Ci sono film che promettono tanto (effetti speciali, trama originale, colpi di scena) e mantengono ben poco ed altri che invece, pur non risultano originalissimi e presentando una trama già sentita, riescono a catturare lo spettatore. Drive appartiene alla seconda categoria: se infatti da una parte tutto sembra quasi già visto, è il come il film lo racconta che rende il tutto interessante.
Lo stile visivo (i titoli di testa e di coda soprattutto) fa molto anni '80. Le musiche davvero azzeccate accrescono ulteriormente questa sua caratteristica, tanto che a tratti, nei momenti più romantici, sembra di essere in un teen movie di quegli anni, salvo poi (ed è questa la cosa migliore del film) ritrovarsi all'improvviso in un'esplosione di violenza splatter e inaspettata, proprio come in quella scena che si potrebbe intitolare "dammi un bacio prima di pestarlo a morte".
E proprio in questo contrasto tra dolcezza e violenza che il film sfodera la sua arma migliore, dove anche i piccoli barlumi di speranza vengono spazzati via dalla violenza e dalla vendetta.
E proprio in questo contrasto tra dolcezza e violenza che il film sfodera la sua arma migliore, dove anche i piccoli barlumi di speranza vengono spazzati via dalla violenza e dalla vendetta.
Drive è quindi un noir metropolitano, spesso molto dark e cupo, con molti sguardi e poche parole, con spunti di regia davvero ottimi (e a Cannes se ne sono accorti) e con una fotografia meravigliosa.
Tutto questo contribuisce a renderlo un film da vedere, anche se all'inizio ci sembrerà quasi un remake aggiornato del bellissimo Driver di Walter Hill. Quasi sempre l'atmosfera e lo stile servono molto di più dell'originalità e degli effetti speciali.
Tutto questo contribuisce a renderlo un film da vedere, anche se all'inizio ci sembrerà quasi un remake aggiornato del bellissimo Driver di Walter Hill. Quasi sempre l'atmosfera e lo stile servono molto di più dell'originalità e degli effetti speciali.
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