sabato 28 gennaio 2017

Una serie di sfortunati eventi - Prima stagione [Serie Tv 2017]

Una quindicina di anni fa aveva preso piede la moda del trasporre qualsiasi romanzo di successo in pellicola per il cinema, negli ultimi anni però si sta assistendo ad un altro fenomeno: sono i film ad essere saccheggiati ed adattati per il piccolo schermo. "Una serie di sfortunati eventi" appartiene ad entrambe le categorie. Sono passati infatti 13 anni dal film che adattava per il grande schermo la serie per ragazzi omonima.
A differenza del film, la possibilità di "dilatare" il racconto ha reso possibile maggiore aderenza allo spunto originale di partenza, trasformando di fatto ogni romanzo in una coppia di puntate (divise in "parte 1" e "parte 2") per un totale di 8 puntate che raccontano i primi 4 romanzi.
La storia narra degli orfani Baudelaire, tre ragazzi (due ragazzini ed una neonata) che hanno perso i genitori in un incendio e che verranno affidati al parente più prossimo, il Conte Olaf, in realtà un cattivissimo imbroglione (ed attore dilettante) che mira soltanto ad impossessarsi del patrimonio dei piccini.
Una premessa da fiaba per bambini, se non fosse che il tutto è ambientato in un universo anacronistico e assurdo: le ambientazioni e gli interni sono tipicamente vittoriani, così come alcuni costumi, ma il tutto si svolge assolutamente nel presente (si sfonda perfino piu' di una volta la quarta parete con allusioni a streaming e Netflix). Ecco quindi che si alternano auto e "acquisti online" a telefoni d'epoca e linguaggio a tratti arcaico. Proprio il linguaggio costituisce la cifra stilistica della serie (come del film e dei romanzi d'altronde): le parole e le espressioni idiomatiche sono analizzate e "spiegate "dallo stesso Lemony Snicket (qui narratore ma anche protagonista della vicenda) per costuire il suo racconto, spesso in modo eccessivamente pomposo e parodistico. Forse proprio in queste parti più didascaliche, troppo reiterate, si assiste a qualche parte superflua di troppo che rischia di annoiare. A queste espressioni se ne aggiungono altre bizzare e inventate che fanno sorridere: le mignatte magnose, il Lago Lacrimoso...



Oltre alle riflessioni sulla parola è proprio la letteratura stessa a fornire lo spunto per delineare i personaggi e per incanalare il racconto. Basti pensare al fatto, ad esempio, che buona parte dei personaggi si chiamano come romanzieri del passato (che trattavano tematiche horror o comunque oscure): Baudelaire, Poe, Orwell...Orwell stesso viene non solo citato a parole ma anche come spunto per il racconto stesso, nella parte finale della serie, ambientata in una strana e oscura segheria che si trasforma in una specie di parodia di 1984.

A livello più puramente visivo il tutto viene declinato (come nel film) in un'estetica che rimanda molto alle opere di Tim Burton: una specie di misto tra la fiaba e l'horror che offre lo spunto per situazioni insensate e bizzarre (a volte anche troppo): si pensi ad esempio ai costumi del Conte Olaf, pacchiani e ridicoli, eppure efficacissimi nell'ingannare tutti, o l'ingenuità ridicola di Poe...
Anche i tre protagonisti non sono dei ragazzini qualunque ma anzi hanno delle qualità innate che gli permettono di tirarsi d'impaccio nelle situazioni più pericolose: la sorella maggiore riesce a inventare marchingegni dal nulla, il fratello è un pozzo di conoscenza (ha letto praticamente di tutto), la neonata invece riesce addirittura a distruggere o plasmare qualsiasi cosa soltanto con i denti, oltre ad esprimersi in un linguaggio particolare (insensato per i protagonisti ma non per gli spettatori).



Gli attori se la cavano bene, considerato anche che si tratta di ragazzini. Certo suona un po' strana la scelta di far interpretare la sorella maggiore ad un'attrice che in realtà è più "giovane" di colui che interpreta suo fratello minore. Sfida complicata invece per Neil Patrick Harris, chiamato qui a non far rimpiangere Jim Carrey. Tutto sommato si può dire che, sebbene dipinga un personaggio più ridicolo che "inquietante" (laddove Carrey passava dal comico al grottesco), svolge al meglio il compito.



In buona sostanza "Una serie di sfortunati eventi" è un telefilm divertente, ben diretto ed intepretato, che si rivela fedele ai romanzi, ma che sconta dei difetti che risaltano ancora più evidenti nella sua versione televisiva: una certa ripetitività di situazioni e l'inserimento di "stacchi improvvisi" che non si sposano perfettamente al binge watching (come detto ogni 2 puntate di passa al romanzo successivo) e rendono poco scorrevole la visione. Rispetto al film insomma ha più carte da giocare e spesso lo fa al meglio (la presenza maggiore di Lemony Snicket) altre volte meno (a tratti sembra di trovarsi in un loop)

PRO

- Divertente, parodistico, citazionistico, "letterario"
- Ben recitato e diretto
- Atmosfere e situazioni bizzare che rimandano a Tim Burton

CONTRO

- A volte le "spiegazioni" di Lemony Snicket sono troppo invadenti
- Ripetitività di alcune situazioni
- Struttura delle puntate particolare che "spezza" troppo spesso il racconto

Voto 7+

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