© 2 Settembre 2013 |
Sono passati 6 anni dall'ultimo album dell'ex frontman dei Marillion (13th star), un lasso di tempo che può sembrare lungo ma che invece appare incredibilmente breve se pensiamo che nel frattempo il gigante scozzese ha rischiato di abbandonare la carriera musicale. Per fortuna i problemi di salute alla fine si sono rivelati meno "importanti" di quanto apparivano e quindi eccolo qui tornato con questo Feast of concequences, 10 lavoro della sua carriera solista.
L'album appare all'ascolto piuttosto compatto (forse pure troppo) e privo di momenti davvero imbarazzanti, con una predilezione per atmosfere più rilassate e meno rock. La prima cosa che colpisce ascoltando questo A Feast of consequences è l'ugola del nostro: sembra davvero migliorata rispetto al passato, quando non solo faticava a mantenere i registri alti ma era in affanno anche con quelli bassi (risultando cavernosa e priva di varietà).
1. Si parte con il crescendo di Perfume river, pezzo basato principalmente sull'atmosfera, impreziosito dall'uso di strumenti come la cornamusa che donano al tutto un sapore particolare.
2. Con All loved up si cambia completamente registro, immediatezza e accessiblità sono le caratteristiche principali, per un brano sicuramente molto gradevole anche se non eccezionale.
3. Blind to be beautiful e la classica (bella) ballata alla Fish: molto evocativa, giocata molto sull'interpretazione vocale del nostro che qui si avvale della presenza di Elisabeth Troy Antwi.
4. La title track invece è forse il pezzo meno appariscente e interessante fin qui.
A risollevare le sorti del lavoro ci pensa una suite divisa in 5 parti (High wood suite), che comincia sicuramente col piede giusto:
5. il primo movimento, High Wood, è una delle cose migliori dell'album, col suo incedere dapprima lento che conduce a un crescendo davvero riuscito. ottima l'interpretazione del cantante in questo caso che riesce a costruire un atmosfera piuttosto oscura.
6. Più lunga e più varia Crucifix Corner, con una parte finale più "suonata" e con uno spirito progressivo piuttosto marcato.
7. Il terzo movimento, The Gathering, ha un andamento folk che ai primi ascolti colpisce poco, rendendo il pezzo come un ponte per episodi più riusciti.
8. Thistle Alley è un altro pezzo forte della suite: dapprima lenta diventa via via più potente per poi culminare in un riff chitarristico davvero evocativo con Fish che gli sta dietro con una prestazione vocale ancora una volta decisamente riuscita. Forse è qui che troviamo le cose migliori che l'album ha da offrire.
9. The leaving è la degna conclusione della suite.
10. I due pezzi che chiudono l'album non sono sicuramente inferiori al resto, soprattutto The Other Side Of Me, lento alla Fish davvero interessante, che mette in mostra ancora una volta i suoi miglioramenti sotto il profilo vocale.
11. The Great Unravelling, che si avvale ancora una volta della collaborazione di Elisabeth Troy Antwi ci offre un bel refrain e un bel duetto che chiude degnamente questo A feast of consequences.
Insomma si può definire questo A feast of consequences un album riuscito, anche se con alcuni difetti.
La scelta di registrare un album piuttosto compatto permette di non avere brani davvero pessimi ma di rendere il tutto omogeneo. Magari si poteva scegliere di tagliare qualcosina per rendere la durata inferiore.
La scelta di registrare un album piuttosto compatto permette di non avere brani davvero pessimi ma di rendere il tutto omogeneo. Magari si poteva scegliere di tagliare qualcosina per rendere la durata inferiore.
In definitiva Fish ritorna con un album maturo, ricco di finezze, forse senza veri grandi picchi che facciano gridare al miracolo, ma sicuramente gradevole. Il vederlo comunque tornare a suo agio con la voce è sicuramente una bella notizia che ci fa ben sperare per il futuro.
Voto 7+
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