Io la mia proposta ve l'avevo fatta, dopo Juve-Lazio:
"Una bella idea sarebbe dare al Toro una coppa in caso di vittoria, perchè aspetta questa partita tutto l'anno e poi torna comunque a casa a mani vuote."
accompagnata da un auspicio:
"Spero che i nostri scendano in campo per vincerlo, io stesso voglio vincerlo (nessuno ama perdere un derby) ma se malauguratamente (facciamo le corna al toro) dovessimo perderlo... cari juventini di Torino, non fate come col Parma. Andate a piangere da un'altra parte. Abbiamo altro a cui pensare."
Confermo tutto quanto detto e ci allego un'appendice. L'amaro in bocca rimane, perdere non è mai dolce, nemmeno in un derby che alla fine è parso stregato. Ma alla fine è stata una sconfitta come le (poche) altre, che ci è costata solo 1 punto sulla Lazio.
Il calcio non è uno sport monoteista ed oggi gli dei granata sono stati più imponenti di quelli bianconeri. Così come all'andata i nostri l'avevano spuntata, mettendo sul piede di Pirlo la magia e la convinzione necessaria per far nostra la partita, sui titoli di coda. Ci sono partite destinate ad esser vinte, così come ci sono partite destinate ad esser perse. Non volete chiamarlo destino? Chiamatela inerzia negativa, diversa motivazione o solo legge dei grandi numeri. Fosse durata altre 3 ore questa partita non l'avremmo pareggiata mai. Era così che doveva finire.
Nulla ha potuto stavolta Pirlo. Primo tempo, punizione magistrale delle sue: vantaggio. Secondo tempo, punizione magistrale delle sue: palo. In entrambi i casi il portiere era spiazzato. Nel secondo tempo il "vento" dell'olimp(ic)o è cambiato. I nostri dei erano distratti, ma anche i nostri giocatori in campo. E' iniziato tutto sullo scadere del primo tempo con un clamoroso errore, quando il minatore Licht, invece di accorciare su Darmian, lo fa avanzare incredulo, abbracciandosi uno a caso in area; quasi spostandosi per farlo passare. Dopo il raddoppio dell'ex Quagliarella, qualsiasi cosa successa è solo avvenuta per restare nei loro archivi storici, da qui ai prossimi vent'anni. Pali, parate miracolose, palloni fuori di poco. Niente da fare! la porta si è chiusa, il buco nero attorno sputava fuori tutte le palle che si avvicinavano troppo e alla fine il tempo si è dilatato solo per loro. Mentre per noi, sul pianeta svantaggio, il tempo scorreva più velocemente, come in Interstellar di Nolan.
Onore dunque al Torino che la fa sua dopo 20 anni, nel derby in cui paradossalmente (da quando è risalito) crea meno. Potranno finalmente aggiornare quegli archivi vhs con immagini digitali, stappare quella bottiglia invecchiata che oggi vale di più. Un altro ventennio è caduto, proprio come un vecchio giornalista granata aveva predetto. Ma a dispetto del suo titolo alla fine solo per noi è stata "una partita qualunque". Non mi taglierò di certo le vene se ho perso un solo punto sulla Lazio. La nostra è una visione a più lungo raggio della vostra.
Normale per voi invece, caro Ormezzano, è vivere nella perenne attesa di giorni come questi. Giorni fugaci e utili solo nel vostro micromondo. La vostra frustrazione crea invece violenza, ma continuate a non volerlo vedere, come chi ha un vizio e non vuole sentirselo dire. Quella violenza che si è scatenata ancora una volta contro il Pullman della Juventus, oppure con i feriti per le reciproche bombe carta. Perchè per voi non solo (in contrapposizione con quanto volete darci ad intendere) il calcio è una cosa seria, ma anche partite inutili come queste sono questioni di onore. E l'onore è una brutta bestia che ci fa credere di aver sempre ragione, di essere il bene che lotta contro il male. Come già Marotta ti aveva fatto notare, in questo paese ci si sente grandi ad essere perdenti, perchè si può aizzare il popolino contro il ladro tiranno, e lo si può fare perchè "tanto si parla di sport". Parlate ai porci con la lingua degli intellettuali, e poi vi meravigliate se è gente di pratica e non di intelletto.
Fortuna che poi quel rigore non l'hanno dato a noi. A parti invertite sai che (solita) guerra civile? Altro che pensare ai rigori col Monaco, parlando di un mondo che non vi compete.
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