giovedì 2 giugno 2016

Big Big Train - Folklore (2016)

All'attivo già da diversi anni e dopo una serie di primi lavori gradevoli ma poco entusiasmati, con l'arrivo di David Longdon alla voce i Big Big Train fecero un deciso passo in avanti. Il loro prog infatti negli ultimi lavori è certamente "orecchiabile" ma allo stesso tempo dispone di diverse increspature e citazioni che lo rendono difficilmente omologabile. Se aluni spunti (e la voce di Logdon) possono far pensare direttamente al neo prog dei Marillion con Steve Hogarth, in realtà si sente tantissimo anche il gusto di gruppi più "classici": non solo i Genesis ma soprattutto i King Crimson più sinfonici e gli Yes. In pratica quindi ci troviamo di fronte ad un gruppo assimilabile tanto al neo prog quanto al prog sinfonico degli anni '70.

Folklore, in uscita in questi giorni, è il nono capitolo in studio della band, per l'occasione "rinnovata" con l'ingresso di Rachel Hall e Rikard Sjöblom (Beardfish) come membri effettivi. Di fatto quindi ci troviamo di fronte ad un ottetto, un treno in effetti molto molto grande, oltre che confortevole ed accogliente.

Il treno parte per questo nuovo viaggio subito con la title track, un pezzo di 8 minuti che richiama le atmosfere degli ultimi lavori della band ma con in più spiccate sonorità "folk", appunto, con violini e flauto in evidenza. I cambiamenti all'interno del brano non sono molti, ma la durata non si sente data la sua scorrevolezza non ci si fa caso. La parte migliore probabilmente è il finale, con una serie di assoli davvero efficaci e in grado di stamparsi in testa subito.

"London Plane" mantiene alta la qualtà di questa prima parte dell'album: 10 minuti dal gusto molto "pastorale", con il flauto che arricchisce il tutto. Molto bello il passaggio dalle strofe al "ritornello", che presenta un gusto molto "anni 70". Dalla metà in poi tutto si fa più movimentato, con tastiere e flauto in primo piano a riecheggiare certe cose dei Jethro Tull, ma è solo un attimo e poi veniamo condotti verso un finale "arioso" e anch'esso coinvolgente. Insomma 10 minuti davvero di alto livello.

"Along The ridgeway" ci accoglie ancora una volta con un introduzione di flauto e con la voce di Longdon in primo piano, un inizio delicato e d'atmosfera al quale segue una parte centrale più nervosa e una chiusura anch'essa affidata ai fiati. Il brano è più breve (6 minuti) ma ugualmente coinvolgente.

"Salisbury Giant" è un breve semistrumentale affidato soprattutto a tastiere e batteria, che ricorda un po' alcuni passaggi di Suppers's ready, mentre "The Transit of Venus Across the Sun" strizza l'occhio nell'introduzione a Refugees dei Van Der Graaf Generator, per poi cambiare totalmente ed affidarsi ad un "riff acustico" molto riuscito, al quale la voce di Longdon conferisce ancora una volta un sapore molto particolare.

"Wassail" è forse il pezzo più lontano a livello di sound dagli altri: più diretto, aggressivo, con pochi cambi d'umore. Gradevole ma più canonico.

"Winkle" si apre con un'introduzione quasi "alla PFM", il pezzo è piuttosto particolare: si passa infatti quasi subito a qualcosa di diverso, un prosieguo più classicamente neo-prog ma un finale che si riallaccia ai minuti inizali. Ancora una volta molto gradevole ma non al livello dei primi.

"Brooklands" è probabilmente il pezzo più lungo del disco, atmosfere classiche ci conducono per mano e ci riportano a quelle dei primi minuti dell'album: voce in primo piano, un certo respiro "pastorale". Violini molto presenti nella parte centrale, che ci conduce ad una serie di riff più potenti e ficcanti ai quali si aggiunge il flauto. Il crescendo è sinfonico, come nello stile del gruppo, davvero ad effetto. In defintiva uno dei pezzi migliori dell'album.

Il disco si chiude con "Telling The bees" in maniera "particolare": forse è il pezzo più "commerciale", di sicuro piacevole e scorrevole ma non eccezionale.

In buona sostanza Folklore conferma le qualità di un gruppo come i Big Big Train che sfornano l'ennesimo disco in sequenza riuscito. Magari non ci troviamo di fronte al massimo dell'originalità o a qualcsa di eccezionale, ma è davvero ammirevole la costanza di un gruppo del genere nel ripescare i sapori di una volta e mescolarli con il neo progressive senza risultare banale. Un pregio non da poco.

Voto 8

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