sabato 23 aprile 2016

Huis - NEITHER IN HEAVEN

Nati da una costola dei Mistery (il chitarrista Michel St-Père), i canadesi Huis pubblicano in questi giorni il loro secondo album, Neither In Heaven.
Rispetto ai Mistery, nel primo album si fecero notare per un sound (sebbene sempre assimilabile al neo prog) meno potente e "rusheggiante" e più simile invece a certe cose degli ultimi Arena, paragone enfatizzato dalla voce di Sylvain Descôteaux molto simile a tratti a una specie di Paul Manzi con l'accento francese.

Se Despite Guardian Angels (uscito 2 anni fa) possedeva in alcuni pezzi un sound ancora piuttosto derivativo (Behind the Amstel con i suoi saliscendi spiccatamente genesisiani, forse troppo), in questo nuovo lavoro il gruppo, pur ancora pieno di "influenze", cerca di produrre un qualcosa di più compatto e personale, anche con l'aiuto di qualche ospite d'eccezione: Gerben Klazinga (Knight Area), Benoit Dupuis (Mistery) e altri.

Ecco allora che, dopo l'introduttiva title track, la lunga "Synestesia" mette subito le cose in chiaro: cambi di tempo e epicità immerse però su una base sempre molto orecchiabile e gradevole.
Una prima parte da semi-ballad lascia spazio ad una sezione acustica che prepara il terreno ad una seconda parte decisamente prog, con tastiere in primo piano. Il finale epico conclude quello che è sicuramente uno dei migliori brani dell'album.

Se Insane è uno strumentale di buon impatto, con tastiere e chitarre che dispensano riff riusciti, Even Angels Sometimes Fall è invece una ballata davvero godibile e d'effetto, che rimanda agli ultimi Arena.
La breve Entering The Gallery ha sapori che ricordano quelli dei Marillion di Clutching at straws e ci conducono verso The Man on the Hill, il brano più "duro" e potente dell'album, condotto da un  riff di chitarra e un cantato più aggressivo rispetto agli altri brani, non può che riportare alla mente ancora una volta gli Arena nel loro lato più heavy.

The Red Gypsy è costruito come un brano tipicamente neo prog: inizio acustico d'atmosfera che ci conduce alla strofa, sorretta da un riff indovinato, fino a quando il brano esplode in un ritornello potente e gradevole allo stesso tempo: Descôteaux si muove con sicurezza, aiutato anche dai cori in un pezzo che funziona alla grande. Memories è un brano lungo ma stavolta meno "camaleontico", rimanda a certe cose più "psichedeliche" del neo prog (ritmi meno sostenuti, chitarra in primo piano): Pendragon, riferimenro che fa capolino più di una volta in questo secondo lavoro.

I Held è un intermezzo che ci prepara al gran finale di Nor On Heart: inizio affidato ai cori, che creano quasi un'atmosfera alla Yes, prima che Descôteaux si appropri del brano e lo conduca verso un assolo di chitarra di St-Père ancora una volta dolce e potente allo stesso tempo. Il brano nella seconda parte assume connotati più dark mentre il finale è affidato al piano. In definitiva una semi-suite d'effetto.

In questo secondo album insomma gli Huis si confermano gruppo da tenere d'occhio: non così simili ai Mistery come potrebbe sembrare, pur non risultando originalissimi (ma il genere di appartenenza quello è) ci regalano un lavoro nostalgico nella struttura ma agevolato da un sound moderno e "fresco", che potrà piacere sia a chi vive di pane e prog da anni, sia a chi desidera qualcosa che non sia troppo semplice ne troppo complesso.

Voto 8-

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