martedì 26 gennaio 2016

Sense8 - Stagione 1 [Serie TV 2015]

Siamo nell'epoca del "villaggio globale" (definizione di Marshall McLuhan): chiunque può dialogare e connettersi con qualsiasi altro, anche dall'altra parte del mondo, come se appunto ci trovassimo tutti all'interno di un piccolo villaggio dove le distanze fisiche e culturali appaiono ridottissime, dove tutto diventa condiviso e "internazionale".
Ma questo annullamento delle distanze non è tanto fisico quanto mentale: non siamo realmente nello stesso posto nello stesso istante, condividiamo pensieri e parole ma magari lo facciamo con persone che in quel momento vivono un diverso momento della giornata, in una stagione diversa dell'anno, in un clima totalmente opposto...
Il prossimo stadio dell'"evoluzione"? Una connessione diretta e immediata, che ci consenta di essere in un posto e in un altro nello stesso momento, non solo mentalmente ma anche sensorialmente.

Sense8 dei fratelli Wachowski prova a farci entrare in questa nuova dimensione (dopo la filosofia cibernetica di Matrix e quella molto più "umana" di Cloud Atlas, che ha molti punti di contatto con questa serie): 8 persone diversissime tra loro per nazionalità, sesso, tradizioni culturali, senso della giustizia sono in realtà "connesse" tra loro. Tutti ugualmente parte di un disegno più grande, scopriranno di essere meno diversi di quanto pensavano, accomunati da capacità superiori a quelle di qualciasi altra persona. Impareranno a conoscersi e a fidarsi l'uno dell'altro.

E dopo McLuhan, una citazione decisamente più colta

In buona sostanza ci troviamo di fronte ad un prodotto piuttosto particolare: è una specie di serie sui supereroi con delle persone però che non hanno superpoteri "classici", dove la lotta con i loro "nemici" sarà più mentale che reale, dove gran parte del tempo li vedremo avvicendarsi impelagati nei loro mille problemi personali e il loro "dono" sarà spesso solo un qualcosa di superfluo in una puntata. Qui nasce la prima possibile difficoltà in un progetto come questo.

Di fatto abbiamo 8 protagonisti, in teoria tutti ugualmente importanti, tutti rilevanti, ma con il tempo a disposizione (10 puntate) si deve riuscire a "mediare" tra le loro storie, provare a farci affezionare un po' a tutti loro e a farci capire quanto siano importanti per il prosieguo della storia.
Il problema è che spesso per forza di cose (il telefilm deve rivolgersi ad un pubblico vasto e con gusti piuttosto diversificati) non tutto risulta riuscito allo stesso modo: alcuni personaggi appaiono "superflui", le loro storie appassionano solo a tratti (ad esempio il matrimonio bollywoodiano e la sens8 indiana faticano molto a entrare nelle dinamiche della "cerchia", a tratti quasi forzatamente).
 
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Non aiuta di certo la struttura del telefilm, molto sbilanciata sulle storie personali (piuttosto che trattare più direttamente le questioni legate alla trama orizzontale, se non nelle puntate finali), basti prendere ad esempio tutta la questione di Lito e del suo coming out: per gran parte del tempo assisteremo a una trama che vira forzamente sulla commedia e fatica ad affrancarsene se non appunto nella seconda metà della serie quando anche lui comincia a diventare un personaggio che agisce "all'interno della trama globale".

Il telefilm insomma si prende tutto il tempo che gli serve, anche troppo, concedendosi perfino il lusso di parti superflue (la ragazza transessuale, che è per forza di cose uno specchio di Lana Wachowski, nelle prime puntate sembra giustamente quasi un mezzo affinchè possa parlare direttamente allo spettatore, ma il tutto è fin troppo insistito e reiterato, poco naturale) e qualcuna perfino troppo gratuita.
Come detto è difficile gestire una serie che ha 8 protagonisti e risultare avvincente ed emozionante per tutta la sua durata.

D'altra parte però per larghi tratti è una serie che riesce anche a stupire: è davvero ben reso il senso di "incredulità" dei protagonisti di fronte al loro "potere", la meraviglia che provano nel sentirsi in due posti contemporaneamente (e bello è l'uso della regia e della fotografia che ci spiazzano e ci mescolano le carte in tavola), le sensazioni che provano. I momenti nei quali riescono a collaborare per risolvere determinate situazioni sono a tratti esaltanti (Capheus, soprannominato Van Damme, che aiutato dalla ragazza coreana diventa simile al suo mito), a tratti divertenti (Wolfgang e Lito contro gli scagnozzi dello zio), in generale quando i protagonisti diventano consapevoli della loro condizione il tutto appare più "coeso" e ben amalgamato.
Parlando "tecnicamente" invece parliamo di un prodotto eccellente (e non avevamo dubbi): le musiche sono perfette (la citazione di Baba'o Riley degli Who, oppure Mad World nell'interpretazione di Gary Jules) così come la regia, che riesce a seguire costantemente l'evolversi della situazione con un suo stile molto particolare e "psichedelico".

Ci troviamo insomma di fronte ad una serie davvero difficile da giudicare obiettivamente e molto suscettibile di variazione a seconda dei giudizi personali. Tutto sta nel riuscire a "capire" i protagonisti e nel immedesimarci nella loro scoperta, o ci si riesce o no, c'è poco da fare. Nel nostro caso il coinvolgimento c'è stato ma non è stato costante, per quanto tutto sommato la serie funziona e intrattiene senza problemi. Sicuramente la seconda parte di stagione risulta più "centrata" e con un suo perchè, per quanto minata dagli stessi difetti espressi in precedenza.

La seconda stagione sicuramente servirà ad entrare ancora più nel vivo e a costruire una trama più coerente e meno diluita

PRO

- Lato "tecnico" eccellente
- Le interazioni tra i Sense8 sono appassionanti e divertenti
- Alcuni personaggi ben costruiti e caratterizzati...

CONTRO

- ...altri non molto
- Prima parte di stagione con troppe ripetizioni e situazioni superflue
- Trama orizzontale lasciata troppo in disparte.

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