William Friedkin è un regista che spiazza. Sempre. Fin dal capolavoro orrorifico de L'esorcista, passando per il crudo poliziesco metropolitano con Il Braccio violento della legge o al thriller atipico Vivere e morire a Los Angeles il regista statunitense gioca con lo spettatore, lo mette fuori strada e divide.
Eccolo quindi alla soglia degli 80 anni uscirsene con questo Killer Joe, film particolare, crudo, violento e potente come nel suo stile. Stavolta però sceglie la strada del grottesco, si lascia andare ad atmosfere tarantiniane (ma il suo stile è sempre ben presente), in un film molto parlato (l'ispirazione è una pièce teatrale) e soprattutto recitato. Anche la trama è molto sottile, a tratti quasi scompare per lasciare spazio ai protagonisti.
Il cinismo di ogni personaggio è allo stesso modo grottesco, in una escalation di follia ed egoismo che non risparmia nessuno.
Tra tutti si distinguono proprio il Killer che dà il titolo al film, capace con la sua figura di tenere in piedi per gran parte da solo tutta la pellicola (molto bravo McConaughey, peccato che quasi sempre lo si veda in commedie insulse che non ne sfruttano il talento) e di offrire una parte finale da brividi, l'ingenua Dottie (che in realtà è forse a tratti l'unica capace di capire ciò che realmente accade ed accadrà) e in maniera minore il fratello della stessa (forse un po' meno egoista degli altri ma allo stesso modo cinico e stupido) e il padre che si lascia scivolare tutto addosso magari infarcendolo di parolacce ma che se ne resta per tutto il film lì, impassibile.
Killer Joe in definitiva è un thriller che però è allo stesso tempo una commedia, un noir, un film grottesco e una favola nera (il regista l'ha definito "una cenererentola dark" ed effettivamente non ha tutti i torti).
In definitiva Friedkin stupisce ancora con un film imperfetto, violento, grezzo e sporco, un pugno di attori che quasi per tutto il tempo sono sempre nella stessa stanza, una manciata di dialoghi efficacissimi e qualche scena che diventerà cult negli anni a venire (il finale violentissimo o la scena della coscia di pollo).
Un film non per tutti, anzi per pochi a giudicare dai commenti in sala di qualcuno che avrebbe fatto meglio ad andarsi a vedere un action qualsiasi invece di fracassare i cocomeri per tutta la durata lamentandosi di quanto il film (a turno) facesse schifo, fosse stupido, immorale, "il film più brutto che io abbia mai visto".
Voto 7
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