Nella domenica in cui è successo di tutto, sui campi e fuori dai campi, la cura Ferrara sortisce i suoi primi effetti. Si torna alla vittoria dopo due mesi ma soprattutto si vede una Juventus diversa, più corta e concentrata. Aldilà delle scarse motivazioni messe in campo dai nostri avversari la reazione della squadra è stata positiva, non foss’altro per la scomparsa di quegli odiosi lanci lunghi che tanto toglievano al gioco del calcio e con cui Ranieri aveva forgiato il proprio marchio. Del Piero-Marchisio e la partita si è chiusa in un solo tempo mentre il secondo si e giocato altrove. Chini sulle radioline o facendo zapping sui televisori si è assistito alla conquista della Champions diretta, mentre a Siena quasi in sordina Del Piero firmava il terzo gol e quasi non ce ne accorgevamo.
Siamo quasi giunti alla fine di un campionato italiano fallimentare, lo dimostrano il grande valzer delle panchine che si prospetta, segno della scarsa fiducia nel futuro o del fallimento dei progetti di molte società, oltre che alla poca strada fatta in coppa dalle italiane e le tensioni televisive sui presunti biscotti di fine stagione. Questo calcio degradato ne deve fare di strada per riprendersi dal terremoto 2006. Tutta la mia solidarietà di avversario leale va a Paolo Maldini, contestato ignobilmente da i tifosi a cui ha dato tanto. In un mondo in cui spariscono le bandiere si inneggia a chi, come Sheva, sceglie di andarsene per poi tornare con la coda fra le gambe e si fischia Maldini che fa la storia del club milanese.
Per quando riguarda l’esonero del cantante, da me quest’anno più volte contestato, ho scelto di non scriverne in questa settimana perchè le parole stanno a zero sui fatti. Si è parlato di liberazione come di fine dello stile Juve, a mio parere invece è stato un atto doveroso anche se tardivo. Fine dello stile? Lo stile è morto sotto i bombardamenti che ci hanno distrutto. La Juventus di oggi è quella di una seconda repubblica, solo un’ombra della corazzata romanica che era un tempo. I suoi dirigenti sono dei traghettatori che con questo gesto hanno si fatto bene, ma nel contempo ammesso il proprio fallimento. Affidargli l’intera campagna acquisti non deve farlo diventare un caso espiatorio voluto. Mi dispiace per l’uomo Ranieri ma per quando riguarda l’allenatore… non era da Juve.
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