A un certo punto dovremo pur decidere se restare il Bologna dello scorso anno o diventare la Juventus del futuro, facendo quel salto di qualità necessario. Undici contro dieci per settanta minuti, settanta percento di possesso palla, ma riusciamo a vincerla solo per un loro autogol. Su sedici tiri solo tre nello specchio, oltre l'immancabile palo, amico ormai delle nostre serate. Restiamo carta conosciuta, soprattutto per i nostri avversari, che anche in inferiorità numerica riescono a tenerci ben distanti dal loro portiere. Col Cagliari è servito un rigore, qui un autogol, ma la sostanza non cambia. Siamo abbastanza stitici lì davanti, soprattutto con squadre che, per scelta o per necessità, si arroccano in difesa.
Passiamo continuamente da un eccesso all'altro, con nonchalance. Dalla cinica prima parte dello scorso anno, in cui si soffriva in difesa sotto gli attacchi dei primi venuti, ma si trovava il gol con pochi tiri, alla snervante impotenza offensiva di questa Juve, in cui Di Gregorio resta inoperoso, ma per lunghi tratti anche i sui colleghi. Allegri-Sarri, Allegri-Motta, in perenne scelta tra attacco di cuore o attacco di nervi.
Non penso infatti che lo spettacolo possa giovarsi dei passaggetti guardioliani a difesa avversaria schierata. Correre palla al piede dalla nostra area per poi fermarsi nel traffico della trequarti, come le partenze intelligenti nei giorni di esodo estivo. Le poche volte che proviamo il tiro da fuori alziamo il voto del portiere avversario. Certo, spesso la spariamo in curva, ma quella cosa che normalmente ci farebbe incazzare per l'occasione sprecata, finisce per innescare un meccanismo di sollievo che funge da valvola di sfogo contro il tiki taka.
Risulta quindi che la superiorità numerica tutto abbia fatto tranne che propiziare la nostra vittoria. Se Gila non se la fosse buttata dentro per stanchezza staremmo qui a parlare del solito squallido pareggio interno. Una Lazio non costretta a barricarsi avrebbe (forse) offerto più spazi. Metto forse tra parentesi perchè nulla le avrebbe impedito di fare la Roma o il Napoli della situazione. Alla fine dobbiamo tenerci stretti questi tre punti e sperare che questo fondamentalismo lasci spazio all'apertura mentale e alla duttilità tattica. Certo, con un solo attaccante questa speranza potrebbe risultare vana. Ma un tifoso deve crederci.
Note a margine la solita tarantella italiana di quelli che aspettano la Juve per lamentarsi del VAR, perché la nostra resta la cassa di risonanza più grande d'Italia. Osannato e difeso a spada tratta da quelli che non vengono toccati da esso (tipo le televisioni, che invece ci costruiscono il loro business) viene attaccato da chi si sente defraudato, per qualsiasi ragione. Di solito c'è sempre chi fa più casino degli altri e chi se ne sta mediamente zitto. Inutile ricordare i torti non contestati dal celebre stile Juve, che subisce, sta zitta e poi deve anche sentirsi gli altri abbaiare alla porta della sala VAR. Celebre l'intervista di Lotito che in occasione di Lazio-Milan, dello scorso anno, disse che ci avrebbe pensato lui, senza specificare quali sarebbero state le proprie contromisure, in perfetto stile gangster. Nell'occasione ci fu la cacciata dell'arbitro. Ieri invece i suoi dirigenti vanno in TV a predicare la rivoluzione, chiedendo la testa del VAR e la sua immediata abolizione.
Tutto questo perché Douglas Luis si divincola in area e entra da giallo a centrocampo a fine gara? E cosa dovremmo dire noi con Conceicao cornuto e mazziato (tra l'altro Pellegrini ieri simula in area senza prendere il giallo e Zaccagni a terra a centrocampo, si rialza a fine azione e corre verso l'arbitro, con Sky che invece ci dice che stava zoppicando) o peggio ancora l'Udinese, che dopo l'espulsione inventata per il Milan, ha dovuto subire una partita intera di compensazioni, collezionando due rigori negati e due gol annullati. Finché andrete lì a lamentarvi solo quando subirete torti, vi rideranno sempre in faccia e sarà sempre il VAR a decidere le gare.
Nessun commento:
Posta un commento