Proprio come un programma che passa da una versione iniziale e, attraverso degli aggiornamenti, diventa qualcosa di più complesso e rifinito, allo stesso modo Person of Interest di stagione in stagione ha assunto una sua precisa indentità.
La versione 4.0 della creatura di Jonathan Nolan non è più un poliziesco procedurale ma ormai ha molto più a che fare con la fantascienza e lo spionaggio: tra macchinazioni governative, possibili attentati, sicurezza nazionale...
Questa evoluzione la si deve per gran parte alla macchina. Non è più un mezzo, uno strumento di ausilio per la lotta al crimine, è un sistema senziente che ragiona per conto suo, che decide e valuta delle possibilità ed agisce di conseguenza, che è ormai in grado di cambiare concretamente il corso degli eventi. Le persone di interesse non sono più degli sconosciuti che vanno salvati perchè è un dovere farlo ma sono i protagonisti stessi del telefilm oppure sono persone che in un modo o nell'altro avranno una parte importante nello stesso, sono tasselli di un puzzle che la macchina ha già in testa.
E' su questo che questa stagione si concentra: il modo di ragionare della macchina. Prendiamo una puntata come "L'opzione giusta" (4x11): prima di prendere qualsiasi decisione, la macchina valuta tutte le possibilità, poi sceglie la migliore possibile, non la più facile ma la più soddisfacente. La straordinarietà di una puntata come quella sta nel farci entrare nella testa del programma creato da Finch e farci ragionare come lui, facendoci vedere i protagonisti come burattini nel gioco delle opzioni in quello che è allo stesso tempo un episodio pieno di citazioni e esercizio di stile registico.
La versione 4.0 della creatura di Jonathan Nolan non è più un poliziesco procedurale ma ormai ha molto più a che fare con la fantascienza e lo spionaggio: tra macchinazioni governative, possibili attentati, sicurezza nazionale...
Questa evoluzione la si deve per gran parte alla macchina. Non è più un mezzo, uno strumento di ausilio per la lotta al crimine, è un sistema senziente che ragiona per conto suo, che decide e valuta delle possibilità ed agisce di conseguenza, che è ormai in grado di cambiare concretamente il corso degli eventi. Le persone di interesse non sono più degli sconosciuti che vanno salvati perchè è un dovere farlo ma sono i protagonisti stessi del telefilm oppure sono persone che in un modo o nell'altro avranno una parte importante nello stesso, sono tasselli di un puzzle che la macchina ha già in testa.
E' su questo che questa stagione si concentra: il modo di ragionare della macchina. Prendiamo una puntata come "L'opzione giusta" (4x11): prima di prendere qualsiasi decisione, la macchina valuta tutte le possibilità, poi sceglie la migliore possibile, non la più facile ma la più soddisfacente. La straordinarietà di una puntata come quella sta nel farci entrare nella testa del programma creato da Finch e farci ragionare come lui, facendoci vedere i protagonisti come burattini nel gioco delle opzioni in quello che è allo stesso tempo un episodio pieno di citazioni e esercizio di stile registico.
Con la terza stagione in poi però non si dovrebbe parlare più di macchina, ma di macchine. L'ingresso in campo di Samaritan, oltre a scombussolare i piani, ha cambiato completamente le priorità: si devono salvare le persone rilevanti, si deve cambiare il mondo.
Ricordate quando Samuel Beckett in Quantum Leap passa dal salvare degli illustri sconosciuti nel quotidiano a interagire con personaggi storici per plasmare (o cercare di farlo) la storia (anche perchè erano entrate in campo delle forze oscure che ne diventano la nemesi)? Ecco POI più o meno è arrivato allo stesso punto: Samaritan ha reso la macchina consapevole che per cambiare le cose servono interventi più concreti e profondi, per contastare la sua nemesi dovrà spingersi oltre quanto fatto in precedenza. Non a caso nelle ultime puntatre la frase iniziale e consueta ("Siamo sorvegliati. Il governo dispone di un sistema segreto, una macchina che ci spia ogni ora di ogni singolo giorno...") non ha quasi più motivo di esistere (e infatti non è presente), sia perchè adesso le macchine sono 2, sia perche, come detto, ci si occupa di persone sempre più rilevanti.
Per quanto riguarda invece i protagonisti umani, se nella terza stagione Reese restava in disparte stavolta per gran parte della stagione non è presente Shaw (ma è più che probabile che questo dipenda dal fatto che Sarah Shahi durante la quarta stagione era incinta), in questo modo i nostri 3 agenti e mezzo (Fusco comunque per quanto meno presente è sempre essenziale) cambiano di composizione ma non di numero, visto che Root diventa ormai in pianta stabile una dei "buoni". A differenza dei suoi colleghi però è completamente votata alla macchina e tra lo scegliere di salvare una vita umana e il "bene superiore" sceglierà il secondo. E' qui che sta la differenza principale tra lei e Finch: la prima è braccio armato della macchina e ne di fatto devota, seguendone alla lettera i comandamenti, il secondo è invece sempre convinto che la macchina sia fallibile, che vada perfezionata, che non gli vadano date troppe responsabilità.
Chi ha ragione dei due? La macchina con un finale di stagione particolare e "potente" ci indicherà la via sulle note della floydiana "Welcome to the Machine" (ottima citazione).
Insomma la grandezza di una serie come POI sta nelle piccole cose: non ha nulla di veramente innovativo e sconvolgente ma riesce a raccontare bene quello che vuole dire: i misteri e le domande arrivano dopo ogni puntata ma le risposte puntualmente ci sono, magari sono giustamente sfumate e portano ad ulteriori riflessioni ma non si soffre mai della sindome di Lost ("Ficchiamoci centinaia di domande irrisolte e poi vediamo se ce la facciamo a chiudere qualche tassello, altrimenti pazienza"). Il telefilm vive in bilico tra trama orizzontale, personaggi ricorrenti e puntate filler, senza mai perdere la bussola, raccontando i nostri tempi e le sue contraddizioni (negli anni 10' i cervelloni spioni esistono veramente, la tecnologia a tratti e simile con quella pur "esagaerata" di POI...).
Insomma la grandezza di una serie come POI sta nelle piccole cose: non ha nulla di veramente innovativo e sconvolgente ma riesce a raccontare bene quello che vuole dire: i misteri e le domande arrivano dopo ogni puntata ma le risposte puntualmente ci sono, magari sono giustamente sfumate e portano ad ulteriori riflessioni ma non si soffre mai della sindome di Lost ("Ficchiamoci centinaia di domande irrisolte e poi vediamo se ce la facciamo a chiudere qualche tassello, altrimenti pazienza"). Il telefilm vive in bilico tra trama orizzontale, personaggi ricorrenti e puntate filler, senza mai perdere la bussola, raccontando i nostri tempi e le sue contraddizioni (negli anni 10' i cervelloni spioni esistono veramente, la tecnologia a tratti e simile con quella pur "esagaerata" di POI...).
Un ennesimo centro insomma, (magari non tutte le puntate sono perfette anzi ce ne sono 3/4 decisamente al di sotto degli standard, ma in una serie di ben 22 puntate non possiamo ambire alla perfezione), tanto da arrivare a una (probabile) ultima stagione con il vento in poppa.
PRO
- Alcune puntate (ad esempio la 4x11) eccezionali
- La macchina entra in campo e "decide"
- Equilibrio perfetto tra trama orizzonate e casi di puntata
CONTRO
- La serie tende a mettere dei personaggi principali in disparte per parecchio tempo
- Alcune puntate sottotono
- Forse è la penultima stagione
Voto 8+
PRO
- Alcune puntate (ad esempio la 4x11) eccezionali
- La macchina entra in campo e "decide"
- Equilibrio perfetto tra trama orizzonate e casi di puntata
CONTRO
- La serie tende a mettere dei personaggi principali in disparte per parecchio tempo
- Alcune puntate sottotono
- Forse è la penultima stagione
Voto 8+
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