© 20 Febbraio 2015 |
Dopo l'annuncio di ritiro dalle scene di qualche anno fa evidentemente gli Scorpions proprio non ce l'hanno fatta ad appendere le chitarre al chiodo: dapprima un lungo tour d'addio, poi un album di cover e adesso un album di inediti uscito qualche giorno fa. I membri della band hanno giustificato l'operazione come un ripescaggio di vecchi brani scartati negli anni passati e ripubblicati in una veste nuova. Sarà proprio così?
Questo Return to forever non segna solo il ritorno in studio del combo tedesco ma sancisce un anniversario importante per la band: 50 anni di carriera. Potrà sembrare quasi fantascienza ma di fatto la band si formò nel 1965, un'epoca totalmente diversa dalla nostra, nella quale di fatto la musica era qualcosa di inesplorato, tantissimi generi ancora di fatto non esistevano e i mezzi dell'epoca erano piuttosto limitati. Quasi un record insomma.
Cosa aspettarsi quindi dal nuovo disco di un gruppo ormai cinquantennale? Sarebbe ingiusto secondo me oltre che ingenuo rispondere "qualcosa di nuovo". La musica ha ben poco da offrire in quanto ad originalità in questi anni, di certo è quasi impossibile che la offra un gruppo ormai in età da pensione, più giusto è invece aspettarsi un album ben suonato e ben composto e che soprattutto contenga buona musica.
La prima traccia, "Going out with a bang" ci trascina infatti subito in ambiti consolidati con un hard rock molto gradevole e che a tratti ricorda pezzi come "Bad boys running wild". Il secondo pezzo ("We built this house") è il singolo scelto per l'album ed è di fatto un po' ruffiano ma molto molto azzeccato, con un coro fatto apposta per essere cantato dagli spettatori dal vivo. Ottima scelta come singolo.
"Rock my car" ci riporta alle sonorità del primo pezzo ma con un po' di pesantezza in più e forse meno efficacia, mentre "House of Cards" è la prima vera ballata dell'album e si sa che in questo campo da tempo il gruppo è maestro: praticamente tutta acustica e molto ben congeniata riesce da subito a restare impressa.
Purtroppo da questo momento l'album comincia a soffrire di pezzi un po' banali e poco efficaci: "All for One" sembra effettivamente una b-side di qualche album del passato. Più riuscita "Rock 'n' Roll Band" con il suo riff più pesante, mentre "Catch Your Luck and Play" si pone in mezzo tra le due risultando gradevole anche se non eccezionale.
Si prosegue con la laccata "Rollin' Home", un pezzo piuttosto commerciale che richiama un po' come sonorità gli artisti attuali della scena pop, scelta discutibile (visto anche che si parla in pratica di "operazione nostalgia"). "Hard Rockin' the Place" si torna al'hard rock con un brano abbastanza ordinario ma comunque buono, con un ritornello che ha anche un accenno di growl.
"Eye of the storm" a dispetto del nome è una piacevole ballata, non la migliore del disco ma sicuramente composta e suonata con stile. "The scratch" è un rock'n roll piuttosto ordinario, mentre la conclusiva "Gypsy Life" è un'altra ballata ma stavolta molto più "centrata", che a tratti ricorda episodi fortunati del passato e si pone sicuramente tra le cose migliori di questo "Return to forever".
Dell'album è presente anche un'edizione deluxe che contiene altri 4 brani, sorprendentemente di buon livello, sicuramente dello stesso livello dei pezzi contenuti nella versione "liscia". "The world we used to know" è un mid-tempo piacevole seppur poco originale, mentre "Dancing with the Moonlight" è un veloce pezzo hard rock che entra in testa fin da subito, con un ritornello che cattura e che poteva benissimo essere inclusa nella versione "normale" dell'album al posto di altri pezzi. "When the Truth Is a Lie" non è nulla di che, mentre "Who We Are" è una dolce e breve ballata come al solito molto ad effetto.
Insomma questo "Return to forever" alla prova dei fatti si rivela un album con alti e bassi: contiene sicuramente buone cose anche se non è un ritorno al passato quanto un ricalcare le sonorità degli album recenti, purtroppo con risultati inferiori. L'importante è che siano tornati e magari anche se ci avevano promesso che "The best is yet to come" ci facciamo andar bene anche solo una manciata di buoni pezzi visto che sono "tornati per sempre". O no?
Voto 7
Questo Return to forever non segna solo il ritorno in studio del combo tedesco ma sancisce un anniversario importante per la band: 50 anni di carriera. Potrà sembrare quasi fantascienza ma di fatto la band si formò nel 1965, un'epoca totalmente diversa dalla nostra, nella quale di fatto la musica era qualcosa di inesplorato, tantissimi generi ancora di fatto non esistevano e i mezzi dell'epoca erano piuttosto limitati. Quasi un record insomma.
Cosa aspettarsi quindi dal nuovo disco di un gruppo ormai cinquantennale? Sarebbe ingiusto secondo me oltre che ingenuo rispondere "qualcosa di nuovo". La musica ha ben poco da offrire in quanto ad originalità in questi anni, di certo è quasi impossibile che la offra un gruppo ormai in età da pensione, più giusto è invece aspettarsi un album ben suonato e ben composto e che soprattutto contenga buona musica.
La prima traccia, "Going out with a bang" ci trascina infatti subito in ambiti consolidati con un hard rock molto gradevole e che a tratti ricorda pezzi come "Bad boys running wild". Il secondo pezzo ("We built this house") è il singolo scelto per l'album ed è di fatto un po' ruffiano ma molto molto azzeccato, con un coro fatto apposta per essere cantato dagli spettatori dal vivo. Ottima scelta come singolo.
"Rock my car" ci riporta alle sonorità del primo pezzo ma con un po' di pesantezza in più e forse meno efficacia, mentre "House of Cards" è la prima vera ballata dell'album e si sa che in questo campo da tempo il gruppo è maestro: praticamente tutta acustica e molto ben congeniata riesce da subito a restare impressa.
Purtroppo da questo momento l'album comincia a soffrire di pezzi un po' banali e poco efficaci: "All for One" sembra effettivamente una b-side di qualche album del passato. Più riuscita "Rock 'n' Roll Band" con il suo riff più pesante, mentre "Catch Your Luck and Play" si pone in mezzo tra le due risultando gradevole anche se non eccezionale.
Si prosegue con la laccata "Rollin' Home", un pezzo piuttosto commerciale che richiama un po' come sonorità gli artisti attuali della scena pop, scelta discutibile (visto anche che si parla in pratica di "operazione nostalgia"). "Hard Rockin' the Place" si torna al'hard rock con un brano abbastanza ordinario ma comunque buono, con un ritornello che ha anche un accenno di growl.
"Eye of the storm" a dispetto del nome è una piacevole ballata, non la migliore del disco ma sicuramente composta e suonata con stile. "The scratch" è un rock'n roll piuttosto ordinario, mentre la conclusiva "Gypsy Life" è un'altra ballata ma stavolta molto più "centrata", che a tratti ricorda episodi fortunati del passato e si pone sicuramente tra le cose migliori di questo "Return to forever".
Dell'album è presente anche un'edizione deluxe che contiene altri 4 brani, sorprendentemente di buon livello, sicuramente dello stesso livello dei pezzi contenuti nella versione "liscia". "The world we used to know" è un mid-tempo piacevole seppur poco originale, mentre "Dancing with the Moonlight" è un veloce pezzo hard rock che entra in testa fin da subito, con un ritornello che cattura e che poteva benissimo essere inclusa nella versione "normale" dell'album al posto di altri pezzi. "When the Truth Is a Lie" non è nulla di che, mentre "Who We Are" è una dolce e breve ballata come al solito molto ad effetto.
Insomma questo "Return to forever" alla prova dei fatti si rivela un album con alti e bassi: contiene sicuramente buone cose anche se non è un ritorno al passato quanto un ricalcare le sonorità degli album recenti, purtroppo con risultati inferiori. L'importante è che siano tornati e magari anche se ci avevano promesso che "The best is yet to come" ci facciamo andar bene anche solo una manciata di buoni pezzi visto che sono "tornati per sempre". O no?
Voto 7
Nessun commento:
Posta un commento