martedì 7 marzo 2017

OMICIDIO ALL'ITALIANA - Maccio Capatonda

Scappa, stanno arrivando i giornalisti ad arrestarci...

Se con Italiano Medio, Maccio Capatonda esordiva sul grande schermo trasformando in un vero film i suoi finti trailer demenziali e tracciando solo un solco di satira nel costume italico, con Omicidio All'Italiana, l'ideatore de La Febbra, di Padre Maronno e Mobbasta (di mai dire golliana memoria) ci va giù pesante. Ad essere presa di mira stavolta è la TV della cronaca nera, diventato a sua volta Gossip nero, con tutto quello che ha prodotto nella cultura popolare italiana. Un vero e proprio circo mediatico che assomiglia a quei circhi che giravano i paesi con i loro mostri e fenomeni da baraccone.

Il piccolo borgo di Acitrullo (un nome un programma) nella provincia dell'altrettanto immaginario Molise... Ah, no scusate quello esiste (esistenza sancita dal referendum molisexist) sta vivendo un drammatico spopolamento. I suoi 16 abitanti sono attirati dalla grande città di Campobasso, dove c'è il wi-fi e il telefono prende cinque tacche. Il sindaco Piero Peluria cerca di evitare che diventi un paese fantasma ma il suo tentativo di caricare "nell'internet" un video promozionale col 56k fallisce miseramente. Quando però la licantropa... ehm... filantropa contessa muore Piero vede in questo un'occasione: Fingere un omicidio per attirare il circo mediatico delle televisioni e il turismo da cronaca nera.

Qualcuno ha definito la comicità di Maccio & co. una comicità a doppio fondo, perché sotto la sua semplice demenzialità, fatta di apparenti battute "squallide" e di parole storpiate, si nasconde una satira pungente e geniale che va dritta al punto. Non mancherà difatti chi riderà più alla prima faccia di questa medaglia e chi invece lo farà anche (o soprattutto) alla seconda, dimostrando di aver capito la vera battuta. Emblematica la scena con Maccio che grida al fratello di scappare perché stanno arrivando i giornalisti ad arrestarli, coi giornalisti che irrompono nell'abitazione come fossero della SWAT, con le telecamere in spalla gridando "Libero!", "Il Giornale"...

Scene demenziali che suonano come una caricatura di quello che realmente accade. Un'Italia fatta di processi televisivi in cui la TV si sostituisce letteralmente agli inquirenti e ai giudici, e in cui i processi vengono fatti in diretta televisiva. La gente crede ormai solo a quel che vede in TV, anche negando quello che sa o vede con i propri occhi, perché la "TV verità" è l'unica verità, o quanto meno la verità che la gente vuole sentirsi raccontare. Il colpevole e il "negro" o "i zingheri" ed questo rimanda sempre a Maccio e al suo Mario, programma televisivo di MTV in cui c'era la rubrica: Il Morto Del Giorno In HD.

Queste trasmissioni stanno seriamente cambiando (in peggio) la mente degli italiani e c'è ben poco da ridere. Questo necro-voyeurismo ci ha portati (parlo come italiano anche se odio chi lo fa) a chiamare addirittura per nome gli assassini. Ormai il Misseri di Avetrana è diventato zio Michele... capite? Zio Michele! Come fosse un nostro parente. Le vittime degli omicidi finiscono così per diventare solo una comparsa e un pretesto per parlare dei suoi assassini, in tutte le salse. Tra plastici e profili psicologici l'assassinato viene ri-assassinato più e più volte, finché non si trova una storia più nuova e più scabrosamente pulp. Non mancheranno altre isole del giglio dove andare per scattarsi selfie.

E questo Maccio lo fa in maniera furba e sottile, con l'arma della caricatura. Per questo chi davvero avrà capito questo film avrà una speranza di redenzione sugli altri. Molti invece ci rideranno su, prendendo in giro i personaggi ma poi torneranno ai soliti pomeriggi cinque, segnandosi sul calendario la data della prossima sentenza per poter passare la notte a vedere i plastici di Vespa.

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