domenica 21 marzo 2021

#SerieA 20/21_27> #JuventusBenevento 0-1 - l'Abisso


“Se guardi troppo a lungo in un abisso alla fine l’Abisso guarderà dentro di te” (Nietzsche).

Ormai è una caduta libera inarrestabile, un pozzo scavato in un pozzo. Il punto più basso mai toccato da decenni, persino peggio dell'era Del Neri, Ferrara & co. Tanto più basso perché all’epoca si aveva una squadra nettamente peggiore di questa.

Partiamo dal fondo della giornata, perché non possiamo fare altro, che continuare a cadere, quasi che questo buco nero che ci risucchia non lasciasse uscire più nemmeno un raggio di luce. Perché peggio di perdere con il Benevento in casa c’è stata solo l’intervista a Paratici.

In altri tempi non si sarebbe consegnato le armi tanto facilmente dopo una sconfitta del genere. Una sconfitta che avrebbe meritato solo il silenzio. Un intervento a vuoto e tossico, pieno di frasi fatte, trite e ritrite ed in particolare dall’ammissione che non si ha alcuna voglia di cambiare rotta. Implicitamente Paratici fa capire che siamo destinati a tenerci questa situazione, addolcendo per altro male la pillola. Una società che caccia due allenatori dopo due scudetti, per due anni consecutivi, e si tiene un allenatore del genere che non vince nulla e perde con una squadra del genere, col Benevento che lotta per la salvezza, gettando via le ultime residue speranze scudetto e compromettendo il quarto posto è indifendibile. Verrebbe voglia di tifare per l'Europa League e fare tabula rasa di certa spocchia, dirigenziale e tecnica.

Portateci tutti gli avvocati del diavolo che volete, gli SKY, i DAZN i Telelombardia vari, con i loro festeggiamenti trattenuti tra i denti... se alla fine non arrivi nemmeno quarto non ci sono scuse che tengano. Un anno sabbatico si accetta, non però perdere in casa col Benevento e accettare tutto come madama la marchesa. Ridicolizzati persino da SKY che ancora una volta si fa beffe del nostro antico motto. Perché nel calcio si può perdere con qualsiasi avversario, ma mai si deve perdere la dignità. La differenza tra sconfitta e umiliazione la segna il come si reagisce alla caduta, qualsiasi essa sia. Perché se sei la Juve ti devi rialzare in silenzio televisivo ma urlando negli spogliatoi, negli allenamenti, nelle sedi sociali.

Dopo l’eliminazione di Champions con il Porto e una settimana di riposo dovevi dare più di quello che avevi in corpo con qualsiasi squadra, invece la tua risposta è stata: “continuiamo su questa strada”. Imperdonabile. Inammissibile. Inaccettabile.

Dichiarazioni che fanno male ad ogni singolo tifoso, che in questo anno particolare non può nemmeno esprimere tutta la sua indignazione sugli spalti. Non può fischiare e non può sfogarsi.

Dichiarazioni senza rabbia e senza orgoglio. Come l’ultimo dei cyborg strapagati, che tanto lo stipendio non te lo toglie nessuno. Un completo sputo in faccia alla tifoseria. Persino in terza categoria dopo una cosa del genere si sarebbe chiesto scusa.

Non si salva nulla della giornata di oggi, nemmeno l’arbitro. Perché alla fine anche loro hanno capito l’antifona e continuano bellamente a camminarci sulla faccia, nella completa indifferenza del mondo. Perché in altri tempi e con altri protagonisti sarebbe stata una stagione scandalosa a dir poco. Tra decisioni politiche e VAR horror.

Invece nessuno noterà il rigore non dato a Chiesa se regali letteralmente una vittoria al Benevento. Così come già era capitato con la Fiorentina. Tutti, anche noi, continueremo a rivedere davanti agli occhi, più e più volte, quello sciagurato assist di Arthur che porta al loro gol. Continueremo a vedere zombi come Morata e Bernardeschi camminare in mezzo al campo. 

Nessuno prenderà questi ragazzi per le orecchie e li richiamerà alle loro milionarie responsabilità, perché per primi i generali hanno consegnato le armi alla stagione, senza lasciar intravedere alcuno spiraglio di luce fuori dal tunnel, nella più completa frustrazione di chi non può nemmeno esprimergli in faccia tutto il proprio dissenso. Altro che gli scioperi del tifo organizzati nel recente passato da gang delinquenti. Qui ci vorrebbe uno stadio pieno di tifosi di ogni estrazione sociale, razza e età, scelti a campione, stanchi dello scempio, a fischiare all'unisono in una bolgia assordante.

Potremo bellamente continuare a vincerne alcune e a perdente altre, ormai tutta la fiducia e la speranza sono state assassinate da quella vergognosa intervista. Quella sì, il punto più basso della stagione, più dell’eliminazione col Porto. Più che questa vergognosa sconfitta. Più dell’eventuale mancata qualificazione alla prossima Champions. Perché ormai si è capito che il pesce puzza dalla testa.

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