Se si può muovere una critica alle multisala, è quella di essere “urticatamente” commerciali. A differenza della cara vecchia sala unica, che imponeva una scelta preventiva, questi moderni “supermercati del cinema”, super accessoriati e con decine di sale, accolgono sempre più clienti occasionali attirati dal fasto e dalla tendenza del luogo più che dalla passione per il cinema, che scelgono un film a caso attirati dalla locandina.
Chiaro che non tutti corrispondono al profilo sopracitato e che tutti colori che possono far sopravvivere quest’industria d’arte sono i benvenuti, ma se andate al cinema quanto meno non vi lamentate rumorosamente per tutto il film (se per giunta, magari, il tuo ultimo film visto è stato un cine panettone) criticandone la qualità solo perchè non siete informati minimamente sullo stesso, oppure perchè non era come te lo aspettavi. Se leggi “Thriller” sulla locandina promozionale, sappi che quella è solo una catalogazione messa li per gli archivi, perchè ci sono registi che proprio non ci stanno a farsi rinchiudere in un genere. Se poi vai a vedere un film come Il cigno nero, riadattamento moderno e su grande schermo de Il lago del cigni significa che qualcosa per documentarti c’è. E dire che nel film volutamente il regista inserisce una scena in cui la protagonista spiega a grandi linee l’opera a due giovincelli discotecati e poco avvezzi all’operetta. Non ci sei ancora arrivata? si tratta di una tragedia! allora perchè ancora speri a voce alta: “speriamo che finisca bene!”. Ah, già! ma Tu non eri li per il thriller ma perchè c’era “il ballo”.
Volutamente ho fatto questa digressione iniziale, sia per sfogo che per metter le mani avanti. Avevo già letto infatti commenti sul web di persone a cui era capitata le stessa cosa, ma dopo il primo tempo sarei stato più propenso a dar ragione ai denigratori. Sarà che non amo il ballo e che mi annoiano le storie che ci girano intorno, sarà che di thriller, fino all’intervallo, manco a parlarne, ma so che dopo il primo tempo me ne sarei uscito di sala alla chetichella. Una semplice storia di ballo? La razionalità imponeva sangue freddo, e la mia massima secondo la quale “nessun film può esser giudicato se non dopo che sia finito” non poteva essere ignorata. Infatti, dopo pochi minuti del secondo tempo, scopro che fino ad allora era andato in onda solo il cigno bianco e che la metamorfosi dello stesso nel thriller psicologico il cigno nero era in atto. Ecco che la tela si colora e la psicologia del personaggio mette in luce le sue “crepe” (come da locandina). L’eccessivo stress di una vita dedita alla perfezione e al sacrificio porteranno la protagonista a uscire… fuori binario. La metamorfosi è completa e si rispecchia tanto nel personaggio quanto nel genere cinematografico. La paranoia visionaria del secondo tempo si avvicina infatti più alle sue opere precedenti (π - Il teorema del delirio) con sequenze che sfociano nel soft splatter e che ricordano da vicino La Mosca di Cronenberg.
Allora quando tutto finisce, con una rara e voluta dissolvenza verso il bianco, in prospettiva ti vien quasi da rivalutare la prima parte. Le due parti infatti, per quanto possono far storcere il naso a due pubblichi diversi in maniera relativamente inversa, sono perfettamente funzionali l’un l’altro come due facce della stessa moneta, come dottor Jekyll e mister Hide.
Allora quando tutto finisce, con una rara e voluta dissolvenza verso il bianco, in prospettiva ti vien quasi da rivalutare la prima parte. Le due parti infatti, per quanto possono far storcere il naso a due pubblichi diversi in maniera relativamente inversa, sono perfettamente funzionali l’un l’altro come due facce della stessa moneta, come dottor Jekyll e mister Hide.
Darren Aronofsky così ci confezione un film “bigusto”, ben architettato al punto da spiazzarci e da strizzare l’occhio ai salotti dell'Accademy e ricevere 5 nomination all’oscar 2011. Genio? non è il caso di sbilanciarci ma si vede che il giovane ha talento. Il film infatti, anche se non è un capolavoro assoluto, è davvero ben fatto. Forse non tanto da giustificare un eventuale oscar (quest’anno nelle mie preferenze c’è un certo Inception) ma davvero godibili risultano sia il montaggio che la fotografia. Sicuramente è un film che una volta rivisto accresce il suo perchè, per i motivi sopra citati, il che lo rende un gioiellino non da poco per longevità.
voto: 8
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