venerdì 22 aprile 2016

Better Call Saul - Stagione 2 [Serie TV 2016]

Il lato positivo nell' essere uno spin-off di una fortunata serie televisiva è quello di poter recuperare personaggi e situazioni già note al pubblico, avendo così la fortuna di partire con un seguito già ben consolidato di affezionati prima ancora di cominciare. Questo offre anche la possibilità di chiarire alcuni eventi oscuri e alcune sottotrame che erano state lasciate in sospeso dalla serie madre.
Tutto ciò però può portare anche ad alcuni svantaggi, soprattutto se (come per Better Call Saul) sei anche un prequel. Vanno bene i rimandi quindi, ma devono essere coerenti con quanto visto prima, va bene il cercare di essere originali, ma non ci si potrà mai spingere più in là, i colpi di scena devono essere "potenti" ma mai prende in giro lo spettatore (basta vedere quelli "fintissimi" di Gotham: Bruce Wayne morirà? Il Pinguino morirà? Chi lo sa?). Better Call Saul riesce a evitare egregiamente questi problemi, la maggior parte delle volte, ma con una ricerca di identità che si scontra a volte con la sua natura di "costola".

Gli spettatori tipo della serie possono essere distinti allora in due principali macro filoni:

- quelli che seguono la serie perché legata a doppio filo a Breaking Bad e vogliono che si mantenga su questa linea, sperando in citazioni sempre presenti, cercando di intravedere spiegazioni a domande poste in BB, sperando magari in un cammeo di Walter White...

- quelli che invece sperano che il tutto assuma una sua fisionomia, staccandosi dal cordone ombelicale evidente nella prima serie e assumendo addirittura caratteristiche diverse anche in merito al genere di appartenenza

In questa seconda stagione lo stacco tra le vicende di Mike e Jimmy è infatti ancora più netta: interagiscono di meno e le situazioni che li vedono protagonisti non hanno praticamente nessun punto di contatto. Se Mike è infatti immerso sempre più in quell'universo fatto di crimine organizzato legato ai cartelli della droga, Jimmy è invece impelagato in vicende legali e cause, grosse o piccole, alla ricerca di una sua identità. Minutaggio alla mano le prime sono sicuramente inferiori alle seconde, tuttavia spesso incredibilmente finiscono per affascinare di più, vuoi per la bravura nel costruire i personaggi, vuoi per il fascino affine alla serie madre, vuoi purtroppo perché le parti dedicate a Jimmy sono spesso molto lente, statiche, perfino un tantino ripetitive.

Se prima il conflitto tra Jimmy e il fratello era sostanzialmente la lotta tra una persona che ha commesso tanti errori che vuole redimersi agli occhi del fratello, visto come un esempio, in questa stagione il tutto si fa più spigoloso. Chuck infatti non solo è uno stimato avvocato ma è anche un uomo con problemi che si rifiuta di ammettere, che ormai vede il fratello come una minaccia e non più come uno scansafatiche a cui tirare un buffetto e ripetergli "OK, va bene, non lo fare più".
James McGill ormai è un avvocato fatto e finito e questo a Chuck non sta bene, vuole dimostrare di essere ancora lui l'unico a poter portare quel cognome in un aula di tribunale e spesso deve farlo con le cattive.
Abbiamo quindi di fatto in questa stagione una lotta tra due fratelli: uno calcolatore, infido, disposto a tutto pur di togliere soddisfazioni all'altro (sempre con mezzi legali) e a chi gli sta vicino, l'altro invece è un doppiogiochista che spesso ricorre a mezzi poco leciti ma il più delle volte a fin di bene, che fa quello che fa per far ottenere a Kim ciò che si è meritata, che non solo non odia il fratello ma che è sempre il primo a soccorrerlo e toglierlo nei guai.

In questa stagione insomma si getta una luce più chiara sui caratteri dei due fratelli, ma anziché caricare quella di Jimmy (che ricordiamoci diventerà Saul) si enfatizza quella di Chuck, che diventa di fatto il mezzo e il fine di tutte le vicende che seguono quel filone. Quindi abbiamo un telefilm che scivola sempre di più nel dramma familiare e nel legal thriller più che nel "crime drama". Il compito di mantenere questo vago legame con Breaking Bad è affidato come detto a Mike, che in questa stagione rimane sempre più invischiato nei traffici di Salamanca e i suoi scagnozzi e finirà per sporcarsi le mani in modo diretto. Questo filone della trama resta ancora piuttosto oscuro ed è difficile prevedere dove porterà anche se abbiamo degli indizi per capire o per immaginare cosa accade nei minuti finali e chi è una certa persona *

Insomma in questa seconda stagione Gilligan si conferma bravo nel riuscire ad appassionare a vicende che di fatto spesso sembrano non evolvere affatto, nel non far annoiare praticamente mai pur costruendo di fatto 45-50 minuti nei quali spesso accade molto poco, se però in Breaking Bad alla fine il tutto sfociava sempre in una puntata (o due) di grande impatto, qui si preferisce mantenere costantemente un profilo più basso, concentrandosi sui personaggi più che sulle situazioni. Better Call Saul è quindi, come detto, un dramma famigliare dove la trama è costituita da continui inganni e ripicche più che su un avvocato che sguazza nel crimine allegramente. Difficile insomma prevedere quando si arriverà a Saul Goodman e quale sarà la scintilla scatenante, forse l'abbiamo avuta, forse no, ma si ha ancora di più la sensazione di assistere spesso a 2 telefilm diversi nella stessa puntata: uno che riguarda Mike e più assimilabile a Breaking Bad e un altro che invece ha a che fare con tutt'altro.

In definitiva Better Call Saul si conferma serie godibile e ben ideata, con alcuni difetti che nella prima stagione venivano facilmente sviati grazie a ottimi artifici e che in questa invece si presentano più evidenti e problematici. Le interpretazioni comunque restano così eccellenti che spesso anche se c'è "poca ciccia" si finisce per non farci caso e per arrivare alla fine delle puntata (e della stagione) senza manco essersene accorti.


Insomma Vince Gilligan? Sì vince, ma vince con un punteggio meno netto della passata stagione.

* anagrammando le iniziali dei titoli degli episodi (Switch-Cobbler-Amarillo-Gloves Off-Rebecca-Bali Ha'i-Inflatable-Fifi-Nailed-Klick) otteniamo FRINGSBACK

Pro

- La capacità di non annoiare mai pur risultando una serie piuttosto "lenta"
- Interpretazioni eccellenti
- Le solite chicche disseminate da Gilligan durante l'arco di tutta la stagione (citazioni, riferimenti ecc)

Contro

- Lo stacco tra quello che accade a Mike e quello che accade a Jim comincia a diventare troppo netto
- Una certa ripetitività di situazioni
- Meno ad effetto della prima stagione con vincende che sembrano evolvere troppo lentamente.

Voto 7,5

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