Apologia di Scientology o ritratto imparziale sulla setta americana? Dal regista di Magnolia un film controverso, che ha diviso gli appassionati ma che ha anche fatto incetta di premi al festival del cinema di Venezia.
Grandiosa interpretazione di Joaquin Phoenix, nel film Freddie Quell, un nevrotico ex soldato della seconda guerra mondiale, iracondo alcolizzato e ossessionato dal sesso, che viene accolto come una sorta di cavia dal carismatico Lancaster Dodd (Philip Seymour Hoffman), una specie di medium parapsicologo, fondatore di un movimento che ha lo scopo di liberare le menti e guarirle dalla “gabbia che ci è stata impiantata” con la vita. Il loro diviene subito un rapporto di complicità speciale, velatamente gay (da parte di Dodd), che suscita la gelosia della famiglia del “santone”. Sembra che lo stesso Dodd basi la riuscita delle sue teorie sul cambiamento di Freddie.
La chiara ispirazione ad Hubbard, creatore del movimento, non è affatto celata, anche se la storia è quasi totalmente frutto della fantasia dello sceneggiatore. Tolto il succo della trama però, anche se i nomi e le vicissitudini cambiano, rimane la filosofia di base del culto, compreso il suo eterno scontro con l’ordine degli psicologi, considerati alla stregua di una setta atta a demolirli e demolirci. Anche se nel film infatti, si mettono in luce i lati oscuri del “santone”, alla fine rischia di apparire più un ritratto umano simile (ma con le dovutissime eccezioni e distingui) all’opera messa in piedi da Scorsese con L’ultima tentazione di Cristo. Il problema che si riscontra in questa rappresentazione non è infatti la natura fallace degli uomini che portano avanti una teoria di vita o di culto, ma il fatto che la teoria possa prescindere dagli uomini stessi che l’hanno concepita, restando in noi come un seme che germina e “arriva a destinazione”. Forse persino il fatto che il regista on si schiera finisce per alimentare opinioni discordanti.
Opera che non è piaciuta neppure a Scientology che l’ha addirittura boicottata, chiaramente perché vede nel suo fondatore un essere infallibile in terra e mal tollera le evidenti toppe dei suoi comportamenti nel film, persino circa la sua teoria di culto che appare più volte fallace nelle intenzioni decantate e scritte, che cerca in vano di guarire un uomo che avrebbe bisogno di un serio aiuto da uno psichiatra. Una teoria che come si vede fa acqua da tutte le parti e che a volte va addirittura contro la legge, proprio come Scientology.
Allora che film è The master? Sostanzialmente un buon film dall’andamento di romanzo che contiene un’ottima regia e fotografia. oltre alla bravura di caratterizzazione dei suoi attori e che da questo punto di vista merita il prezzo del biglietto oltre ai premi individuali di Venezia. Come qualcuno ha già detto The Master va “celebrato e punito in egual misura” per non buttar via il bimbo con l’acqua sporca…
voto 7-
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