Questa era una di quelle partite, alle quali si sarebbe dovuto avere la decenza di non presentarsi affatto, restando a casa, andando alla Scala a vedere Lady Machbeth o qualsiasi altra cavolo di cosa che vi fosse passato per la mente. Perché di riffa o di raffa finisce sempre lo stesso modo, da 7 anni a questa parte. Tanto più ora, che non abbiamo più una squadra, ma un’accozzaglia di scappati-di-casa-ruba-stipendio.
Sarebbe bastato poco, dato che si era già scelto (finalmente!) di non pernottare in città; evitando i soliti schiamazzi col mandolino per tenerci svegli; simbolo di un millenario cliché immortale, prima che di una tradizione posticcia e kitsch.
Giustissimo! Nemmeno una lira agli hotel di questa gente e zero stelle su TripAdvisor. Ma il passo decisivo sarebbe stato quello di rimanere a casa e mandare un certificato medico, accettare il tre a zero a tavolino e risparmiarci la solita figura. Invece no! Si è scelto di scendere in campo, per prenderci ancora una volta in giro.
Ma (ripeto) non è il risultato quello che alla fine dà più fastidio; scontatissimo sin dal giorno dei sorteggi del calendario. Il solito illusorio pareggio, arrivato in modo estemporaneo e al primo tiro in porta, prima di far divertire il circo con questi pagliacci. Parlo invece delle scelte e dello scempio. Lo scempio lo conosciamo, è il solito: i palloni persi, regalati in quantità industriali, gli assist vincenti agli avversari e tutto il repertorio già sciorinato negli ultimi anni. Ma deve essere che a Torino, qualsiasi allenatore venga, abbia la straordinaria capacità di adattarsi alla mediocrità dell’ambiente. Tudor, Spalletti o Gesù di Nazareth, appena entrano alla Continassa iniziano a sguazzare nella mediocrità come un maiale nella pozzanghera più grande della serie A.
Perché non so in quante altre squadre, un allenatore come Spalletti, avrebbe tirato fuori gli unici due decenti, per i soliti due polmoni: Openda e David. È certo, ci vuole costanza a saper prendere per il culo la gente in ogni singola partita; eccetto quelle coi cadaveri che non possono difendersi. Ma la presa per il culo più grande di questa squadra si chiama Edon Zhegrova. Prima o poi, qualcuno, ci deve spiegare la sua utilità tecnica. Perché viene messo in campo gli ultimi cinque minuti di ogni fottuta partita; manco fosse scritto nel suo contratto, pena rescissione, causa miliardaria e cavoli amari. Signori, ma quando si è mai vista una cosa del genere?
Ripeto ancora, col rischio di risultare ripetitivo, il risultato è l’ultimo dei problemi. Questa è gente che ha pareggiato contro la Fiorentina, ultima in classifica. Questa è gente che quando va a parlare ai microfoni fa peggio di quello che fa vedere in campo: e mi riferisco al capitone Locatelli, uno che si presenta ad ogni singola figura di merda con la faccia di quello che ha il discorso precaricato in memoria; come le bamboline a cui tiri la corda e parlano.
E dove vogliono andare nelle prossime gare con Bologna e Roma? aspettiamoci due risultati ancora più roboanti. Aspettiamoci altre epiche prese per il culo. E che non gli venga in mente di essere in grado di arrivare al quarto posto! Perché questi devono subire una batosta epocale. Un 10º posto punitivo, che non lasci alibi di sorta ad algoritmi e cavolate varie. Basta! Basta! Basta! Siamo stanchi e stufi. Non ne possiamo più, già a dicembre, di pensare che dobbiamo passare ancora mesi e mesi di merda, con questa squadra, che non ha più il diritto di chiamarsi Juventus. E chiedo scusa alla Juve di Del Neri, su questo blog da me all’epoca chiamata Newuventus. Quella almeno era una squadra di calcio. Mediocre sì, ma era una squadra di calcio che aveva la voglia e il progetto per migliorare. Questa non è nemmeno una squadra di cricket e non può essere chiamata nemmeno Newuventus, ma dovrebbe avere un altro nome.

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