Ancora tu. E Come l’anno scorso, Mirko Vucinic risolve uno Juve-Milan di Coppa Italia diventato alquanto al cardiopalmo, proprio come quello di un anno fa. E’ il destino di questa partita ormai, quella di far trepidare e stringere i braccioli della poltrona “fino alla fine”.
Il nostro momento non è dei migliori e lo si è visto sin da subito, bisogna dire però, a nostra scusante, che a differenza loro abbiamo schierato i panchinari. Le difficoltà più evidenti sono state nel faticare a uscire dalla difesa palla al piede, molti sono state le palle perse in tale fase, ma al di la di qualche occasione niente di che, se non fosse per un piccolo particolare, il gol. Primo tiro in porta e Milan in vantaggio. Parte la sceneggiatura e il film si complica, come finirà? per i più pessimisti, memori della Samp, la semifinale era bella che andata. Abbiamo però avuto il merito di pareggiare subito con Giovinco, che la mette dentro con una punizione che non è parsa poi tanto imprendibile, sarà che lui ha il merito, a differenza di Pirlo, di nascondersi dietro la barriera e divenire invisibile ad Amelia. Poco dopo occasione in fotocopia, stavolta Amelia ci arriva e pensi che stavolta la formica… macché! Ancora una volta una compilation di gol mangiati da mettersi le mani nei capelli, dalla quale non si tirano fuori i suoi compagni di squadra. I novanta minuti vanno via e sono di nuovo supplementari, ma meno male che c’è lui, ancora lui, Mirko il castiga Milan.
Se non è stato infarto questa sera doppiamo ringraziare Storari, che dopo una partita infinita la caccia via dalla porta intorno al 120’. Alla fine sembrava durasse un secolo questo quarto di finale, e più proseguiva più sembravamo perdere lucidità mostrando il fianco allo spettro infortuni. Prima della partita Conte aveva detto di non voler rischiare Vucinic se non ci fosse stato davvero bisogno, gli è andata davvero bene, ci ha visto lungo alla luce del risultato. Rituffiamoci dunque nel campionato proseguendo in Coppa, con la coscienza di aver un periodo fisicamente ostico, che ci impegnerà appunto fino alla fine.
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