La quarta stagione di American Horror Story era chiamata a risollevare le sorti della serie TV dopo lo scempio di Coven, anche se Ryan Murphy aveva già dimostrato di essere in riserva in quanto ad idee. L'ambientazione circense però ha sempre il suo fascino: il suo offrire divertimento con il bizzarro e il grottesco è a suo modo intrigante e ben si sposa con lo spirito della serie stessa.
L'inizio è infatti incoraggiante: un villain misterioso e inquietante (Twisty il pagliaccio), una tematica principale che gioca col concetto di normalità e di mostruosità (Chi sono i veri freak? La vera mostruosità è solo quella esteriore?) alcuni camei di personaggi presi direttamente dallo "Show dei Record"...
Anche la consueta puntata di Halloween (divisa come al solito in 2 parti) è davvero riuscita e finalmente rimanda ad un horror classico: una ghost story che gioca sulla tensione e sul mistero, con un utilizzo ottimo del flashback e un protagonista principale (Edward Mordake) tra i più riusciti di tutta la serie. Poi però proprio alla fine di queste due puntate un colpo di scena cambia tutto, in peggio. Da quel momento in poi comincia un altra serie: come per Coven il sottotitolo perfetto sarebbe stato "American Horror Story - Cose a Caso"
L'inizio è infatti incoraggiante: un villain misterioso e inquietante (Twisty il pagliaccio), una tematica principale che gioca col concetto di normalità e di mostruosità (Chi sono i veri freak? La vera mostruosità è solo quella esteriore?) alcuni camei di personaggi presi direttamente dallo "Show dei Record"...
Anche la consueta puntata di Halloween (divisa come al solito in 2 parti) è davvero riuscita e finalmente rimanda ad un horror classico: una ghost story che gioca sulla tensione e sul mistero, con un utilizzo ottimo del flashback e un protagonista principale (Edward Mordake) tra i più riusciti di tutta la serie. Poi però proprio alla fine di queste due puntate un colpo di scena cambia tutto, in peggio. Da quel momento in poi comincia un altra serie: come per Coven il sottotitolo perfetto sarebbe stato "American Horror Story - Cose a Caso"
- Per questa serie oltre ai soliti Evan Peters, Jessica Lange, Sarah Paulson, Kathy Bates, Frances Conroy, Denis O'Hare, Angela Bassett e company voglio pure Michael Chiklis
- Ma non saranno troppi? Come facciamo poi ad inventarci una trama che non svacchi e che dia il giusto spazio a tutti senza sembrare dispersiva?
- Ah si, e poi voglio anche Neil Patrick Harris che fa lo psicopatico
Deve esser andata pressapoco così. Freakshow è appunto come in un circo: gente che viene, gente che va, alcuni fanno ridere, altri meravigliare, altri sucitano imbarazzo, in un susseguirsi di sottotrame e personaggi che cambiano di puntata in puntata senza un filo conduttore solido e interessante. Così, senza nemmeno accorgercene, dopo una prima parte incoraggiante che riporta alle prime due stagioni, ci ritroviamo nella confusione e nella noia già visti in Coven.
Paradossalmente a salvare questa stagione sono proprio i personaggi "nuovi", quelli che vediamo per la prima volta: sono ben costruiti (o almeno il più delle volte), non sappiamo quello che faranno o dove ci porteranno, fino a dove si spingeranno. Lo psicopatico Dandy ad esempio rimanda ad una follia da American Psycho o da Psycho stesso: la pazzia che si nasconde nel quotidiano, nella normalità, nell'agiatezza, che esplode all'improvviso. Tutto ciò si lega perfettamente con la tematica di fondo della stagione.
Peccato che ad un certo punto Murphy si dimentichi di lui, così per intere puntate assistiamo al solito teatrino degli stessi attori: la Lange che come per le scorse stagioni è una signora di una certa età dal passato difficile che cerca una rivalsa, Evan Peters il ragazzo che si sente escluso dalla società e che si innamora, Angela Bassett che si vuole vendicare... Va bene avere dei legami con le stagioni passate, ma qui si esagera.
Non stupisce che questa sia l'ultima stagione con Jessica Lange: avere un'attrice di questo rango e fargli fare sempre le stesse cose è uno spreco, così come per gli altri attori ricorrenti. Se non altro l'ultima puntata di fatto rende omaggio (in un interessante gioco di specchi) a Elsa Mars quanto a Jessica Lange, dando modo all'attrice di chiudere il sipario e salutare il pubblico con stile (bella, anche se un po' troppo ripetuta, l'idea del giocare sul suo cognome per trasformarla in una David Bowie ante litteram, con tanto di Life on Mars ricorrente e anacronistico).
E gli altri? Niente, Michael Chiklis è un uomo forzuto poco virile, Frances Conroy una madre un po' stupidotta, Denis O'Hare un villain con poco coraggio, gli altri fanno da tappezzeria.
L'hai detto che c'è Neil Patrick Harris che fa lo psicopatico?
Ah si, c'è Neil Patrick Harris che fa lo psicopatico. Arriva, resta per 3 puntate e poi "puff. Puff? Eh".
Eppure a tratti si rivede la stessa verve delle prime due stagioni, alcune puntate creano tensione o commuovono addirittura (quella dedicata a Pepper) e il rimando a Asylum non può che far piacere (ma fa anche notare l'abisso tra quella stagione e questa). Insomma lo stile c'è, la capacita pure ma "il ragazzo non si applica". Torni a settembre
Sia comprensivo, mi faccia qualche altra domanda, c'è pure Neil Patrick Harris che fa lo psicopatico, non posso tornare a settembre.
Ecco, se non hai idee interessanti mi sa che è meglio che a settembre/ottobre non torni.
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