mercoledì 26 novembre 2025

Bodø/Glimt 2-3 Juventus – 5ª UCL 25/26 – Bodo di polli


Bodo-Juve è stata la gara degli avvertimenti ignorati, finita in un lieto fine che sa più di lieto fiuuu. Non vincere avrebbe significato salutare la Champions senza nemmeno passare per i soliti play off. La vittoria ci tiene aggrappati ad una competizione che non fa per noi. I limiti tecnici e gli errori di formazione si sono sentiti soprattutto nel primo tempo, quando la volontà di tornare il più presto possibile al tepore di casa è parsa più forte di tutto. Poi Spallettone si persuade del fatto che questa Juve è Yildiz-dipendente.

Il primo avvertimento arriva a fine agosto, col sorteggio; quando ancora non si aveva la coscienza psicologica del freddo che fa in Norvegia a fine novembre: tempi e luoghi che han fatto fuori lupi e falchi. Al clima rigido; e al campo sintetico; si è poi aggiunta la consapevolezza di chi sapeva che Bodø e Pafos restavano le uniche due vittorie alla portata della propria mediocrità; dato che la classifica della nostra Champions League... langue. Spalletti, nel post gara, ha citato la debolezza psicologica di chi continua a sentirsi chiamare "menefreghista". Ma non è stato proprio menefreghismo, quello che lui e i suoi hanno mostrato nel primo tempo?

Lucianone si alza col piede sinistro e mette in campo una formazione che forse ha sognato la notte prima; e che come tutti i sogni, oltre ad essere fantasiosa, non ha né capo né coda, come un animale mitologico. La mediocrità del primo tempo urla il proprio nome alle latitudini artiche, col rischio di spaccare i suoi ghiacciai. Passaggi sbagliati che cadono più veloci della neve, che leggera scende in campo. Marcature improbabili che portano a falli e ammonizioni e poi... un nome su tutti: Adzic. Maledetto quel 13 settembre che gli (e ci) ha fatto più male che bene. Ieri ancora una volta un assoluto disastro. Come bruciare l'ennesimo giovane con lodi inopportune e premature. Naturalmente tutto questo si traduce nell'ennesimo svantaggio, arrivato l'ennesima volta da un calcio d'angolo.

Poi Spallettone si scrolla di dosso il gelo e capisce che servono gli unici che in questa Juve si salvano e che un turnover è impossibile. Con Yildiz e Thuram la Juve cambia volto. Kenan la vince da solo e riesce nell'impresa di mandare in gol Openda e David in una sola partita. Si gioca sul filo del fuorigioco e come al solito a farne la spese è Miretti, uno a cui il VAR ha tolto una caterva di gol. Quando lo vedi segnare già sai che la spada di "Varocle" cadrà su di lui.

Trovata la rimonta con McKennie il guaio arriva dalla panchina con Cabal. Come storicamente accade. Quanti rigori in questi anni sono arrivati da interventi scellerati dei neo entrati? Rigore già visto altre volte. Altra statistica dai dati ripetitivi e dagli avvertimenti inevasi. Il 2-2 sembra l'ennesimo pareggio finale, quasi un marchio di fabbrica distintivo e inevitabile. Ma al 90' l'uomo forte dai destini forti gioca la sua ultima carta, mandando in gol anche David. Solita suspence VAR, ma stavolta la sfanghiamo. Chissà quando rivedremo questa rara congiunzione astrale di marcature.

Vittoria utile ma non sufficiente, si diceva. Il rischio come al solito sta più nel sentirsi più forti di quel che si è che nella speranza del definitivo scongelamento di questa squadra di ibernati.

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