Ad una settimana dalla conquista "ufficiale" del trentatreesimo scudetto, incastonata tra le due semifinali di Coppa Campioni col Real, andava ieri di scena Juve-Cagliari, una sorta di amichevole celebrativa. Primo atto (quello A con le curve aperte) della festa tricolore, dal tema: L'importanza di santificare le feste. Poiché se, come è normale che sia, la testa è già alla partita più importante della stagione, uno scudetto è sempre uno scudetto e va celebrato. Sobriamente, in due atti, ma va celebrato. Sarebbe irrispettoso non farlo, di fronte ai poveri del calcio, che non possono permetterselo, ma anche perché tutti gli scudetti sono come i figli: sono pezzi di cuore.
Alla serata di gala non potevano mancare i rossoblu isolani, sparring partner principali delle nostre conquiste tricolori degli ultimi anni, sin da quella magica sera del 7 Maggio 2011, quando conquistavamo il trentesimo e primo dei quattro. Corsi e ricorsi storici si intrecciano e si scontrano. Come la storia di Allegri Massimiliano, detto Acciuga. Lui ex. Lui che quella sera di 4 anni fa perdeva derby e scudetto. Lui che arrivò a Luglio tra fischi e insulti, e ieri a stento riusciva a trattenere le lacrime, per uno striscione che gli rendeva omaggio. Tutte cose da scrivere nei libri di storia.
Passerella per le seconde linee, la partita si ricorderà più per quello che si è visto sugli spalti che per quello che è successo in campo. Un inutile pareggio, che ricorda un po' quell'altro di due anni fa. Inutile, intendo, soprattutto per loro, che han dimostrato di meritare la B. Noi che col minimo sforzo, senza affannarci a correre più di tanto, stavamo per portare a casa una vittoria, sfumata solo nel finale. Loro che se lo fanno fritto il punto, nella posizione in classifica in cui si trovano. L'aspetto positivo per noi invece c'è stato comunque e si chiama Pogba. Il Polpo torna a prendere confidenza col campo e col gol. Assapora l'erba per un'ora abbondante e accende una nuova speranza per il Bernabeu.
L'unica trollata interna che si potrebbe fare a questi ragazzi e quella di una critica fatta con simpatia ma con un pizzico di lucidità. Le seconde linee sono quelle che dovrebbero entrare in campo per dimostrare di non essere da meno agli altri, invece quest'anno (tranne forse l'eccezione di Firenze) non han fatto nulla per scalare posizioni di carriera. Torna Romulo... per modo di dire, perchè era fuori ruolo e fuori contesto. Coman qualche corsa ma nulla più. Per il resto sembrava quasi che aspettassero anche loro mercoledì, manco dovessero giocareci.
Ma alla fine, non tutti i pareggi allo Stadium vengono per nuocere. Il pensiero si distoglie subito e guarda avanti, verso quella che di fatto sarà per noi una finale di Champions, speriamo la prima di due, di sicuro la partita più dura e difficile della stagione. Perchè poi è bello sognare, ma è davvero difficile uscire indenni da quell'inferno di mostri del calcio.
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