sabato 22 aprile 2017

Retrospettiva Marillion - parte 3 (1997-2001)

Terza parte della retrospettiva dedicata al gruppo progressive rock britannico (leggi la seconda parte qui)

This Strange Engine (1997) ***
Per certi versi simile al precedente, ma con più riempitivi. Sostanzialmente il lavoro è da ricordare per la lunga suite omonima, che racchiude un po' il meglio di quanto i Marillion di Steve Hogarth possano offrire: testi intelligenti, ottima alchimia strumentale, il cantato appassionato del cantante. Insomma già da sola la title track vale l'album , ci sono però anche altre buone composizioni: la ballata "One Fine Day" o "Estonia" (ancora ispirata da un fatto di cronaca) col suo assolo centrale di balalaika, o la breve ma convincente "Memory of Water".

Purtroppo qualche brano un po' troppo leggerino ("80 Days" carina ma superflua) o poco riuscito ("Hope for the Future") finisce per abbassare un po' il livello qualitativo di un album che comunque risulta in generale dignitoso.

Canzoni migliori: This Strange Engine, Estonia, One fine Day
Canzoni peggiori: Hope for the Future


Radiation (1998) **-
Il gruppo cambia ancora le carte in tavola cercando di omologarsi ancora di più al rock dell'epoca, provando ad indurire leggermente il sound e di risultare meno pomposo e più "fresco". Il risultato purtroppo è un album piuttosto anonimo e molto lontano dalla migliore produzione del gruppo britannico. A differenza deilavori precedenti non c'è nessun pezzo davvero strepitoso, quelli migliori sono discreti, non di più. Si distinguono la ballata "These Chains" e "Three minute Boy", mentre "A Few Words for the Dead" con i suoi 10 minuti non risulta affatto disprezzabile ma forse un po' troppo "allungata".
Il resto è abbastanza mediocre rispetto agli standard della band, si sentono troppi scimmiottamenti a gruppi come i Radiohead che all'epoca andavano per la maggiore.

Canzoni migliori: These Chains, Three Minute Boy
Canzoni peggiori: Born to Run, Cathedral Wall, Costa del Slough


Marillion.com (1999) **1/2
Album simile al precedente, con una sostanziale differenza, la qualità generale dell'album è risollevata notevolmente da 2 brani finali davvero eccellenti e che lo fanno svettare di gran lunga sul predecessore. "Interior Lulu" è una suite di 15 minuti che riesce a non stancare e a stamparsi nella memoria grazie a delle sezioni ben costruite (il giro iniziale di basso di Peter Trewavas ad esempio) e ad un finale in crescendo davvero riuscito, la finale "House" è un inusuale pezzo jazz di 10 minuti che con le sue atmosfere rilassanti e il suo testo particolare risulta di ottimo livello.
Peccato che quello che venga prima non sia assolutamente all'altezza, a parte la bella "Go", che richiama alla mente i brani del passato, si salva "Tumble down the years", una bella e delicata ballata.
Pezzi come "A Legacy", "Enlightened" o "Built-in Bastard Radar" risultano invece noiosetti e inutili e finiscono per relegare l'album tra i meno riusciti della loro discografia.

Canzoni migliori: Go!, Interior Lulu, House
Canzoni peggiori: A Legacy, Enlightened, Built-in Bastard Radar


Anoraknophobia (2001) ***1/2
Dopo qualche passo falso i Marillion irrompono negli anni 2000 con un album sottovalutato ma pieno di buone cose. Più progressivo dei precedenti (basta guardare le durate dei pezzi) eppure più fresco e meno derivativo.
Forse la caratteristica migliore di questo lavoro è la compattezza, non ci sono brani davvero brutti, certo forse non ci sono nemmeno grandissimi capolavori, ma un paio di pezzi ci vanno davvero vicino: la lunga e pessimistica "This Is The 21st Century" è forse uno dei pezzi più riusciti degli ultimi 20 anni della band, "Quartz" alterna sfuriate elettriche a momenti di malinconia, "When I Meet God" ricorda certe cose di Brave, "Map Of The World" è una ballata riuscita.
I Marillion sono pronti per un nuovo capolavoro, basta aggiustare un po' il tiro.

Canzoni migliori: Quartz, When I Meet God, Map Of The World, This Is The 21st Century
Canzoni peggiori: The Fruit Of The Wild Rose

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