martedì 3 febbraio 2015

Retrospettiva The Church - parte 1 (1981-1985)

Retrospettiva su una band dalla carriera ormai quasi quarantennale ma poco conosciuta qui in Italia e piuttosto sottovalutata. Dagli inizi punk-wave alla psichedelia al progressive, all'ultimo album uscito qualche mese fa.


Of skins and heart (1981). *1/2
Esordio piuttosto ordinario e in linea con la musica che circolava all'epoca. Kilbey non è mai stato un cantante eccezionale e qui è ancora molto acerbo, si segnala però l'ottimo lavoro di chitarra e basso che in alcuni pezzi fa presagire gli sviluppi futuri. Spiccano i testi (che in futuro diventeranno sempre più particolari e poetici). Il primo vero pezzo memorabile è The Unguarded Moment

Canzoni migliori: The unguarded moment, Bel Air.
Canzoni peggiori: Fighter pilot...Korean War, Chrome Injury



The blurred crusade (1982) **
Ancora pop ma stavolta si sentono già le prime tracce di qualcosa di diverso, l'aggiunta delle tastiere conferisce ad i pezzi un gusto completamente nuovo (Field of mars). Le melodie sono più accattivanti (Almost With You) e c'è anche il tentativo di scrivere qualcosa di più complesso e strutturato (You Took, della durata di 8 minuti, il finale chitarristico di Interlude). Qua e la qualche banale rimasuglio post-punk

Canzoni migliori: Fields Of Mars, Almost with you, Interlude
Canzoni peggiori: Fire burns



Seance (1983) ***1/2
Primo vero album memorabile del gruppo: tastiere più presenti, pezzi più strutturati, maggiore confidenza strumentale e alcune melodie molto accattivanti, già dalla breve Opener Fly. Siamo dalle parti di un pop-rock con accenni di psichedelia, dove però anche pezzi semplici custodiscono gran cura (l'ottima It's no reason).
Anche i pezzi piu' tipicamente new wave sono di buon livello (One day col suo riff insistente, la finale It doesen't change).
Non tutto funziona ma e' sicuramente un album importante nella discografia del gruppo.

Canzoni migliori: It's no Reason, Fly
Canzoni peggiori: Travel by thought 




Remote Luxury: (1984) **1/2
Un passo indietro rispetto al precedente. Aumentano nuovamente i pezzi piu' semplici e, sebbene non manchino brani di livello, c'e' qualche riempitivo di troppo.
Ci sono comunque cose decisamente positive: Qualche riff azzeccato (l'accattivante Costant in Opal), un paio di ballate riuscite (No explanation e A month of sundays). I brani forse piu' interessanti probabilmente sono pero' gli ultimi due: la cangiante Shadow Cabinet e la title track.

Canzoni migliori: Costant in Opal, Shadow Cabinet, Remote Luxury
Canzoni peggiori: 10.000 miles, Maybe These Boys




Heyday (1985) ***1/2
Si torna sui livelli di Seance: pop-rock con vaghi accenni di psichedelia. Ancora una volta il primo pezzo e' uno dei migliori dell'album e dei primi anni di carriera: l'accattivante Myrrh, che si avvale di un bel ritornello e un ottimo lavoro di chitarre (Willson-Piper comincia a mostrare le sue qualita'). La voce di Kilbey comincia a mostrarsi (sebbene ancora ingenua e grezza a tratti) piu' sicura e a non essere piu' solo mero contorno (Columbus). Tra pezzi leggeri e gradevoli (As you will), c'e' spazio anche per qualche divagazione strumentale (Happy hounting ground)

Canzoni migliori: Myrrh, Columbus, Already Yesterday, As You will
Canzoni peggiori: Roman, Disenchanted



domani la seconda parte...

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