Al gol del pareggio in finale di partita Grygera si lancia in un urlo doveroso visto la sua marcatura, In panchina Chimenti accenna un sorriso cercando una forma di complicità in Del Piero, il quale per tutta risposta abbassa lo sguardo come a dire: “si, vabbè, non è che…”. E questo ciò che lascia in noi questa sorta di nemichevole d’Aprile.
La partita fa storia a se, qualunque sia stato il suo risultato finale, può invece essere passata agli atti come maximum emblema di questa stagione fallimentare. In questa specie di via crucis protratta oltre la Pasqua cristiana non si vede l’ora di arrivare alla fine. Avessimo avuto un allenatore più responsabile si sarebbe dimesso. Salvo l’onore? (come già inizia a dire taluno) ma quale onore? Ma le partite le guardano? Ogni contropiede è un rischio concreto di subire un gol. Difese sfarfallanti e ballerine, Molinaro alieno e inspiegabile nelle sue proposizioni offensive, finalizzate ad assist che rimangono solo nei suoi desideri. Chi che cosa stiamo parlando? degli infortuni? Non possiamo più appellarci neppure a quelli, poiché a tratti si è giocato meglio con le riserve. Profetico, ad inizio partita, pronosticai un gol di Balotelli in contropiede, poiché solo con questa squadra può permettersi sgroppate e recite da bullo in stile Canis Canem Edit piuttosto che GTA San Andreas.
E pensare che questa doveva essere la partita della stagione, in cui avremmo dovuto giocarci i nostri residui sogni di gloria e riscatto, iniziata invece già in consapevolezza dei nostri limiti tecnici e di classifica. Analizzando sinteticamente l’inutile Match, abbiamo visto la Juve cercare di proporsi nel primo tempo, ma collezionando poi alla fine soltanto un tiro in porta pericoloso con Marchionni respinto in angolo da Cesar. Avessimo perso per 10-0 e fossimo arrivati 4 alla fine del campionato, non sarebbe a mio parere mutata la stima che il dottor Cobolli e Mister Gigli provano nei confronti del loro allenatore, e questo in risposta a chi dice che è meglio perdere persino la Champions pur di far saltare il cantante. E continuiamo col giochetto che dice scudetto per vendere abbonamenti (di stadio e tv) per poi sentirci dare degli illusi, quando al fin della fiera chi fallisce dovrebbe assumersi le proprie responsabilità. Si rammarica il biscione per non aver vinto la partita, mentre noi sempre più vergognosi nelle nostre mediocri esultanze continuiamo a far finta di non ascoltare l’urlo di chi dice: CACCIATE IL CANTANTE!
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