Juve-Empoli è durata diciotto sporchi, micragnosi minuti. Il tempo per quel deficiente di Milik di farsi espellere. Poi si è giocata un’altra partita, diversa da quella che sarebbe potuta e dovuta essere. Di fatto trasformatasi in un lungo tappeto rosso per l’inter. L’inerzia, nel calcio, è uno stato fondamentale e quasi raramente si riesce a contrastare durante un campionato. Quando una capolista forte come l’inter (o come la Juve dei nove anni) prende il primo posto, difficilmente si riesce a sorpassarla e a darle una spallata. Questa sarebbe potuta essere una spallata, non decisiva, dato l’asterisco e la lunga strada ancora da percorrere, ma una bella botta psicologica al campionato. Invece si è voluto dimostrare che non si è ancora pronti a crescere, in pensieri, parole, opere e omissioni. La cazzata di Milik, fatti i dovuti distinguo, si può paragonare alla papera di Radu a Bologna, un punto di svolta che cambia la stagione di una squadra. Lo scontro diretto della settimana prossima va solo nella direzione già presa, soprattutto se giocato con l’inter prima e con l’asterisco. Situazione completamente opposta a quella della settimana scorsa.
Quando parlo di una Juve non ancora pronta, mi riferisco proprio a partite come questa. Parlo di partite cronologicamente decisive, che potevi tranquillamente vincere per quattro a zero, ma che decidi di snobbare prima e cestinare poi. Ecco perché, se è vero che Milik è il principale responsabile di ieri, e meriterebbe di seguire dallo sgabello in tribuna le prossime cinque gare, e anche vero che al secondo posto delle responsabilità non può non figurare Allegri, che lo schiera dal primo minuto. Il suo turn-over è parso pressoché insensato, perché a una settimana di distanza dallo scontro diretto ci sarebbe stato tutto il tempo di recuperare le energie, e nei fatti è risultato deleterio. Allegri dimostra di non essere abituato a saltare le coppe, perché si comporta come se le giocasse. Avete presente il vantaggio che ci danno da squadra che ha solo il campionato? Ecco, Max sceglie di non volerlo sfruttare.
Se Milik si mangia la panchina un motivo c’è, e non saranno certo i suoi tre goal in Coppa Italia che cambieranno il suo status, piuttosto si confermano un’eccezione. Continua invece a dispiacermi per Miretti. Lui con l’aspetto da bravo ragazzo ma coi piedi non da Juve, preferirei vederlo in provincia da ex, magari con i soliti tifosi a rimpiangerlo (come fanno con chiunque) piuttosto che vederlo con questa maglia ma con i tifosi che lo insultano perché, obbiettivamente, non è da Juve. Nella mancanza di Chiesa, Yildiz si è dimostrato una risorsa, che però va sfruttata sin che è calda, perché di certo non potremo fare affidamento sulla sua esperienza e quindi sulla sua costanza, cose che si acquisiscono col tempo. Ed ecco quindi che, gira che ti rigira, al terzo posto delle responsabilità ci sono questi giocatori. Davvero pochi son da Juve e la panchina risicata non può certo competere con le big del punto di vista tecnico.
Poteva quindi questa Juve, in turnover, liquidare la pratica Empoli, giocando con un uomo in meno, praticamente una partita intera, seppur in casa? I fatti ci hanno spietatamente detto di no. Perché il calcio è uno sport che si gioca 11 contro 11 e l’uomo in meno cambia le partite, eccome! Se non fosse così, i complottisti antiju non starebbero sempre li a vedere rossi anche quando non ci sono. Nelle poche volte che non succede e passi in vantaggio, poi ti fai recuperare con un tiro da fuori area? Immaturità. Fatto salvo il fatto che in 11 contro 11, a mio parere e senza controprova, questo Empoli sarebbe stata una pratica semplice da sbrigare. E visto il rocambolesco pareggio del Milan in casa col Bologna, farcito da due rigori falliti, questo campionato sembra sempre di più una lotta tra maturità ed immaturità. L’immaturità ieri ha vinto una partita decisiva.
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