USA 2014 |
Fury è la storia di un soldato e del suo carro armato... detto così potrebbe sembrare un riassunto sbrigativo e semplicistico, oltre che poco onorevole, ma credetemi non lo è. Soprattutto se dai un nome al tuo carro armato, lo consideri l'insieme
di un destriero da guerra e di una casa, e poi chiami così anche il
film.
Il senso ermetico di questo riassunto, spogliato dalla trama che lambisce la seconda guerra mondiale (tema più volte saccheggiato dal Cinema) è in fondo questo. Un senso romantico e di appartenenza, di un uomo che vuol restare aggrappato alla sua umanità. A detta di alcuni, tra le migliori interpretazioni di sempre di Brad Pitt, diretto dal regista di End of watch, che si porta appresso anche Michael Peña. Un film arrivato solo ora in Italia (causa fallimento della casa distributrice) ma uscito negli USA già nel 2014.
Il Bastardo Senza Gloria Brad Pitt riarruolato come ammazza-crucchi, stavolta in un ruolo crudo e drammatico, interpreta il sergente americano Don Collier, un veterano di guerra alla guida di un convoglio di Tank, che marcia nella Germania Nazista per liberarla. I suoi uomini, tizi di varia etnia ed estrazione sociale, sono uniti tra loro solo grazie al forte senso di cameratismo. L'arrivo della recluta, un giovinetto spaventato e incapace di far male persino ad una mosca, rischia di minare il precario equilibrio del gruppo. Il compito di Collier sarà quello di tenere unito il gruppo, proteggere il nuovo arrivato e "svezzarlo" agli orrori della guerra... e intanto portare a termine il compito non da poco di spazzare via i nazisti.
Inizia con un tedesco in sella ad un cavallo bianco in giro di ricognizione. Ecco dunque sin da subito, in un riferimento quasi esplicito, la connessione tra il carro armato e il cavallo da guerra. Anche se il secondo conflitto mondiale rivoluziona il modo con cui l'uomo si rapporta alla guerra - una guerra meccanica, fredda, senza alcun sentimento di pietà, un ammasso di lamiere metalliche e morte - in quell'ammasso di lamiere c'è ancora qualcuno che cerca di mantenere la propria umanità, rapportandosi ad un carro armato così come gli antichi guerrieri si rapportavano ai loro cavalli
Come tra gli ammassi di cadaveri e accumulo di morti del film - portati via o abbandonati al suolo - sorgono storie che sembrano steli nel deserto. "Un giorno questa guerra finirà, ma prima di allora in molti moriranno". I barluni di luce sono come piccole "torce nella notte", ma ci sono. Anche se bisogna aspettare ancora un po' per l'alba. Attraverso tutto questo dovrà passare Norman Ellison, un'anima buona che dovrà recitare un ruolo da spietato, se vuole davvero passare indenne attarverso tutto questo. Il suo "Training day" consisterà nell'accantonare i suoi ideali morali e calarsi nei panni di "assassino". Uccidi o rimani ucciso, questa è la guerra. E solo così facendo, disumanizzandosi, potrà sperare di rivedere la luce di quell'alba.
Un carro armato che è anche casa, in mancanza di una fissa dimora. E' li che passano tutto il giorno i nostri soldati, poichè... "fesso è quello scialengo" di un Jovanotti ma, come diceva lui, la casa non è un posto fisico, quanto un luogo spirituale. Ed il Sergente Collier è il padre di famiglia che tiene unita la baracca. Non un duro quanto un indurito, un uomo che nei suoi momenti di solitudine è sempre ad un passo dal crollo, ma che è obbligato a reggere come ferro davanti ai suoi uomini.
Una storia cruda, eroica, stoica ma non eccessivamente ipocrito-patriottica come American Sniper. Di certo non si possono presentare i Nazisti come nemici degno di rispetto, ma persino tra i loro uomini possono intravedersi piccoli barlumi di umanità in questo film. L'attaccamento al carro armato non è un'impresa da eroi senza paura del cinema americano, ma solo il disperato tentativo di rimanere aggrappati alla propria identità. Poichè "gli ideali sono pacifici, la storia è violenta".
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