giovedì 18 luglio 2024

Silo - serie TV (2023)


In un mercato ormai pressoché saturo e dominato da due colossi come Netflix e Prime Video (anche loro con vari problemucci tra l'altro) farsi notare è impresa ardua, se non impossibile. Bisogna scegliersi una nicchia ben definita e cercare di "acchiappare" più utenti possibili affezionati ad una categoria ben definita. Se Disney ha un brand ben identificabile e per Paramount vale più o meno lo stesso, Apple TV plus non avendo alle spalle marchi e brand immediatamente identificabili (in ambito film o serie TV) ha scelto la strada della specificità: identificando un genere ben definito e massimizzando i prodotti dedicati a quella nicchia. In sintesi, Apple TV Plus sembra puntare ad essere il servizio streaming per chi ama la fantascienza. I suoi prodotti di punta, appartengono infatti quasi tutti al suddetto genere. Basti pensare all'amato e celebrato Severance, o al ciclo di Fondazione, all'ucronico For All Mankind, allo sfortunato Constellation, al recente Dark Matter...E poi c'è Silo. Uscito quasi in sordina, nel corso dei mesi ha acquistato non solo notorietà ma è diventato in breve tempo uno dei prodotti di punta del servizio streaming. A ragione? Sostanzialmente si. La serie tratta dai romanzi di Hugh Howley ha fatto suo l'approccio "less Is more", eliminando il superfluo per privilegiare l'essenziale, consegnandoci una fantascienza old school ma che rispetta i crismi essenziali del genere. 


"Si sta strettini quasi quanto in Bangladesh"


Immaginate un mondo simile a Fallout: gente stipata sottoterra in un ambiente ristretto, organizzato in maniera ossessiva, con leggi apparentemente assurde che regolano la società, con un micro mondo da proteggere da un ambiente estremo ormai arido, inospitale, ostile. Eliminate tutta la componente più umoristica, parodistica, l'ironia dissacrante. Sostituitela con un'atmosfera molto più oscura, opprimente, ambigua, con tantissime suggestioni pescate di peso da 1984. Otterrete Silo in buona sostanza. Una serie di fantascienza distopica di come le facevano una volta. Scordatevi il colpo di scena costanti o i misteri buttati come carte alla rinfusa sul tavolo. Silo è un prodotto che basa il 90% del suo fascino sull'atmosfera. In buona sostanza ci sono queste persone che vivono sottoterra, in un Silo, da...decenni? Non si sa da quanto. Queste persone (circa 10.000) vivono in una sorta di città perfettamente funzionante, che per preservarsi ha scelto di eliminare qualsiasi cosa che possa rimandare al mondo esterno o che, anche vagamente, faccia riferimento al "mondo di prima". Ogni oggetto "antico", va distrutto e chi lo possiede viene condannato a morte, tramite "pulizia". In sostanza chi trasgredisce viene cacciato fuori dal Silo e condannato a pulire le telecamere esterne che mostrano il mondo in superficie, prima di morire non si sa bene a causa di cosa (radiazioni? Veleno?) . E qui scatta la scopiazzatura di 1984. 


"In quella foto si vede una donna gigante con una fiaccola in mano, in un'altra quattro facce enormi che si affacciano su un dirupo, in un altra c'è un essere imponente con la testa umana ed il corpo di leone. Maddai, non lo vedi che sono dei fotomontaggi, non è credibile che là fuori vivano quelle cose"


Il concetto di "pulizia" e legato a doppio filo a quello del controllo. Il mondo esterno che vedono gli abitanti del Silo è un mondo "filtrato" dall'occhio delle telecamere, non c'è una visione diretta. Chi controlla queste telecamere? Quante c'è ne sono? Servono solo per spiare fuori o anche quello che avviene dentro? Se le risposte sono tutte ovviamente facilmente immaginabili, il grosso della serie si basa sull'atmosfera e sul concetto di attesa. Noi spettatori, così come gli abitanti del Silo, disponiamo di pochissime informazioni. Ogni minima scoperta risulta quindi appagante e soddisfacente, rendendo sempre avvincente la trama che ci viene mostrata, anche quando tutto sommato le sue possibili evoluzioni non sono così originali. 

L'atmosfera viene poi costruita anche attraverso delle scenografie davvero affascinanti: le architetture del Silo, con i suoi piani e le scale a spirale, che racchiudono concettualmente le classi sociali che lo abitano, queste abitazioni che sembrano uscite da un romanzo di Philip Dick. La tecnologia vetusta ma efficiente, i luoghi oscuri, le zone segrete...A livello concettuale ed artistico insomma il lavoro compiuto è eccezionale e altrettanto azzeccata è protagonista, interpretata da Rebecca Ferguson. Il suo sguardo costantemente dubbioso e la sua ribellione ricordano da vicino quella di Winston Smith, un personaggio col quale non possiamo non empatizzare: sola contro un intero mondo e destinata inevitabilmente a fallire ma lo spettatore fa comunque il tifo per lei. 


"Non puoi andare fuori, non ci siamo mai stati, potrebbero esserci orrori indicibili: pavimenti che scricchiolano, rumori mai sentiti, scale dritte..."


Silo è insomma una serie TV che fa poche cose ma le fa bene. Sceglie di concentrarsi sulle cose principali, senza avventurarsi su troppi sentieri, consegnandoci una mitologia affascinante ed oscura, che si svela poco alla volta, senza forzature o colpi di scena improbabili. L'interpretazione della protagonista e le scenografie chiudono un pacchetto di ottimo livello, che non può lasciare indifferenti i fan della fantascienza classica. 

PRO
Scenografie e ambientazioni suggestive
Il senso di attesa che permea le puntate
Una protagonista per la quale è facile fare il tifo

CONTRO
La serie (pur non risultando mai noiosa) si prende molto tempo per mettere in tavola determinate questioni
La trama non è il massimo dell'originalità
Lo sviluppo non è così imprevedibile. 

Voto 8+




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