Bisogna saper perdere, non sempre si può vincere… recitava una vecchia canzone. Perdere significa anche accettare il fallimento, questo vale sia per la Juve che per coloro che in questa stagione hanno sempre difeso e sostenuto Il cantante. Una parte della tifoseria è arrivata anche ad esultare per l’eliminazione di stasera, si tagli via il braccio in cancrena e si riparta da zero con un progetto serio e professionale. Certo sappiamo benissimo che Antonio Conte non potrà portarci allo scudetto ma quantomeno si deve voltare pagina responsabilmente.
Come molti anche io avevo pronosticato la sconfitta prima di questa partita ma quel che più irrita e non guardare in questa squadra alcuna parvenza d'orgoglio. Avevamo solo un obbiettivo e si poteva anche perderlo ma non senza aver venduta cara la pelle. Invece siam partiti come al solito da provinciale. La Lazio fino al 30’ pareva giocasse in casa e dovesse recuperare lo svantaggio dell’andata. Zarate come le decine di attaccanti di quest’anno si viene a prendere il suo eurogol stagionale in casa nostra da fuori area, casa che un giorno significava fortino, barricata. In cui un nostro pareggio era già una sconfitta. Che pochezza tecnica ragazzi, dove erano i centrali difensivi per l’occasione? sempre gli stessi errori, sempre gli stessi spazi regalati, sempre gli stessi doni di contropiede, pressing inesistente e sempre costretti nello stretto. L’eccessivo buonismo di questo nostro (ex) allenatore si confà più a un convento di francescani, che lascia in panchina Nedved, Del Piero e Camoranesi. Voleva forse risparmiarli per le partite inutili che “hanno a venire”. Ma d'altronde cosa ti aspetti da chi diceva che parlare di scudetto era irriverente contro l’Inter prima in classifica? Messi in campo i tre senatori la partita cambia, ma ormai Alea iacta est (direbbe Lotito) la Lazio raddoppia, di nuovo con un tiro da fuori area, e si era schierata già tutta in porta. Come i pezzi del domino tutte le circostanze prendono la loro piega e cadono a terra tutti da un lato, così anche la sfortuna si palesa con la deviazione decisiva di Grygera sul gol, col palo di Nedved, le parate di Muslera e l’ennesima espulsione di Camoranesi o chi ne fa le veci. Poi l’inutile gol di del Piero.
I cori della tifoseria contro dirigenza e allenatore sono il punto di non ritorno di questa stagione. Nella sua supponenza ancor si dimena, per sopravvivere, il miglioratore. piazza un: “Volevamo andare in finale, non ce l’abbiamo fatta peccato” Col tono di chi dice, vabbe’ poi si risolve, ora non vi fissate. Subito però Cobolli (o forse sarà stato Gigli) arriva per ammettere il fallimento. Questa ammissione suona come una velata sfiducia al tecnico, si spera sia la fine del calvario, si spera che questa stagione finisca presto perchè la delusione e tanta, tanto più che non credo neppure più nel secondo posto.
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