domenica 15 febbraio 2015

Retrospettiva Jethro Tull - parte 4 (1987-99)

Ultima parte della retrospettiva dedicata al gruppo progressive folk [vedi parti -1- -2- -3-]

Crest of a Knave (1987) ***1/2
Un altro album controverso: per alcuni il disco della rinascita, per altri l'ennesimo fallimento e scimmiottamento delle mode a scapito del loro stile. Eliminati del tutto sintetizzatori ed elettronica e rimesso il flauto in primo piano, Anderson sceglie di indurire il sound e creare un disco di rock classico che in più di un'occasione strizza l'occhio ai Dire Straits (basta ascoltare "Said she was a dancer" e la sua somiglianza con "Romeo and Juliet" o "Budapest" che a tratti ricorda "Private Investigations"). La somiglianza col gruppo di Mark Knopfler è data però soprattutto dalla voce, questo però a causa purtroppo di problemi alle corde vocali del leader che da questo disco in poi sceglierà un tipo di cantato meno "pirotecnico".
Oltre ai due pezzi sopracitati però ci sono anche altre canzoni degne di nota: la veloce e trascinante "Jump Start" o "Farm on the freeway" che ricorda certe cose del passato. "Steel Monkey" commercialotta ma godibile chiude il lotto delle migliori, in un disco non eccezionale ma ben suonato, molto godibile  e soprattutto (cosa non ovvia in un disco dei Tull) con pochi riempitivi.
L'album vincerà un (inspiegabile) emmy come miglior disco metal dell'anno

Canzoni migliori: Budapest , Farm on the Freeway, Said She Was a Dancer, Jump Start
Canzoni peggiori: Raising Steam


Rock Island (1989) ***-
Una specie di brutta copia dell'album precedente. Il canovaccio è lo stesso ma i pezzi suonano meno freschi e risultano piuttosto ripetitivi ("Undressed to Kill") pur nella loro generale gradevolezza. "Kissing Willie" è azzeccata (più rock e veloce di Steel Monkey), "Heavy Water" ha un bel lavoro di chitarra, "Another Christmas Song" è evocativa e rilassante.
I due pezzi più "complessi" non lo sono poi così tanto: la title track è gradevole pur non risultando eccezionale e "The Whaler's Dues" è godibile pur durando forse un paio di minuti di troppo,  anche "Ears of Tin" non è malaccio.
Un album in definitiva tutt'altro che brutto o inascoltabile, semplicemente i pezzi migliori sono meno riusciti di quelli del precedente e ci sono più riempitivi.

Canzoni migliori: Another Christmas Song, Heavy Water, Rock Island
Canzoni peggiori: Big Riff and Mando, Strange Avenues


Catfish rising (1991) **+
In un certo senso un ritorno alle origini: ulteriore indurimento del sound e scelta di una scaletta che va dal blues all'hard rock. Purtroppo la varietà non è certo la caratteristica migliore di un album che molto spesso finisce per appiattirsi su riff e trovate ormai strasentite.
C'è spazio per qualche buon pezzo: "This Is Not Love" è tra i più pesanti fino a quel momento, "Doctor to My Disease" e "Sparrow on the Schoolyard Wall" hanno dei riff azzeccati e risultano davvero godibili, "Rocks on the Road" è uno dei pochi brani "leggeri" davvero riusciti.
L'album però soffre di troppa ripetitività e contiene troppi riempitivi e poche idee: "White Innocence" prova a replicare Budapest riuscendoci solo in parte.
In definitiva nulla di inascoltabile o pessimo ma le idee latitano.

Canzoni migliori: Doctor to My Disease, Sparrow on the Schoolyard Wall, Rocks on the road
Canzoni peggiori: Thinking Round Corners, Like a Tall Thin Girl, Sleeping with the Dog


Root to Branches (1995) ***+
Dopo il ritorno al blues poco riuscito Anderson prova a dare una rinfrescatina al sound, il flauto torna predominante, le atmosfere recuperano un po' lo spirito folk dei primi album (più nelle intenzioni che concretamente) e le avvisaglie si hanno già dal bel brano d'apertura: la title track è un pezzo piuttosto vario che a tratti ricorda "Songs from the wood".
Le sonorità hanno un sapore orientaleggiante ("Rare and Precious Chain", "Beside Myself") e c'è spazio anche per un paio di ottime ballate:  "Stuck in the August Rain" e "At Last, Forever" (che forse avrebbe meritato una sfoltita). La conclusiva "Another Harry's Bar" ricorda alcuni pezzi riusciti di Crest of a Knave. Un album insomma pieno di buon cose, purtroppo non esente da pezzi superflui e lungaggini, come ormai costante nella carriera del gruppo, ma che risulta una boccata d'ossigeno.

Canzoni migliori: Roots to Branches, Stuck in the August Rain, Rare and Precious Chain, Another Harry's Bar
Canzoni peggiori: Wounded, Old And Treacherous, Out of the Noise


J-Tull Dot Com (1999) ***
Unisce le atmosfere di Root to Branches con la pesantezza del sound e l'immediatezza di Catfish risultandone un po' una via di mezzo. Se "Hunt by numbers" e "El Niño" con i loro riff massicci possono essere considerati due ottimi pezzi metal, c'è spazio per due deliziose ballate, "Wicked Windows" e soprattutto la title track: un inedita (per gli standard del gruppo) ballata con voce femminile. L'iniziale "Spiral" ha un bel lavoro di chitarre mentre "Bends Like a Willow" pur risultando già sentita è comunque gradevole.
Purtroppo anche in questo caso l'album è troppo lungo e soffre la presenza di qualche riempitivo evitabile: "Hot Mango Flush", "Far Alaska".

Canzoni migliori: Dot Com, El Niño, Wicked Windows, Hunt by Numbers
Canzoni peggiori: Hot Mango Flush, Far Alaska, The Dog-Ear Years

...ed il viaggio nel mondo dei "flautati" Jethro Tull termina qui. Arrivederci alla prossima retrospettiva.

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