La fantascienza, al cinema e in TV, procede spesso per ondate. Tutti si fiondano su una tematica, la mungono fino all'ultima goccia, inflazionando il mercato, fino a quando il pubblico non ne ha abbastanza e così si passa alla prossima sottocategoria. Abbiamo avuto il boom dei prodotti basati sui viaggi nel tempo, quello dei loop temporali, ora è la volta della teoria del multiverso. Tutte tematiche affrontate giá in passato nei romanzi più famosi del genere, ma sempre buoni per essere rimaneggiati ed offerti al pubblico "moderno".
Dark Matter non è certo la prima serie TV sul multiverso e non attinge nemmeno ad una fonte "storica" (il romanzo dal quale è tratta è piuttosto recente), si può dire che anzi arrivi ben oltre la cresta dell'onda. Guardando le prime puntate poi la sensazione è di guardare qualcosa di affascinante ma un po' "vecchiotto" nello sviluppo. Siamo insomma ormai negli anni '20, dopo una infinitá prodotti dedicati al genere ci si aspetta che i protagonisti siano un attimo meno "ingenui" e un po' più "scafati" (sei un genio che ha ideato un piccolo "tesseratto" e all'improvviso ti ritrovi in un mondo molto simile al tuo eppure con delle varianti...che sarà successo? Fai 2+2). Eppure piano piano, con lo sviluppo della storia Dark Matter riesce a dire qualcosa di interessante e compiuto (cosa che non si può dire di tante serie ideate per avere 4/5/10 stagioni, che poi vengono fagocitate dalle ambizioni e dai misteri disseminati). Sono le persone e le loro scelte che plasmano il mondo e coloro che possono portarci all'Apocalisse sono le stesse identiche persone che potrebbero costruire il mondo perfetto.
"Cara, mi sei mancata. Buttiamoci tutto alle spalle e facciamo una vacanza, come le facevamo una volta. Ricordi il nostro viaggio a Roma? La Torre Eiffel era magnifica" |
Jason Dessen è un fisico abbastanza infelice: ha una famiglia che gli vuole bene, certo, ma anche un lavoro che non gli dà grosse soddisfazioni e degli amici che, a differenza sua, hanno sfondato e hanno ricevuto perfino dei premi. Si chiede se ad un certo punto della sua vita avesse scelto il lavoro e la carriera invece che la famiglia. Come sarebbero andate le cose? Poi però una sera un uomo mascherato lo rapisce, lo droga, e lui si ritrova in uno strano posto dove le persone sono le stesse ma allo stesso tempo sono diverse: sua moglie dice che non si sono mai sposati e che anzi non si vedono da anni, inoltre suo figlio non esiste più e i suoi amici si comporano stranamente. Cosa sará successo? Beh, come detto, è abbastanza prevedibile. Eppure il protagonista continua per 3/4 puntate buone ad essere confuso e a non spiegarsi delle cose che dovrebbero essere banali e ovvie (potrebbero essere accettabili in una serie TV degli anni '80, non del 2024), o a rimettere perfino in discussione cose che erano state date giá per scontate la puntata prima. Eddai, The Family Man ha ormai quasi 25 anni e già era molto più "dinamico" come film
Mettiamoci che Joel Edgerton non è il massimo dell'espressività e spesso ha più la faccia del cane bastonato che dell'uomo in crisi e senza certezze. Perfetto per un ruolo che prevede un protagonista che abbia la faccia ambigua (non troppo da buono ma manco da cattivo) ma non per interpretare 2/3/4 versioni di una persona. Spesso si fa fatica perfino a capire chi sia, e non tanto per volontà di sceneggiatura.
Molto meglio invece ad esempio Jennifer Connelly o Billi Simpson, pur nel loro minor spazio a disposizione.
"Mi sa che non è il nostro mondo, sul tabellone cosa c'è scritto? SIETE DEGLI INSETTI? Dove l'ho giá visto? |
Però, come detto, col passare delle puntate, Dark Matter mostra una profondità ben maggiore. Non è la semplice (e un po' vecchiotta) storia di due versioni di un uomo che si combattono tra loro (e come tale è stata bollata nelle recensioni delle prime puntate) ma ci mostra sfumature molto più ambigue. I rimandi a The Astronaut's Wife si fanno più labili quando il lato più fantascientifico e filosofico della serie diventano più chiare.
Non esiste un "cattivo" ed un "buono", non c'è un vero Villain canonico, esistono le circostanze, le coincidenze, il caso, che plasmano la nostra vita e ci rendono ciò che siamo. Certe attitudini sono innate in noi ma vengono esaltate o ammorbidite dagli eventi. Siamo noi insomma a decidere cosa vogliamo essere, accettando o meno dei compromessi che possono condurci su una strada invece che un'altra.
Il lato più affascinante di Dark Matter è dato insomma da questo continuo mettere in discussione la psicologia dei personaggi, che non sono (come possono apparire dopo le prime puntate) caricaturali o "tagliati con l'accetta". Le varianti non sono le stesse identiche persone ma non sono neanche davvero diverse nel profondo. E questo conduce ad una domanda fondamentale: se esistono infiniti universi ed infiniti Jason, che variano non solo per differenze rimarchevoli ma a volte anche per quelle infinitesimali, chi è il "vero" Jason?
Tutti e nessuno probabilmente. E allora cosa combatte davvero Jason quindi? Chi vuole sconfiggere? Da cosa fugge?
Allo stesso modo del suo protagonista, insomma, la serie con passare delle puntate si spoglia della sua natura caricaturale, "binaria" (buono/cattivo, nostro mondo/mondo del Jason "cattivo", scelta della famiglia/scelta del lavoro ecc ) e abbraccia davvero la concezione di "infinito". Cresce così anche il lato più fantascientifico della vicenda (il telefilm si "apre" davvero solo quando ci mostra come funziona il cubo e le sue infinite possibilità) regalando complessità alla trama e profondità ai personaggi. Ognuno imparerà di più su se stesso soltanto conoscendo (direttamente o i direttamente) un'altra sua versione. Un lato di se stesso che non sapeva di conoscere o voleva tenere nascosto.
Non esiste in definitiva il mondo perfetto, così come non esiste un io "più buono" o più "cattivo". Esistono le circostanze, il caso, le scelte, l'abitudine. Esistono perfino l'accettazione e l'altruismo, che a volte spingono a mettere da parte gli ideali più sfrenati.
PRO
- Più profonda di quanto possa apparire
- La meccanica del cubo è interessante
- Il finale è semplice, non originalissimo, ma per una volta "conclusivo"
CONTRO
- Joel Edgerton fatica a sdoppiarsi o triplicarsi: di fatto ha sempre la stessa espressione in ogni caso
- Le prime puntate un po' "ingenue" e un po' vecchiotte concettualmente possono allontanare qualche spettatore
- Alcune soluzioni piuttosto forzate
Voto 8-
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