venerdì 1 aprile 2022

Hellbound - serie TV (2021)


Negli ultimi tempi Netflix sembra credere molto nelle produzioni sudcoreane. A guardare l'inaspettato successo di Squid Game si direbbe che tutti i torti non ce li hanno. La Corea è una terra che si presta molto al racconto di un determinato tipo di storie e tematiche, che qui in occidente tendono ad essere solo sfiorate. Uno tra i principali temi affrontati da quasi tutte le produzioni di quelle zone è una perenne e mai risolta lotta di classe (pensiamo al celebre Parasite) e una costante deflagrazione del malcontento tra le diverse frange della popolazione. Squid Game era una serie TV che partiva da quello spunto e poi ci costruiva su una folle storia fatta di regole assurde ma molto peculiari. Un gioco al massacro, violento e cinico, che non aveva apparentemente scopo e che invece si nutriva proprio di quel sottobosco sociale per analizzarne le radici più profonde. Hellbound si può sostanzialmente inserire in quel filone per certi versi, pur possedendo caratteristiche piuttosto originali.



Avete presente le ombre di Ghost? Più o meno uguale.


Innanzitutto in questo caso ci troviamo di fronte ad una serie horror che ha molto a che fare col soprannaturale. Secondariamente qui la situazione assurda e mortale non viene cercata volontariamente dai suoi sfortunati protagonisti ma arriva dall'esterno e riguarda tutti. Un bel giorno, infatti, delle persone a caso cominciano a ricevere delle profezie di morte. Piuttosto dettagliate anche: gli esseri che la annunciano infatti si premurano anche di fornire la data esatta nella quale arriveranno a reclamare la loro vittima. Chi muore finisce "all'inferno", lo dicono loro nella profezia. Proprio a causa di questa frase specifica, una volta che le morti cominciano ad essere non più casi isolati, la popolazione comincia a pensare che si tratti di un segno divino, che tutto abbia a che fare con la volontá di Dio. Nasce così una specifica setta basata sul culto di questi strani esseri giustizieri, che nel corso degli anni comincia a fare sempre più proseliti fino a trasformare quasi tutti gli abitanti in adepti e a condurre il mondo verso uno scenario distopico (la serie è ambientata all'incirca un anno nel futuro).


Ogni "gioco mortale" in Corea ha il suo momento dedicato ai vip


Le premesse insomma appaiono distantissime da quelle di Squid Game ma alla fine i punti di contatto sono comunque evidenti. Alla serie infatti non interessa più di tanto analizzare i perché è i per come, i dettagli che ci rilascia sul mistero alla base del tutto sono centellinati, anzi spesso le tante domande finiscono per crearne altre di nuove che lasciano ancora più interdetti. Qui insomma di vere "regole" alla base del meccanismo ne abbiamo poche: gli esseri predicono la tua morte e alla data prestabilita 3 creature orripilanti (pessime a livello di effetti speciali tra l'altro) arrivano dal nulla ad ammazzarti. Stop. Il resto è pura speculazione, ideologia, fanatismo. Portano all'inferno chi ha peccato? Ma a quel punto chi può dire quale peccato è più importante di un altro? Oppure mietono persone a caso? Verrebbe meno tutta la costruzione religiosa e spirituale della faccenda. Perché se a morire e andare all'inferno fossero persone random cesserebbe qualunque speranza per l'umanità, qualsiasi spiegazione razionale e sarebbe il caos.
E' su questo dualismo, su questa differente interpretazione del fenomeno che si costruisce la trama della serie TV nelle sue (non sufficienti) 6 puntate, puntate che sono molto più interessate ad analizzare le ripercussioni sociologiche degli eventi e a mostrarci le reazioni delle persone che devono lottare con questa nuova e agghiacciante realtà. Il "gioco al massacro" visto in Squid Game insomma qui si sposta in un ambito più psicologico e globale, con persone che finiscono per denunciare, autodenunciarsi, suicidarsi, fuggire, spinti dalla loro spiritualità o dalla mancanza della stessa. Nessun premio, nessuna prova da superare, nessuna sopraffazione del più debole solo per ottenere una ricompensa. Qui alla prima chiamata sei fuori dal gioco. E può succedere a chiunque. E allora ci si costruisce un'illusione nella quale chi rispetta determinare regole è salvo, ha vinto. Ma quando vengono a prenderti e sai di non aver fatto del Male a nessuno? Dove finiscono queste regole? E' qui che sta la più grossa differenza tra Hellbound e Squid Game: l'aleatorietà.


"Dio ci sta facendo questo splendido regalo: farci morire tra atroci sofferenze, perché ci ama, come fate a non capirlo?"


Quando non ci si concentra su questi aspetti si spinge il pedale sull'azione più che sull'approfondimento di determinate questioni, rendendo il tutto affascinante ma un po' sbilanciato. Si ha la sensazione insomma che a volte alcune cose vengano lasciate per strada così come alcuni personaggi vengano abbandonati di punto in bianco. Questo lo si nota soprattutto dalla terza puntata in poi, come se la serie cambiasse di punto in bianco registro e diventasse più movimentata, dopo un inizio molto più lento e misurato, trovando il giusto ritmo. Ma in questo passaggio purtroppo si perde delle cose, le mette da parte per non riprenderle più. Una scelta piuttosto discutibile.

Hellbound è in definitiva una serie piuttosto originale, meno "furba" rispetto a Squid Game, anzi nella sua troppa cripticitá rischia spesso di indisporre (ci si possono trovare delle piccole analogie, anche tematiche, con The Leftovers tra l'altro). Ma la bravura nella costruzione delle atmosfere, del senso di spaesamento dei personaggi, l'indagine costante sull'incapacitá dell'uomo di venire a patti con la morte (e la sua necessità di trovare risposte razionali e costruire significati salvifici, anche a costo di scivolare nella follia) ne fanno un prodotto tremendamente affascinante. Imperfetto ma imperdibile.

PRO

- Premessa decisamente interessante
- Pone diverse questioni esistenziali
- Tanti misteri e atmosfera ottima

CONTRO

- La serie è piuttosto sbilanciata
- Effetti speciali piuttosto "meh"
- 6 puntate sono poche e causano scarso approfondimento.

Voto 7,5


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