra un po' non si potrà nemmeno più sparare col carrarmato alle auto di passaggio. Dove arriveremo..."


Quella dicitura che anticipa ogni singola puntata ("Questa é  una storia vera") è sempre stato un divertente vezzo della serie. Una serie, come ben sappiamo, spesso esagerata nel suo evolversi e, fin troppo evidentemente, poco realistica. Eppure, mai come in questa stagione, quel disclaimer appare non poi tanto distante dalla realtà, una realtà fatta di situazioni enfatizzate, dai tratti inverosimili, ma molto più credibile, molto più vicina al vissuto quotidiano. 

L'escalation dello Sceriffo Tillman che, pur di riavere sua moglie (dove riavere è da intendersi nell'accezione più possessiva del termine), è disposto a sfidare leggi ed autorità non è che una versione molto più enfatizzata e grottesca di ciò che guardiamo quotidianamente in TV. Una legge che spesso si rivela inutile o comunque arriva spesso troppo tardi. Quella stessa legge e quelle forze dell'ordine che in ogni stagione di Fargo vengono sbeffeggiate, sfidate e che spesso si rivelano talmente inefficaci da riuscire nel loro intento solo grazie dall'intervento inatteso di una scheggia impazzita. Un personaggio che appare ambiguo e talmente fuori dai canoni dal ribaltare le forze in gioco. Accade naturalmente anche qui.


"Mio figlio mi ha detto che vieni dall'Inghilterra. E' vero che da quelle parti mangiate le lumache? Ah, no, scusa, quella è la Germania. Mi confondo sempre con i vostri ridicoli Paesi. Voi siete quelli che hanno il Re...e che fanno le corride. Affascinante"


Ma c'è molto altro naturalmente oltre questo. C'é la solita indagine sulle contraddizioni di un'America apparentemente aperta e civile ma afflitta ancora da tradizioni e costumi che ci appaiono tremendamente fuori tempo, talmente fuori tempo dal cozzare con uno stato di diritto ed uno stato che (almeno di facciata) da sempre si dice impegnato nel combattere le nazioni che non rispettano i diritti umani (prendiamo ad esempio una pratica come la pena di morte, contraria a qualsiasi valore europeo). 
C'è la crisi del maschio americano, che reagisce in maniera reazionaria ad un presupposto diritto di superiorità.
C'é l'utilizzo della religione come strumento di assoluzione di fronte a qualsiasi azione deprecabile ("Me lo ha detto Dio").
C'è l'inadeguatezza e spesso il marciume di una politica incapace di rispondere ai bisogni reali dei cittadini, che nutrendosi di slogan, cliché e frasi fatte butta fumo negli occhi degli elettori raccontandogli soltanto la propria versione dei fatti.

Ma Fargo, anche quando si inerpica su sentieri pericolosi e su campi minati, riesce sempre a farlo con una coerenza invidiabile ed un gusto per l'ironia ed il grottesco che tende a rendere i personaggi a loro modo dei detestabili simpatici idioti. Persone che spesso prendono la decisione meno logica possibile o che ripetono errori già compiuti come afflitti da una ineluttabile inettitudine. Personaggi grotteschi e sopra le righe eppure riconoscibili nel quotidiano, versioni enfatizzate di coloro che ci circondano.


"In questo nuovo contratto ti concedo la possibilità di andare in prestito ad un altro uomo, ma senza diritto di riscatto. Prestito secco. Mi sembra abbastanza onesto come accordo, no?"


Inutile citare la consueta bravura del cast, su tutti un cattivissimo e spietato Joe Hamm  (che qui interpreta il prototipo del politico di ultradestra: tutto armi e amore tossico per la patria e la famiglia) e una apparentemente fragile Juno Temple, che si rivelerà poi "una tigre" (nei nomi dei protagonisti di questa stagione tornano spesso le associazioni "animalesche"). Ma lo stesso si potrebbe dire di Joe Keery (qui in una sortita al di fuori di Stranger Things): un figlio stritolato tra bisogno di indipendenza e l'incapacità di sfuggire alla morsa di un padre spietatamente esigente. Notevole anche Jennifer Jason Leigh, qui sorta di glaciale matriarca priva di sentimenti che si mostrerà poi molto più sfaccettata. Tutti ovviamente, finiranno prima o poi per scontrarsi nel classico gioco al massacro dal quale non potranno più tornare indietro. 

Fargo insomma resta sempre fedele a sé stessa pur cambiando di stagione in stagione. Resta simile nella struttura e nelle sue evoluzioni di trama ma sceglie di volta in volta di cambiare il succo delle vicende. Racconta la solita storia non vera ma dannatamente reale e lo fa come nessun altra serie. 

PRO

- Stile inconfondibile
- Solito cast ricco e variegato
- Una stagione che sceglie atmosfere e tematiche molto più vicine a quelle attuali

CONTRO

- Se cercate qualcosa di originalissimo avete sbagliato serie 
- Il comportamento illogico (voluto) di determinati personaggi può fare storcere il naso
- Finale ottimo ma anti climatico.

Voto 8+

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