mercoledì 24 agosto 2016

Quantum Leap… e del perchè serie tv così oggi non ne fanno più

Proprio in questi giorni Paramount Channel sta trasmettendo gli ultimi episodi (dopo aver trasmesso tutta la serie nel corso dell'estate) di quella che e' senza ombra di dubbio la mia serie tv preferita di sempre: Quantum Leap. Si, la serie tv di inizio anni '90 sui viaggi nel tempo con Scott Bakula e Dean Stockwell.


Sono sempre stato un appassionato di viaggi nel tempo, fin da bambino, forse perche' proprio da bambino vidi per la prima volta "In viaggio nel tempo" (questo era il titolo italiota). 
Ma Quantum Leap non era una semplice serie tv sui viaggi nel tempo, era per me LA serie tv sui viaggi nel tempo, era un viaggio nell'America del secolo scorso, uno spaccato su un mondo che non c'è più, ma anche negli stessi generi televisivi. Tutto questo fu possibile grazie ad una vera e propria genialata, un'idea tanto semplice quanto originale e a suo modo inedita. Il dottor Samuel Beckett (omonimo del romanziere), infatti, non viaggiava semplicemente nel tempo e nello spazio, ma "viaggiava nelle persone". In ogni suo salto si sostituiva ad qualcun altro/a e ne assumeva' l'identita. Non era piu' lui e allo stesso tempo lo era, tutti lo vedevano come un'altra persona, era costretto a fare e dire cose che nella vita di tutti i giorni non si sognerebbe mai nemmeno di pensare, a vivere avventure incredibili, eppure dentro quel corpo c'era sempre lui, uno scienziato. Questa trovata influenzava non solo l'evoluzione dei personaggi ma le meccaniche stesse della serie: in una puntata era una commedia, in quella successiva era un telefilm drammatico, per poi trasformarsi in un musical, poi un noir, un horror, una serie che parla di guerra, una serie romantica...Quantum Leap di fatto non apparteneva ad un solo genere, ma, così come il protagonista, cambiava faccia di puntata in puntata e noi con lui.


E' come se ogni volta ci trovassimo di fronte a qualcosa di diverso, con l'unica costante costituita dal protagonista e dal suo "aiutante", ci sentivamo "a casa" e spaesati allo stesso tempo, chiedendoci cosa avrebbe dovuto fare Sam per poter cambiare di nuovo posto, luogo e persona: sarebbe stato in grado di farlo? Sarebbe riuscito a non peggiorare gli eventi? Ci sarebbe riuscito senza deludere chi gli stava accanto? Soprattutto (vera e propria domanda che ci accompagnerà per tutta la serie) sarebbe riuscito a tornare un giorno a casa? 
Si può parlare di fatto di un vero e proprio supereroe: un viaggiatore del tempo che per mesi, anni, risolve i problemi degli altri e non è invece in grado di risolvere (se non per brevi tratti) i suoi e non riesce a tornare a casa. Affascinante ma allo stesso tempo tremendamente ingiusto.
Quantum Leap era in fondo una serie fantasy/sci-fi molto "umana": tutte le conseguenze e le ripercussioni delle azioni del protagonista avevano un impatto sulle persone più che sul mondo presente/futuro (non a caso soltanto nelle ultime 2 stagioni vediamo per la prima volta il "presente"). Era quello che rendeva speciale la serie e che ci faceva immedesimare immediatamente nel protagonista: non si parlava di catastrofi nucleari, di mondi che finiscono, di esseri da altre dimensioni, di futuri apocalittici e lontanissimi o di ere geologiche, di parlava di persone che vivono, crescono, muoiono e di tutto il percorso che li porta ad attraversare questi momenti della vita, come le attraversiamo noi quotidianamente.

Forse per questo, per questo mio amore per Quantum Leap, non sono mai riuscito ad "entrare" totalmente in telefilm (anche storici e celebrati) come Doctor Who, o perche' non ho mai amato i viaggi nel tempo "eccessivi": viaggiare all'epoca dei dinosauri, nel 700.0000, vicino al sole, in un mondo che farebbe impallidire Man in Black...
No, dei viaggi nel tempo non amo la bizzarria (non a grandi dosi almeno) ma lo scontro generazionale (prendiamo ad esempio Ritorno al Futuro, forse quanto di più vicino a certe tematiche presenti anche in QL), la nostalgia, il vedere alcuni eventi importanti della storia sotto un punto di vista diverso, lo spaesamento (Doctor Who sa sempre quello che fa, ci scherza su, parla del 3000 come se fosse oggi, non è un problema di essere una "serie per ragazzi poco accurata scientificamente", no, anche Quantum Leap lo è in fondo): Sam e' un eroe comune, uno di noi ma allo stesso tempo è anche un genio, uno che si imbarazza, si commuove, si scandalizza, si vergogna, si indigna, ma sa un po' di tutto e sa fare un po' di tutto, non e' un superuomo ma un uomo (dotato di un intelletto non comune, è vero) che diventa eroe suo malgrado. Sam sacrifica la sua intera vita per degli ideali (più di una volta si trova di fonte ad un bivio: pensare a se stesso o aitare gli altri? Scegliere la via più facile e tornare finalmente a casa o salvare un amico?) . E' proprio per questo che ci immedesimiamo in lui: non è nato per essere un eroe, non era il suo scopo, eppure nonostante questo cerca in tutti i modi di fare del suo meglio per cambiare in meglio la vita degli altri. Ci immedesimiamo nel suo bisogno di riappropriarsi della sua vita e tornare a casa, ma allo stesso tempo lo capiamo quando sceglie l'altruismo anche se può apparire eccessivo razionalmente.
A volte ci sono delle persone che odia, che non sopporta, che gli fanno perfino schifo, ma sa che comunque dovrà averci a che fare e dovrà persino aiutarle, altrimenti non potrà "saltare"

E' un po' come fare per tutta la vita l'attore 24 ore su 24, un attore che pero' deve entrare realmente in un altro personaggio e diventare un tuttuno con lo stesso. C'e' da restare spaesati, dimenticare la propria vita del presente (uno degli effetti collaterali del viaggio nel tempo e' la memoria piena di buchi) e perdere il contatto con la realta' (spesso Sam finisce per diventare troppo simile alla persona nella quale e' finito) ma non sono mai riuscito ad immaginare qualcosa di piu' affascinante sui viaggi nel tempo: viaggiare non solo nel tempo ma impersonare anche diverse persone nel tempo (laddove tutti gli altri film/telefilm ci mettono di fronte ad una sola persona che viaggia in diverse epoche).


 Altro fattore di originalita' e' "l'aiutante": se in "Doctor Who" si tratta di persone "scelte" dal protagonista, che non sanno nulla e che "imparano" stando assieme al dottore e lo seguono per spirito di avventura, se in "Ritorno al Futuro" Doc e' il cervellone e la mente di tutto mentre Marty e' un ragazzo che si attiene alle sue direttive (per quanto siano comunque amici, il rapporto e' sempre tra cervellone anziano e ragazzo che si ritrova a vivere avventure straoridnarie), in Quantum Leap abbiamo uno strano rapporto 1:1. Sam (il viaggiatore) e' il cervellone (come in Doctor Who), l'aiutante (che e' sempre nel presente) e' invece il meno razionale dei due, il piu' superstizioso, attento alle cose marginali o "materiali" (il sesso), spesso con piu  pregiudizi...eppure è fondamentale per Sam, ne e' il suo contraltare e fornisce un aiuto insostituibile. Non e' un semplice aiutante come gli assistenti del Doctor Who ma un amico di Sam, uno che lo conosce da anni, che grazie al fatto che e' nel presente "sa tutto" (quindi di fatto compensa il non essere un genio con l'essere comunque nel presente e conoscere molto bene il suo amico). E' anche grazie a questo rapporto di scontro/amicizia che nascono alcune tra le scene piu' esilaranti del telefilm.
Si può dire che non esiste Sam senza Al e il telefilm stesso più volte ce lo ricorda, in quelle puntate nelle quali Al non è presente Sam è come se si sentisse perduto e senza una guida.


Quantum Leap è una serie di fatto oggi irripetibile, sia per i suoi pregi e difetti, sia per come oggi si e' evoluta la serialita': laddove negli anni 80/90' le trame verticali erano la norma, oggi vige l'esatto contrario: una serie tv a "puntate singole", che non ha un immediato seguito come trama o il cosiddetto cliffhanger, sembra polverosa e vecchia, anche se di fatto non lo e'. Allo stesso tempo oggi non e' accettabile una serie di fantascienza che pero' si prende troppe "licenze" e sconfina spesso nel fantastico, lasciando troppe cose sul vago, o spiegando le teorie frettolosamente e non esaustivamente. I telespettatori del 2016 starebbero a scandagliare ogni minima incongruenza, buco di trama, implausibilita', dimenticando che un telefilm come quello non aveva come fine quello di essere a prova di orologeria o perfettamente plausibile, dalla fantascienza traeva solo lo spunto. Era una specie di tanti piccoli film di 50 minuti legati assieme da una tematica spesso comune, con i protagonisti che pur restando sempre gli stessi recitavano ogni volta un ruolo diverso. 



Insomma Quantum Leap era una serie semplice ma efficacissima e "sempre nuova", che in teoria potrebbe (poteva) durare all'infinito: c'e' sempre qualche cosa da risolvere, qualche torto da vendicare, qualche pregiudizio da sconfiggere, qualche sogno da inseguire. Non è andata così, ma anche se il finale ci ha lasciato (e ormai lo fa da 23 anni) con l'amaro in bocca, possiamo sempre lasciarci trasportare dall'immaginazione e ritroveremo Sam che cerchera' di risolvere le cose andate per il verso sbagliato, come un Batman senza mantello e dalla corsa dinoccolata, sempre al fianco dei piu' deboli, ad "aiutare coloro che si trovano nei guai, sperando che il suo prossimo viaggio si verso casa"

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