lunedì 25 novembre 2013

THE KILLER (喋血双雄) – di John Woo [recuperafilm]

Per il recuperafilm, vi volevo oggi parlare di una pellicola di John Woo del 1989. Appartenente al suo “filone di Hong Kong”, cioè prima che Woo approdasse negli States per girare film quali Face-off, Mission Impossible 2 o Paycheck. Apprezzatissimo da Quentin Tarantino, è di sicuro il primo film che avranno visto nel suo video curriculum, quelli di Hollywood.

The Killer narra la storia di John Chow, un Killer professionista (appunto) alle prese col suo ultimo assassinio, quello che gli serve al tempo stesso per ritirarsi e per l’intervento agli occhi della sua ragazza, rimasta cieca in uno dei suoi agguati ad un locale, e naturalmente (classico melodramma) ignara del fatto che sia stata colpa sua. John a quanto abbiamo capito è un killer romantico, vecchia scuola, quasi oseremmo dire con sani ideali. Disposto a proteggere gli innocenti anche a rischio della propria vita (o libertà). Insomma un Killer gentiluomo.


Ricordate la parolina magica del cinema? Ultimo! Ultimo colpo, ultimo giorno prima della pensione, ultimo assassinio… per l’antica legge dell’ultimo lavoro, nel cinema si finisce sempre male. John viene incastrato, tradito da un suo caro amico. Sulle sue tracce si mette allora il caparbio Ispettore Li, dall’animo ribelle, che più lo insegue e più lo conosce, più inizia a provare ammirazione per il suo stile fino a divenirgli amico.

Praticamente, un film girato interamente in slow motion. Col bullet-time usato da Max Payne (che palesemente si ispira ai sui film). The Killer ha tutti i tratti più distintivi dello stile di Woo, fatto di brutali sparatorie romantiche a due mani e inquadrature introspettive dei personaggi. L’andamento è tipicamente orientale, compassato e perfezionista persino nelle scene d’azione. Una sorta di western orientale moderno. La storia deve di sicuro aver ispirato Heat la sfida di Michael Mann (1995), perchè gli somiglia troppo. La sfida tra questi due amici-nemici, apparteneti a due mondi opposti e in collisione eppure, in fondo, tanto simili. Combinazione vuole poi (nemmeno a farlo a posta) che il doppiatore di Chow altri non sia che Stefano De Sandro, colui cioè che da attualmente la voce a Robert de Niro, dalla scomparsa del compianto Ferruccio Amendola.

Immancabile la sua firma spirituale (da cristiano perseguitato nella Cina comunista) con le colombe che volano tra le sparatorie, una sorta di simbolo di pace in guerra, o di minaccia alla stessa di fronte allo sbudellamento, e il continuo rimando alla croce nello sguardo dell’assassino.

Un film soltanto trasversalmente rovinato dalla traduzione e dal suono. Mi riferisco ai nomignoli che i personaggi si danno nel film (Topolino e Dumbo invece di ragazzino e gamberetto), che se possono divertire in alcune scene davvero stridono nelle scene più drammatiche, e dalla poca cura nel montaggio del suono che appare artificioso. Anche se tanto ci si può aspettare da un prodotto che risente anche del logorio tecnico e fisico del tempo passato.

voto 8

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