sabato 7 novembre 2015

Penny Dreadful – Stagione 1 [Serie TV 2014]

No, non è come pensate: Penny Dreadful non è il nome di un'eventuale protagonista, ma prende spunto da omonime pubblicazioni del XIX secolo che avevano come tematica storie dell'orrore popolate da mostri e vampiri. Storie da un penny appunto, spesso di dubbio valore e da "consumarsi" in fretta.
Parliamo     quindi di una serie televisiva horror caciarona e con incursioni nel trash? No, non esattamente. L'idea inizale lo farebbe presupporre: prendiamo a casaccio vari personaggi famosi della letteratura "horror" e facciamoli interagire e alleare contro un male superiore: e allora vai di licantropi, vampiri, posseduti, mostri e Dorian Gray. Dice cosa c'entra Dorian Gray? Boh, gli piaceva e ce l'hanno messo (semicit.).
Ecco quindi che alla mente viene subito qualcosa del tipo "La Lega degli Straordinari Gentlemen" in versione telefilm. Eh, si, però non ci siamo ancora al 100%.

La differenza rispetto alle altre serie televisive è lo stile. Nessuna concessione o quasi all'umorismo, al trash, nessuna American Horror story in salsa ottocentesca, anche perchè qui siamo in Inghilterra in epoca vittoriana, non ci può essere nessuna storia o benchè minimo protagonista da coca cola... o no? No, in realtà un americano ci sarebbe e se ci pensate bene vi accorgete pure che un po' c'entra con l'Inghilterra e quando ve ne accorgerete vi farete una risatina (forse l'unica di tutta la prima stagione).
Eh si, perchè questa è una serie seria (si il gioco di parole stupido è voluto), tutto è stiloso e sfarzoso: scenografie di classe, musiche ottime, costumi, effetti speciali. No, forse questi ultimi no, che forse c'avevano pochi penny e hanno badato più ad altro, chi lo sa.

Insomma come dicevamo all'inizio Penny Dreadful in questa prima stagione parla di storie che conosciamo bene perchè ormai impresse nell'immaginario collettivo: Frankenstein, Dracula, Dorian Grey ecc. Queste però sono riprese abbastanza fedelmente (per quanto possibile), scongiurando il pericolo minestrone in cui non ci si capisce nulla simil Once upon a time. Purtroppo però tanto sono riprese bene le loro storie e la caratterizzazione dei personaggi quanto male e frettolosa appare la trama orizzontale.
Magari questa è solo una stagione introduttiva (vedendo la seconda sapremo dire) ma la sensazione di trovarci davanti ad una trama "esile" è molto forte e perfino ingigantita da una puntata finale che anzichè concentrarsi sullo sviluppo definitivo della "battaglia contro il nemico" la mette in secondo piano, la sbriga frettolosamente. A ben vedere è così fin dalla prima puntata: tanto stile, recitazioni eccellenti, daloghi perfino poetici e musiche maestose però tutto questo non ha un contraltare in un plot misterioso e particolare.

Purtroppo se parli di storie sostanzialmente già note il rischio è proprio quello di non sapere se restare fedele alle fonti e quindi rinunciare a sviluppare una trama originale e appassionante oppure se stravolgere e essere originali fino al ridicolo (sempre Once upon a time).
Ecco quindi che ci troviamo davanti ad un qualcosa di forma e poco si sostanza, però bisogna ammettere che la forma a volte è davvero di alto livello, tanto da farci dimenticare la sostanza. Non sempre, ma spesso è così: intere puntate costruite come un film che approfondiscono la psicologia dei personaggi e ci mostrano il loro passato (basti pensafre al lunghissimo flashback della puntata 5), la loro fragilità, il loro non essere eroi quanto piuttosto anti-eroi e tutti con uno scheltro nell'armadio molto ingombrante che non li lascerà in pace fino a che saranno in vita (emblematica la puntata finale).

Allora risulta piuttosto scontato che la parte del leone la facciano i personaggi sviluppati meglio e gli attori più bravi: la Vanessa Ives di Eva Green ("trasformista" e folle come al solito) o Malcolm Murray interpretato dal redivivo Timothy Dalton. Pure la figura del dottor Frankenstein e della sua creatura sono ben costruite e anzi risulta affascinante e poetica tutta la parte che si lega al teatro dell'orrore e alla condizione del mostro.
Un po' più in disparte Ethan Chandler: vuoi perchè Josh Hartnett non è propriamente da oscar, vuoi perchè il suo personaggio è poco interessante, o meglio, lo è per scelta degli sceneggiatori che ce lo fanno vedere poco e che ci lasciano in sospeso sul suo passato fino al finale. Peccato che il finale (per quanto riuscito) non sia così imprevedibile.
Poi c'è Dorian Gray. A che pro? Non si sa. Quello che si limita a fare è ammiccare e portarsi a letto tutti, donne o uomini che siano (come da tradizione). Non c'è spazio per altro, la sua storia personale viene messa in un cassetto e chi s'è visto s'è visto.

In definitiva Penny Dreadful è questo: una serie horror con tanti dialoghi e poca azione, dove lo stile e la poeticità regna e sommerge tutto, anche la storia, dove non è importante il perchè ma il come, dove la lentezza è una parte importante di tutto, dove bisogna lasciarsi trasportare dai dialoghi e dalle atmosfere e dimenticare un po' il resto. Questo basta per farne un telefilm riuscito? Si, magari però un po' più di "ciccia" non guasterebbe affatto, speriamo che se ne accorgano.

PRO

- Scenografie e musiche ricercate e riuscitissime
- Dialoghi poetici e ben scritti (avvalorati da interpretazioni eccellenti)
- Atmosfere d'altri tempi

CONTRO

- Trama orizzontale troppo in secondo piano e sviluppata frettolosamente
- Alcuni personaggi abbastanza inutili (per ora)
- Poca originalità

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