Ci siamo! "Da Berlino alla B, dalla B a Berlino" come ha scritto Capitan Del Piero ieri, nel suo "in bocca a lupo" alla squadra. In Germania "non per fare i turisti ma come finalisti", come risponde Buffon, il capitano di oggi.
Ora i gufi possono scatenarsi quanto vogliono. Capirai! abituati a vincere facile e con le squadre degli altri, hanno in mano l'antiteam più forte. Ma il dato di fatto è ormai incontrovertibile: abbiamo già fatto qualcosa di straordinario. Si perché, ve l'avessero detto ad Agosto, che saremmo arrivati quantomeno secondi in Europa, vi sareste fatti una sonora risata. Ora a ridere (e a sperare nel miracolo) siamo noi. Una vittoria del cuore sul portafoglio, del tifo sull'antitifo.
Ora i gufi possono scatenarsi quanto vogliono. Capirai! abituati a vincere facile e con le squadre degli altri, hanno in mano l'antiteam più forte. Ma il dato di fatto è ormai incontrovertibile: abbiamo già fatto qualcosa di straordinario. Si perché, ve l'avessero detto ad Agosto, che saremmo arrivati quantomeno secondi in Europa, vi sareste fatti una sonora risata. Ora a ridere (e a sperare nel miracolo) siamo noi. Una vittoria del cuore sul portafoglio, del tifo sull'antitifo.
Giungiamo a Berlino come un ospite inatteso, quasi senza invito. Per farlo abbiam anche dovuto spostare la finale di Coppa Italia, dimostrazione di quanto in Lega ci credessero... Ma non si arriva ad una Finale di Champions per caso. Non per caso, non tutti possono arrivarci. Voi più di altri dovreste saperlo, caro antipopolo, re dei divano, ancora affannato alla ricerca della qualificazione per una "Europa qualsiasi". Queste partite bisogna giocarle per vincerle. Non con le chiacchiere, caro antipopolo, ma col cuore, i polmoni, il sudore e le gambe. Come ha fatto questa Juve dal Borussia a oggi. Un collettivo coeso e determinato. Sceso in campo ogni volta col volto scavato dalla concentrazione, senza sorrisi increduli persi tra le coreografie avversarie. Una galoppata condotta da sfavoriti sin dall'inizio. Ci siamo accorciati le maniche è abbiamo ribaltato la situazione.
Ci ricordiamo ancora di quel giornalista di AS che esultava due volte? La prima era per averci beccato al sorteggio, la seconda per aver avuto l'opportunità di giocare il ritorno in casa. Invece ogni volta noi siamo andati in territorio straniero a prenderci la qualificazione. Da Dortmund, a Monaco, al Bernabeu, uno stadio, questo, che solo a vederlo mette i brividi, figurarsi nel ritorno di una semifinale di Coppa Campioni. Con loro convinti di poterne fare un solo boccone di zebra. Campioni d'Europa, palloni d'oro, ingaggi d'oro, si son dovuti "calare" a questa Juve. Una Juve fatta dall'ex Morata, che lì punisce andata e ritorno, da professionista serio. Fatta dal Polpo, che dopo l'infortunio ha atteso e sognato di esserci. Da un Vidal dalla stagione oscura, che si risveglia ora che serve. Da Buffon, che dodici anni fa c'era, e che come Dante ha dovuto attraversare l'inferno per tornarci. Ma fatta anche dai gregari, come Chiellini, Sturaro, Padoin ecc. Un collettivo vecchia scuola opposto ad un gruppo di singoli fenomeni e prime donne, col gel tra i capelli.
Siamo noi che abbiamo sofferto. Subito un gol su rigorino e... vabbè, sapevamo che almeno un gol l'avrebbero fatto. L'importante era non perdersi d'animo e cercare il nostro di gol, quello pesante, quello del pareggio. Siamo noi, quelli che strozzano in gola un paio di gol su quei tiri di Marchisio e di Pogba. Noi che 90' durano una vita parallela. E siamo sempre noi quelli che abbiamo gioito, in una serata speciale, su un palcoscenico speciale. E ancora noi quelli che oggi sognano e sperano nell'imprevedibilità del calcio. La strada verso il trionfo si percorre a piccoli passi, con umiltà e poche chiacchiere.
Volevano la seconda finale tutta spagnola, invece ci siamo noi e il Barcellona, entrambe alla finale numero 8 della propria storia, alla faccia di chi dice che in Europa non contiamo nulla, finti Juventini mocciosi compresi. Epico il discorso tra due romanisti su Twitter: uno che confidava sul fatto che "alla fine il bene vincerà" e l'altro che sperava che avesse ragione, perché "è dal Borussia che mi dite che sarebbe andato tutto bene". Ma a Berlino ci siamo noi, non voi. E solo chi ci è già stato può capire cosa significa esserci, vivere un sogno e tifare la propria squadra, non contro quella di un altro. Solo chi tifa "per" e non chi tifa "contro" potrà vivere appieno l'emozione del 6 Giugno. Respirare l'attesa e vivere sulla pelle questa storia. Qualunque epilogo abbia, noi ci saremo #finoallafine
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