Regressione, è il termine che mi balena subito in mente. Mezzo passo avanti e mezzo passo indietro (che non è intero solo per il risultato). Dopo Madrid un ritorno virtuale a Firenze, sia sotto l'aspetto fisico che sotto quello tattico. Uno spettacolo alquanto bruttino se non preoccupante. L'avevamo detto, la strada era lunga e tortuosa e dovevamo percorrerla con pazienza e sacrificio (di punti) sperando che il protrarsi della fase di assestamento sia il più possibilmente rapida. Col Verona meno male che la vittoria è arrivata e a tratti è stata questione di "culo".
"Culo" come quello Gunter, che Ramsey sfrutta per mettere a segno il suo primo gol in Italia (e chissà quale VIP "si sta grattando..."). Il gol del pareggio, arrivato dopo il loro vantaggio. Un vantaggio comico di quel comico (visto da un tifoso Juve si intende) che sa di ridere-per-non-piangere. La commedia è in tre atti:
Nel primo Demiral fa il pastrocchio in area causando un rigore stupido che la furbizia di Di Carmine si prende e si porta sul dischetto.
Nel secondo la sorte ci regala due finte ancore di salvezza, o per meglio dire due pali di salvezza. Il primo preso proprio da Di Carmine sul rigore e il secondo (una traversa) colpito da Lazovic sugli sviluppi della stessa azione. Salvi? Macché! Ve l'ho detto. E' in tre atti.
Nel terzo a fare la zuppa è nientepopodimenoche Ronaldo, che si dimentica di gestire il pallone e se lo fa scippare. il Verona beffardo e sghignazzante si prende con un tiro difficile quello che aveva buttato via con un tiro facile (il rigore) e non restituiamo alla sorte quello che i due legni ci avevano donato. Talento sprecato, Fortuna sprecata.
Nel secondo tempo invece capita a noi di sfruttare un fallo ingenuo di Gunter (quello del sedere prestato a Ramsey si cui sopra) su Cuadrado in area. Ronaldo si riprende ciò che gli avevano scippato con un tiro potente e centrale. Siamo in vantaggio, Gestire Allegri style o non fermarsi Sarri style? Macché, soffrire prendendo il peggio dei due stili. Ecco cosa facciamo. Perché il guaio attuale è che questa squadra non è né già sarriana né ancora allegriana. E' come se nel cervello dei giocatori si manifestasse una mescolanza di idee. Un'idiosincrasia tecnica che arriva a corrente alternata tra il passato e il futuro. Rimangono o troppo bassi quando difendono, nella paura di subire, o troppo alti quando attaccano, finendo per materializzare di fatto le paure che avevano nel pensiero precedente. Ogni attacco fallito lascia all'avversario ampie praterie di ripartenza.
La corrente arriva e non arriva. Spesso li vedi in campo fermi con la palla tra i piedi attardarsi nella scelta tra il tasto A e il tasto S. Come un novizio di PES che viene da FIFA (magari dato il recente passaggio di mano dell'esclusiva) col joypad in mano che si fa togliere la palla come un pollo nel ritardo della scelta. Questi sembriamo in campo. Alternando errori individuali ad errori di squadra, senza riuscire a porre riparo all'atavica sofferenza sui tiri piazzati. Per salvarci ancora una volta dobbiamo ricorrere ad un quarantunenne che se ne era andato e che ora fa panchina: Super Gigi deve compiere due interventi da giovanotto sul finale per farci portare a casa la pagnotta.
Non puoi soffrire in casa in questo modo col Verona. Se lo fai allora c'è davvero ancora più di qualcosa che non va in questa squadra. Qualcosa da aggiustare il prima possibile. Uscendo anche dalla logica da "quello gioca e quello no" perchè la cosa è generalizzata. Per quanto Dybala non abbia affatto sfigurato al ritorno da titolare.
Per finire un appunto: smettiamola con questa caparbia illusione, alimentata dai telecronisti, che Ronaldo sia "uno che sa battere le punizioni". Non più di Pjanic, non più di Dybala (lo dicono i numeri) sopratutto da quella che è sempre stata la mattonella d'oro di Miralem. Insomma, dovremmo iniziare a veicolare corrente cerebrale e decisioni scomode. Per il resto siamo ancora un cantiere aperto che lo sciagurato vezzo italico di infilare turni infrasettimanali tra le serate di Champions non permette di far proseguire i suoi lavori con continuità.
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