Ci sono serie che già dopo una stagione sembrano aver esaurito tutto quello che avevano da dire. Ce ne sono altre invece che potrebbero andare avanti all'infinito. Serie che scelgono di restare immancabilmente sempre fedeli a sé stesse e alla propria formula eppure continuano a non annoiare. Accade ad esempio a Slow Horses, che nel corso delle sue stagioni ha acquisito sempre maggiori consensi, tanto da diventare probabilmente la serie di punta di Apple TV. E anche quelli degli Emmy se ne sono accorti.
Il segreto della sua riuscita sta nell'essere una spy story che però rifugge da tuti i classici cliché delle spy story, che molto spesso finiscono per renderle noiose e un po' tutte simili tra loro: lo stile troppo serioso, la recitazione impostata, le trame cervellotiche e complesse che spesso però non vanno da nessuna parte. Slow Horses è invece veloce, diretta, senza fronzoli, piena di dark humor e di personaggi stupidi, avventati, anarchici. I ronzini di Jackson Lamb non stanno nella serie b dell'MI5 perchè incapaci (non tutti almeno) ma perchè sono fortemente allergici al sistema e hanno la forte propensione a fare di testa loro. Ma sono maledettamente bravi (o quantomeno perspicaci), per questo i pezzi grossi del Park scelgono comunque di non rinunciarci, pur relegandoli in panchina. E' anzi tra le fila di questi ultimi che spesso si trovano elementi discutibili, che finiscono per commettere errori su errori che poi addosseranno ai ronzini. Gli "Slow Horses" sono insomma degli agenti buoni per tutte le situazioni, soprattutto quelle più spinose, adatti a qualsiasi contesto e minaccia per l'Inghilterra, anche se a volte queste minacce vengono innescate inconsapevolmente da loro stessi.
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| "Perchè vorrebbero far fuori il più irrilevante tra i miei agenti più incapaci? Forse non sopportano le persone inutili e rompipalle" |
Fermandosi giusto un attimo prima di diventare una parodia, Slow Horses usa il cinismo e il sarcasmo per prendersi gioco dell'autorità. E' e resta comunque una Spy story, per quanto sui generis: i colpi di scena non mancano, neppure i complotti e le macchinazioni. Solo tutto è più immediato, facilmente decifrabile e si rifuggono le lungaggini. Il dark humor pur rappresentando la cifra stilistica del telefilm, non soffoca i momenti più riflessivi e profondi, che quando presenti ne risultano anzi amplificati (un esempio? L'ultimissima scena).
Se la stagione precedente si concentrava sul passato di River, questa (tratta dal romanzo "London Rules") ha invece per "protagonista" l'irritante e ingenuo Roddy Ho. Sará lui infatti il bersaglio di criminali che cercheranno di farlo fuori. Perchè proprio lui? C'entrerà forse la bella ragazza con la quale i suoi colleghi lo hanno visto intrattenersi ultimamente? Shirley drizza le antenne, subodorando qualcosa di poco chiaro (Ho con una ragazza vera?), gli altri non le crederanno e la ignoreranno. Finché...
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| "No, ti stai sbagliando, chi hai visto non è, non è Tara. Lei è sempre a casa che aspetta me. Non è Tara. Se c'era un mitra, poi...No, non puo' essere lei" |
6 puntate potrebbero sembrare poche, soprattutto per una serie spionistica. Ma Slow Horses come al solito alla fine riesce a fare quadrare quasi tutto: umorismo, macchinazioni, una trama interessante, riflessioni sul passato dei protagonisti e sulla loro psicologia. Tutto questo è inserito in un affresco che dipingere la difficile situazione dell'Inghilterra dei giorni nostri: tra rigurgiti di estremismo, terrorismo, politici corrotti e ipocriti, laddove Londra spesso assurge a ruolo di vera protagonista, con i suoi "labirinti" e le "macchinazioni che fa compiere ai suoi tanti volti, quasi come se si trattasse di un oscuro Paese delle Meraviglie" (la semi -citazione è assolutamente voluta).
Gli ingredienti per andare avanti ancora a lungo ci sono tutti: non a caso la serie è stata rinnovata, non per una ma già per per due ulteriori stagioni (con tanto di instant trailer della prossima). Non ci libereremo facilmente insomma di Jackson Lamb e dei suoi ronzini, detestabilmente simpatici, incompetenti ma perspicaci, inaffidabili ma degni di fiducia. E a noi va bene così.
PRO
- I Personaggi (e Jackson Lamb in primis) sono il vero motore della serie
- Londra e le sue viuzze piene di segreti, che si fa spesso vera protagonista delle vicende
- Da fan del gruppo non possiamo non notare le continue citazioni ai Marillion e ci fa enormemente piacere la cosa.
CONTRO
- Pur riuscendo a farci star tutto dentro, 6 puntate lasciano sempre un po' poco sazi
- Meno action rispetto alle stagioni passate, il che non è necessariamente un difetto
- Se cercate una spy story classica rivolgetevi altrove
Voto 8+
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