domenica 27 luglio 2014

ANARCHIA: LA NOTTE DEL GIUDIZIO (The Purge: Anarchy) - di James Lo Monaco

A poco meno di un anno di distanza da "La Notte Del Giudizio" esce questo sequel e ci si chiede se davvero ce n'era bisogno. Perché film del genere è sempre meglio lasciarli figli unici. Si insomma, non è che il tema fanta politico di fondo poggi su chissà quali premesse stabili. In un mondo perfetto, per poter mantenere lo status quo e non far scoppiare rivoluzioni (dettate dalla frustrazione che ne deriverebbe) ci si è inventati questo "sfogo", 12 ore l'anno di pura anarchia in cui si attivano i trucchi di GTA e nessuno sbirro ti insegue, qualunque cosa fai 

Ci si potrebbe chiedere quale efficacia può portare un simile sistema nella realtà, ma non stiamo a sindacare troppo sui se e sui ma. Logico che non passera tanto tempo finchè qualcuno si svegli e dica: "oh, ma che è 'sta cosa?" e non inizi a impugnare un arma, molto più velocemente di un mondo in cui magari le armi le ha solo l'esercito. E' quello che succede nel secondo capitolo, il rivoluzionario di turno inizia a fare capolino dalla tv, dicendoci di "svegliarci" (come in Essi Vivono).

Se non altro però, diciamo che dal punto di vista sviluppativo questo sequel completa il primo, poiché, pur restando sullo stesso tema di fondo, varia sottogenere e visione prospettica. Mentre il primo strizza l'occhio a certo cinema di assedio claustrofobico (vedi Distretto 13) visto dalla prospettiva dei ricchi barricati in casa, il secondo si sposta nelle strade, tra chi se la passa meno bene economicamente, divenendo una sorta di guerrieri della notte di fanta politica.

Il thriller resistenza si trasforma dunque in thriller sopravvivenza from point to point, in cui qualcuno deve andare da un punto ad un altro senza farsi accoppare. Certo James De Monaco non è ne John Carpenter ne Walter Hill e lo si vede, ma "anche se comprato allo spaccio del distretto (13), non è proprio una ciofeca". In definitiva pensavo peggio. Il film ha buoni spunti, è abbastanza crudo e sa mantenere la tensione, pur trattandosi di un opera commerciale destinata a chissà quanti futuri sviluppi.

Stavolta, nella versione italiana non ci si fa scrupoli a saltellare tra definizione "sfogo" e la più appropriata "purificazione" (The Purge), visto anche i riti pseudo-religiosi spiattellati qua e la durante il film. Diciamo che ancora una volta i riadattatori al doppiaggio si son dovuti "calare", cercando di aggiustarla alla bene e meglio. Con il titolo invece non si è potuto fare nulla, dobbiamo tenerci ancora questo insensato: La notte del giudizio... magari all'epoca si fossero presi una notte per guidicare quale sarebbe stato il titolo migliore!

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