mercoledì 27 gennaio 2016

CREED - Ryan Coogler

Ci sono forse voluti un Golden Globe e una nomination all'Oscar per Sylvester Stallone (attore non protagonista) per farci "credere" in Creed. Gioco di parole più che azzeccato, se penso che in molti (me per primo) appena son venuti a sapere della sua uscita si son detti: "ecco l'ennesima operazione commerciale scadente". Invece ancora una volta siamo di fronte alla dimostrazione che i pregiudizi sono sbagliati. Difficilmente Sly riuscirà a strappare lo zio Oscar dalle mani del Tom Hardy di Revenant, ma come zio acquisito di Creed ha fatto centro.

LA TRAMA
La storia parla di Adonis figlio di Apollo che fece una palla di pe.... ehm... la storia parla di Adonis (detto Donny), figlio biologico di Apollo Creed, concepito da una relazione extra-coniugale e abbandonato in un orfanotrofio dopo la morte della madre biologica. Ragazzo difficile, dal temperamento irascibile e rissoso viene adottato dalla vedova di Creed, che cerca di costruire per lui un futuro migliore, lontano dal mondo che ha "ucciso" suo marito. Ma il sangue è sangue, e il richiamo del ring più forte. La Boxe ha bisogno di un nuovo mito (Apollo, Adone... vabbè!). Così Donny parte per Philadelfia, per chiedere a Rocky (Balboa) una cosa importante: "chi a vinto in quel match sui titoli di coda di Rocky 3?", qualcosa che in molti si son chiesti e che finalmente trova risposta in questo film. Ah sì, è lì anche per chiedergli di allenarlo. Troverà l'amore (frase che fa tanto recensore esperto).

Variazione politicamente scorretta

L'EREDITA'
Adonis è il figlio che Rocky avrebbe sempre voluto allenare, l'eredità che avrebbe voluto lasciare al mondo della boxe. Dato che Milo Ventimiglia, che fa suo figlio in Rocky VI (un film non affatto malaccio) ha preferito non ricalcarne le orme. Stallone stesso aveva provato a lanciare il suo di figlio (Sage) proprio in Rocky V. Magari con la speranza di vederlo ricalcare la sua fantastica carriera da attore. Ma, a soli 36 anni, questi viene ritrovato morto nel suo appartamento di Los Angeles. Si racconta che il dolore causato dalla morte del figlio si sia fatto sentire in Creed, quando lo stesso viene citato, anche se solo come figlio di Rocky. Sarà forse stato anche questo dolore a consegnarci una simile interpretazione da parte di Stallone. Chissà che non sia il canto del cigno di Rocky e rimanga l'ultimo Balboa che Stallone abbia voluto interpretare. Michal B. Jordan, invece, sembra non c'entrare nulla col l'omonimo campione di basket. Quindi le mie connessioni finiscono qui.

Perché Creed non è Rocky V (il peggiore della saga). 
Come detto Creed non è (solo) un'operazione commerciale ma un film ben fatto, che ha ottenuto il plauso della critica e che come trama (e qualità) si avvicina molto di più al primo capitolo di Rocky. Anche qui, come nel primo Rocky, la boxe è un tema non principale, ma preso a pretesto per raccontarci una storia. La storia di un ragazzo "di strada" e della sua lotta quotidiana, che è prima contro se stesso. Della lotta come metafora più che come storia di lotta. Non si va al cinema per vedere combattere Creed (anche) ma più che altro per conoscere la sua storia... Oltre che per sapere... ma in quel match a porte chiuse tra Apollo e Rocky chi ha vinto? Ce lo diranno? Resterà un macguffin [...] Come? Innanzitutto se non sapete cos'è un macguffin al cinema, "che ve lo dico a fare" (diceva Donnie Brasco) poi se pensate sia ininfluente saperlo non avete mai davvero amato Rocky. Questo film è anche un viaggio di ricordi emozionale tra tutti i Rocky, anche se restano come flebile citazione di fondo. Ne riparliamo dopo la scena finale per chi ha captato il mood.

Perché Creed non è Rocky VII (ma uno spin-off)
Come in un ciclo della vita Rocky Balboa diventa (figurativamente) Mickey, il suo vecchio allenatore. Per la prima volta non c'è il suo nome nel titolo. Per la prima volta non lotta. Ne sul ring ne per strada. E per la prima volta Stallone non scrive la sceneggiatura. Poi (cosa non secondaria) non è il protagonista della storia. In poche parole, un vero e proprio spin-off.

Il film è quindi un buon prodotto, fatto sia per i vecchi fan, che vivranno una buona operazione nostalgia: basti pensare a come lo stesso Rocky sia invecchiato e si sia eloluto nel corso degli anni, come in una sorta di reality-movie. Ma è anche per quelli che... Rocky? avrò visto qualche scena in TV qualche volta. Diretto da un regista dell'86, un solo anno più grande dell'attore principale. Insomma il film c'è, se poi si vorranno fare seguiti più scarsi, non è certo colpa sua.

voto 7,5

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