Trenta scudetti entrarono a Trieste tutti e trenta in tripudio. la lunga cavalcata è arrivata a destinazione, la nave è salpata nell’onirico porto senza ritardi, anche dopo il tribolato infortunio buffoniano col Lecce. Il riscatto è compiuto, la gioia è immensa, dopo sei anni di inferno e purgatorio siam giunti nel nostro meritato paradiso. Un pensiero particolare va dunque a lui, il portierone che per tre giorni ha avuto un solo pensiero in testa, la speranza di non aver il più grande rimorso sulla coscienza. Passando per il capitano, forse all’epilogo con questa maglia, ma, dovesse essere così, epilogo più dolce di quello che avrebbe (forse) pensato. Pirlo, il faro, l’elemento fondamentale di questa traversata, regista che detta ritmi e cadenze. Senza dimenticare neppure chi non ha potuto esserci, come Nedved (li in tribuna) ma anche Camoranesi, Trezeguet e tutti quelli che sono stati con noi in B
Poi Conte, artefice di questo artificio che dal settimo posto di Ferrara-Zaccheroni-Del Neri ci porta di nuovo a casa, la terra della vittoria. Colui che attira i mugugni e le ire degli avversari, forse quelli più talebani. La chioccia che difende la sua creatura da tutto e tutti. Il presidente, mai domo e sulla strada dell’orgoglio sempre vivo. E Dedicato anche a noi, che abbiamo sofferto e siam stati scherniti, canzonati, derisi e persino compatiti come i poveri cristi. A no che abbiamo riempito quel fantastico stadio ogni volta, che abbiamo cantato “siamo noi, siamo noi…” per gran parte della stagione senza finire la frase, come scaramantici Paolo Bitta, sempre divisi tra speranza, presunzione e rassegnazione, quando 4 punti ci dividevano da quella vetta che era stata nostra per gran parte della stagione.
Più forti di ancora quei pochi che vedono i Muntari un lontano feticcio pagano, che ancora non riescono a vedere cosa ha fatto questa squadra. Imbattuta per 37 partite, con la miglior difesa, un possesso palla da big europea (terza), col maggior numero di uomini in gol, 22 vittorie senza contare i molti pareggi, eppure siamo a 81, uno in meno del Milan scudettato dello scorso anno e con una partita in meno. Con una finale di Coppa Italia ancora da disputare che potrebbe incorniciare il capolavoro. che dire ancora di più? Giusto il fatto che con il gol di Cambiasso non dato ora zitti col gol di Muntari, che segniamo al 6’ come i sei anni in esilio e al 29’ (st) come gli scudetti che avevamo fino a ieri e che non ci riconoscevano. Per finire con un simbolo 5 Maggio 2002, Udinese-Juventus 0-2 e Lazio-Inter 4-2 --- 6 Maggio 2012, Cagliari-Juventus 0-2 e Inter-Milan 4-2. Mai uno scudetto della Juve fu’ più simbolico e significativo.
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