venerdì 3 giugno 2016

11/22/63 - [Serie TV 2016]

E' sempre molto difficile approcciarsi ad una serie TV (o un film) tratti da un libro. Soprattutto se è un libro che ti è piaciuto. A maggior ragione se quel libro è amato da tantissimi lettori e buona parte della critica lo ha giudicato positivamente. Per questo motivo, se da una parte l'annuncio della serie TV basata su 11/22/63 mi rese impaziente, da un altro punto di vista si finisce sempre per chiedersi "quanto sarà fedele?", "riuscirà a rendere le differenze dei meriti e non delle pecche?". Si, perché in fondo un po' tutti quelli che hanno letto un romanzo e lo vedono trasposto sullo schermo hanno una sorta di sentimento ambivalente: lo guardo sperando che sia il capolavoro assoluto ma se si rivelerà una ciofeca come faccio a spiegare agli altri che in realtà il romanzo è di tutta altra qualità? 

Una serie TV non è un libro, non può avere i tempi dilatati di un libro, non può prendersi le stesse pause, la stessa descrittività, in buona sostanza non potrà mai essere la stessa cosa (non necessariamente in senso negativo).11/22/63 prova a fare del suo meglio e per buona parte centra l'obiettivo, non riuscendo però a catturare proprio ciò che rendeva il libro affascinante e "senza tempo": il contesto.

Jake Epping è un insegnante divorziato e fondamentalmente solo, che che un giorno scoprirà di poter tornare indietro nel tempo (nei primissimi anni 60' per la precisione). Deciderà quindi di dare un senso alla sua vita cercando di impedire l'assassinio del presidente Kennedy. Naturalmente le cose non andranno come previsto e scoprirà che il passato non vuole essere cambiato.

Tutto sommato non ci troviamo di fronte alla trama più originale del mondo, ma sta qui il fascino del romanzo di King e di altre opere affini (Quantum Leap o Ritorno al futuro): l'immedesimazione e l'empatia. L'intricato incastro fantapolitico qui non interessa (e spiace per coloro che penseranno di trovarci questo, sia nella serie che nel romanzo), o meglio, resta sullo sfondo. Non è intenzione di King avvalorare o smentire la realtà storica con precisione chirurgica (anche se la ricostruzione è eccellente e coerente) ma di fornire un contesto storico, un contesto che ci permetta di immergerci in un mondo ed affezionarci ai suoi personaggi, farci sentire il peso delle scelte e delle relative conseguenze, mostrarci quanto può essere frustrante e terribile sapere come andrà a finire una determinata cosa e non poterla cambiare, ma anche farci sorridere pensando a certi modi di fare e di essere di un'epoca lontanissima dalla nostra. E' questo che un buon romanzo o una buona serie TV sui viaggi nel tempo deve saper fare prima di tutto.

Stephen King non è uno storico o un complottista, è uno scrittore di romanzi, allo stesso modo il telefilm, per quanto possa riuscire in misura minore a fugare questi dubbi, non è interessato a fornirci risposte univoche o dettagliate ma a regalarci una cornice sulla quale dipingere la storia di un uomo, un viaggiatore nel tempo.
Ed è qui che sta una delle possibili critiche a questa operazione seriale: 8 puntate sono poche. Pochissime. Per un romanzo come 11/22/63 servirebbe probabilmente un ciclo di puntate degne di Quantum Leap per poter avere la stessa profondità. Non a caso parlo di profondità: la "trama" come detto in buona sostanza è abbastanza raccontabile senza grossi problemi, anzi, ci si può permettere di aggiungere delle cose che aiutino a spiegare determinati eventi (il maggior spazio riservato qui a Billy ad esempio, rispetto al romanzo), però mancheranno per forza di cose dei riferimenti che contribuiscono a delineare la psicologia dei personaggi (il rapporto del protagonista con il suo ruolo di insegnante, la sua solitudine, il suo sentirsi a suo agio più nel passato che nel presente, i risvolti che riguardano il razzismo, le differenze tra gli usi e costumi di oggi e di allora ecc.). Tutte cose che non si possono raccontare, perché non sono "trama", sono sensazioni e riferimenti che necessitano tempo ed immedesimazione. Il problema è che la parte migliore del libro è proprio quella.

Bisogna dire che la serie TV ce la mette davvero tutta nel cercare di essere fedele, aggiungere qualcosa e risultare coerente con se stessa, e lo è, ma è come se gli mancasse qualcosa: ci sono delle cose che accadono e che sono spiegabili soltanto se abbiamo letto il libro, altrimenti risultano inserite un po' così, affrettate, lasciate per strada. Il problema è che la fretta è la peggior nemica dell'immedesimazione e del coinvolgimento emotivo, fiore all'occhiello del romanzo. Non è un caso che le cose migliori siano contenute nel primo episodio e nell'ultimo: i più lunghi come minutaggio e allo stesso tempo i più fedeli al libro. Anzi anche quelle piccole aggiunte in questo contesto danno una piccolissima marcia in più, perché qui possiamo vedere e non solo immaginare (la scena del ballo nella puntata finale, che gioca tra presente e passato ottimamente e che rimanda un po' ad una scena simile contenuta in Quantum Leap, anche lì riguardava un ballo).
Il coinvolgimento insomma c'è solo a tratti e probabilmente solo di riflesso, avendo letto il romanzo, difficile che chi parta direttamente dalla serie TV riesca a percepirlo allo stesso modo.

In buona sostanza insomma è una soluzione troppo facile dire "è meglio il libro". Lo è, certamente lo è, ma non perché la serie TV abbia delle cadute di stile assurde, o scene che non c'entrano totalmente nulla, o trashate apocalittiche. Non ne ha. La serie TV è inferiore perché non ha lo stesso approfondimento, non ha lo stesso quadro generale che ci aiuta a rendere certe scene più significative e a dargli un senso maggiore (l'uomo con la tessera gialla, troppo in disparte, lo è perché di fatto qui Jake viaggia una sola volta nel tempo, non c'è quindi la possibilità e la necessità di dargli spazio maggiore e per forza di cose questo si ripercuote sul finale). E' un po' come quando sogniamo un sogno e tutto ci appare bellissimo e meraviglioso, poi svegliandoci e ripensandoci a mente sveglia ci accorgiamo che tutto è più banale e in fondo non è tutto chissà che, manca la dimensione onirica, che ci immerge in un contesto totalmente differente

Dal punto di vista tecnico invece bisogna dire che James Franco se la cava davvero bene, è più credibile di quanto potesse apparire all'annuncio, e con lui naturalmente anche Sarah Gadon e il resto del cast. Anche a livello di costumi e di rappresentazione generale dell'epoca in questione non ci si può di certo lamentare. Forse le musiche per quanto contestualizzate e carine potevano dare un qualcosa in più.

In buona sostanza questo 11/22/63 è un prodotto più che discreto, che non ha grossissimi difetti in quanto tale ma che pecca nel voler raccontare troppe cose in poco tempo a disposizione. Non ha insomma la necessaria profondità e non ha a disposizione il tempo necessario per mostrare ciò che era in realtà il romanzo di King. Dice (quasi) le stesse cose ma lo fa in modo più banale insomma, piacevole un po' per tutti, ma che non riesce a soddisfare coloro che avevano amato lo spunto di partenza e nemmeno coloro che si sono approcciati a questa serie TV sperando di trovarci un capolavoro, cosa che non è (a differenza del libro).
Ci si può consolare col fatto che raramente è accaduto che una trasposizione di King funzionasse (non si contano le schifezze provenienti invece da spunti ottimi), anche se solo fino a un certo punto, tanto da spingere magari chi la vede a recuperare quel malloppone di 700 pagine che magari prima era restio ad acquistare. Parlassimo di una schifezza assoluta li avrebbe di certo allontanati.

PRO

- Costumi, recitazione, regia di buon livello
- A livello di trama abbastanza fedele al romanzo
- Almeno 2 episodi eccellenti

CONTRO

- Troppo breve e frettolosa
- Alcune situazioni e personaggi che davano spessore alla psicologia dei protagonisti vengono lasciati per strada
- Pochissimi accenni alle differenze di usi, costumi, linguaggio, modi di pensare delle due epoche (nel libro sempre presenti).

Voto 7+

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