sabato 22 ottobre 2016

PONTYPOOL - Bruce McDonald (Speciale Halloween - puntata 2)

Nella prima puntata di questo ciclo di film horror avevamo parlato di The Boy, un film apparentemente banale e stravisto ma che riusciva a racchiudere in se più generi e qualche spunto interessante che a tratti metteva in pratica. Pontypool (oggetto di questa seconda recensione) è invece l'esatto opposto: un horror niente affatto canonico che ha come suo unico motivo di esistenza una singola idea, folle e originalissima, ma folle fa rima con geniale?


Cosa c'è da dire ancora sulla tematica zombesca? Nulla, appunto. Se vuoi fare qualcosa di originale devi inventari qualcosa di così assurdo che rischi di scivolare nel ridicolo. E' questo il passo che sceglie di fare Bruce McDonald con questo Ponypool, film canadese del 2009. L'introduzione è abbastanza classica: un dj, mentre sta trasmettendo in una radio, si imbatte in strani messaggi di soccorso, qualcosa di oscuro e di agghiacciante sta accadendo fuori dalle mura della stazione radiofonica, la gente in preda ad una strana follia si mette ad ammazzare, senza un motivo apparente, il prossimo. Cosa sta succedendo davvero? E' uno scherzo? Come hanno fatto ad impazzire tutti? C'è un contagio in atto e, se c'è, come si è propagato?
La prima metà del film gravita attorno a queste domande, senza particolari guizzi o senza creare chissà quale tensione ma un po' di curiosità c'è, curiosità che (nel momento in cui arriva il colpo di scena) svanisce, lasciando il posto nella seconda parte del film ad espressioni dubbiose. Si, perchè va bene avere un'idea originale e costruire un film su una rivelazione "sconvolgente" ma se poi questa rivelazione finisce per ammazzare di fatto il film non è che sia una cosa così tanto positiva. 
Tutto ruota attorno alla "parola", non è uno spoiler in se per se, basta leggere il sottotitolo in italiano ("zitto o muori"), ma anche in inglese ("shut up or die"), io preferisco leggerlo in italiano, non si sa mai, farà pure più schifo ma forse male non mi farà (guardate il film e capirete il senso di questa frase).

Insomma in buona sostanza se nella prima parte il film si costruisce sulla tensione legata a eventi inspiegabili, la seconda parte butta tutto al vento in nome di un'idea e un concetto, un concetto che sacrifica la sceneggiatura e la coerenza del film, che da quel momento diventa solo un mezzo per esprimere un messaggio. Si può benissimo avere un'idea forte e innovativa, però devi svilupparla, è invece l'esatto contrario di quello che succede in Pontypool: il colpo di scena anzichè aprire nuove possibilità e scenari di trama fa arrotolare la sceneggiatura su se stessa, mentre il regista è più interessato a crogiolarsi su quella sola e originale intuizione che a mostrare qualcosa di contenutisticamente interessante.


E' un po' la nuova moda degli ultimi anni, secondo la quale tutto cio' che e' cinematograficamente strano e' per forza di cose geniale ("si e' vero, lo sviluppo e' raffazzonato, la recitazione non e' un granche', la sceneggiatura e' discutibile, pero' almeno accade qualcosa di originale ") in una rincorsa al mai visto e al "nuovo" che spesso finisce per creare dei mostri anziche' qualcosa di davvero potente e pionieristico ("ieri ho visto questo film incredibile nel quale c'era un uomo che vomitava macchinine").

Non che Pontypool non abbia dei punti a favore sia chiaro, ma quei punti a favore (l'importanza della parola, del riflettere sul reale significato di ognuna di esse, la capacita' delle parole di diventare pericolose una volta comprese..) vemgono quasi tutti gettati in vacca, specialmente nel finale, particolarnente schizofrenico e discutibile: presunte rivelazioni che non hanno il benche' minimo senso, comportamento dei protagonisti assurdo (ok, vero, bisogna dire cose senza senso per salvarsi, ma pure fare cose senza senso? "Uccidere e' baciare", con tanto di bacio appassionato ad membrum segugium), a tratti sembra che il film voglia volutamente mirare dall'oggi al domani verso la commedia, fuori tempo massimo (il personaggio del dottore francamente e' imbarazzante e il suo inserimento nelle dinamiche del film e' ridicolo), ma neanche in quello riesce ad essere coerente. Si ha la sensazione di un film che nel finale non abbia idea di dove voglia andare a parare e di cosa fare per arrivare ad una conclusione.
Non si puo' parlare nemmeno di chissa' quali pretese autoriali che giustificherebbero maggiormente un prodotto atipico a livello di sviluppo (di horror si tratta e non certo raffinato o stilisticamente affascinante). In buona sostanza alla fine della fiera il film finisce per essere piu' che altro una critica all'uso della lingua in Canada, e' la cosa piu' evidente ed efficace, il resto sono lampi gettati un po' a casaccio un po' di qui e un po' di la', non esattamente quello che ci si aspetta da un horror: il problema non e' la sua "non canonicita'" ma il suo essere un prodotto irrisolto che oltre ad un messaggio (originale ma vago e privo di approfondimento) riesce a veicolare poco altro.

In conclusione questo Pontypool è un film più strano che bello, più folle che interessante, laddove quei pochi motivi di interesse a livello di sceneggiatura vengono fagocitati da uno sviluppo traballante. Da vedere solo se siete tra quelli che in un film cercano solo l'originalità

Dolcetto o scherzetto? Scherzetto telefonico, anzi radiofonico

Voto 5,5

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