domenica 23 aprile 2017

Retrospettiva Marillion - parte 4 (2004-2012)

Quarta, e ultima, parte della retrospettiva dedicata al gruppo progressive rock britannico (leggi la terza parte qui)

Marbles (2004) ****+
Uscito in due versioni (una in cd singolo e una in doppio cd) può essere considerato una specie di Brave degli anni 2000. Meno pessimista e crudo, non un vero e proprio concept album, ma con pezzi che si fondono bene tra loro e creno atmosfere magiche come solo i Marillion sanno fare. I quasi 14 minuti dell'iniziale The Invisible Man (un'amara riflessione sul post 11 settembre) mettono subito in chiaro le cose: Marbles è uno dei migliori lavori del gruppo. Lo confermano pezzi jazzati e dilatati come Angelina o la lunga e romantica Neverland. Abbiamo addirittura una specie di Out of this world 2.0: l'evocativa Ocean Cloud con i suoi 18 minuti di saliscendi. Ci sono anche pezzi più leggeri ma ugualmente riusciti ("Don't Hurt Yourself", che farà tornare il gruppo in classifica, o "You're Gone" che rimanda agli U2  e forse un paio di pezzi non esattamenti riusciti come previsto ("The Damage", "Drilling Holes"), ma si tratta di un album davvero riuscito e tra i migliori della loro discografia.

Canzoni migliori: Invisible Man, Ocean Cloud, Angelina, Don't Hurt Yourself, Neverland
Canzoni peggiori: The damage, Drilling Holes


Somewhere Else (2007) **
Il gruppo si avvale di un nuovo produttore, Michael Hunter, e sceglie di sfornare un lavoro più "leggero", immediato, con pezzi più pop ma che purtroppo risultano poco ispirati. A parte la title track (che ricorda i brani del passato passato) e pezzi comunque interessanti come "The Last Century For Man" il resto appare piuttosto anonimo e perfino noioso ("A Voice From The Past"). Il tentativo di comporre pezzi radiofonici forse si può dire riuscito solo per quanto riguarda "See It Like A Baby", mentre per il resto tuttos embra troppo vuoto e privo di sostanza ("Thankyou Whoever You Are", "Most Toys", "No Such Thing")


Canzoni migliori: Somewhere Else, The Last Century For Man
Canzoni peggiori: Thankyou Whoever You Are, Most Toys, A Voice From The Past, No Such Thing


Happiness Is the Road (2008) ***+
Forse più ambizioso che riuscito, è comunque un deciso passo in avanti rispetto al precedente. Un disco doppio piuttosto disomogeneo e poco compatto, con buone cose alternate ad altre meno risucite. Tra le cose migliori "This Train Is My Life", una ballata ad effetto nel loro stile, la title track (che nonostante la durata di 10 minuti alterna atmosfere eteree ad altre quasi hip hop), l'elettronica "The Man from the Planet Marzipan", la dolce "Wrapped Up in Time" o la conclusiva "Real Tears for Sale". Peccato per qualche riempitivo di troppo che finisce per abbassare un po' la qualità generale del disco che si mantiene comunque sul discreto. E' come se il gruppo non riesca a riproporre il suo potenziale al meglio, le idee di certo non mancano, anzi forse l'album è fin troppo pieno di spunti e generi diversi.

Canzoni migliori: This Train Is My Life, Wrapped Up in Time, Happiness Is the Road, The Man from the Planet Marzipan, Real Tears for Sale
Canzoni peggiori: A State of Mind, Throw Me Out, Half the World


Sounds That Can't Be Made (2012) ***1/2
Continua la risalita: il gruppo piano piano ricomincia a riorganizzare le idee e a riproporre il suo marchio di fabbrica, il prog. Rispetto ai due album precedenti c'è uno spazio maggiore riservato ai passaggi strumentali e in generale a tratti si respira un'aria "classica". I 17 minuti di "Gaza" risportano per atmosfere a pezzi come Invisible man: vari passaggi musicali si susseguono senza sosta e rendono l'ascolto tutt'altro che faticoso, anche Hogarth sembra in gran forma con una interpretazione sofferta e coinvolgente. Meno drammatiche ma ugualmente epiche la descrittiva Montréal (forse la più riuscita musicalmente dell'album) o la romantica "The Sky Above the Rain" che ricorda Neverland.
Peccato che tutti i pezzi non siano allo stesso livello, anzi un paio risultano quasi fuori posto ("Invisible Ink", "Lucky Man"). L'album pur risultando più che discreto, insomma, alterna dei capolavori a pezzi francamente superflui, un vero peccato, ma verrà il momento per il ritorno in grande stile.

Canzoni migliori: Gaza, Sounds That Can't Be Made, Montréal, The Sky Above the Rain
Canzoni peggiori: Invisible Ink, Lucky Man

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